Dare vita a un sogno positivo, costituisce l'ambizione
comune a innumerevoli pensatori, tuttavia anche solo il sogno, nella sua per
quanto onirica essenza, rappresenta l'annullamento di qualsiasi barriera
vincolante, restituendo ossigeno necessario all'immaginazione ed alla
formulazione delle piu' strampalate ipotesi.
Tempo addietro la visione geocentrica del sistema
solare in cui siamo navigatori d'eccezione, fu discussa riveduta e corretta a
favore di una percezione piu' ampia ed elevata, benche' le osservazioni e gli
strumenti scientifici fossero nei loro stadi primari.
Quindi, avremo modo e tempo per saltellare liberamente
fra un sogno e la realta', fra la fantasia immaginaria e le rigide norme entro
cui la civilta' complessa muove i suoi passi. Il tutto condito dall'umore
necessario a favorire fantastiche possibilita' .
L'eterno conflitto fra cio' che viene inteso come positivo e negativo, fra il
bene, o cio' che ogni cultura diversa attribuisce a tale sentimento, e il male,
rappresenta un campo di indagine la cui soluzione, poco a poco, emergera' per
sua naturale vocazione, ovvero, come per il dominio della materia
sull'antimateria.
Il percorso e' gia' intrapreso, nessuno e' in grado di
stabilire quale sara' l'evoluzione finale, se trionfera' il male o il bene.
Cio' che e' certo e' che dai dati statistici, la gran parte della popolazione
mondiale favorisce il bene, a prescindere da qualsivoglia condizionamento
etnico-socio-culturale.
Diamo inizio al viaggio, quindi, verso mete ancora
inesistenti ed auspici per una gradevole e interessante escursione. Nelle
premesse si e' accennato al gia' "work in progress" in atto, non
dettagliatamente progettato ma per sommi capi delineato, teso alla affermazione
globale di un pensiero che pone l'essere umano in primo piano, ribadendone i
diritti universali che fanno riferimento alla Carta Fondamentale redatta
nell'immediato dopo guerra.
Le numerose associazioni, religiose, governative e
non, a carattere assistenziale, unitamente alle convenzioni in essere fra Stati
membri di alleanze economiche e/o ambientali, di fatto, hanno posto le basi per
la diffusione di un pensiero unificante, ossia una corrente economica, politica
e culturale che afferma principi fondamentali costituenti le colonne portanti
dell'edificio Mondo Unito. I modelli cui riferisce tale corrente, si
riconoscono nei risultati della ricerca d’avanguardia, nelle previsioni che di
volta in volta, la societa’ sempre piu’ specializzata, offre alla politica per
assumere le prevenzioni necessarie al prosieguo ed al miglioramento della vita
in terra.
L'idea di trasmettere ogni conquista storica tesa
all'affermazione ed alla diffusione delle liberta' democratiche, non costituisce
imposizione alla fedelta' del quel modello, bensi' confronto instancabile da
cui scaturisce, per scrematura diretta, la ricerca di nuove soluzioni e la
revisione delle vecchie gia' collaudate.
La frattura oggi piu' in evidenza a livello planetario,
causa primaria di divisioni e differenziazioni, riguarda la contrapposizione
fra regimi politici/religiosi assolutisti e mondo democratico. Le ulteriori
sottodistinzioni che evidenziano forme di governo misto e democrazie non
perfette, riguardano realta' locali minuscole.
L'ambizione di influenzare i governi retti da regimi
autoritari verso una piu' dignitosa e corretta compagine governativa, trae
spunto dal desiderio altruistico affinche' ogni vita esistente tragga piacere
dalla comparsa in terra sino alla sua estinzione. Perche' la vita si compendia
nel piacere di essere vissuta, ivi incluse le sofferenze dettate da ragioni
soggettive, che sono parte integrante dell'altalena vitale gioia-dolore.
Ogni eventuale e ulteriore influenza esterna, prodotta
da condizioni territoriali oggettive ed in generale dalla limitazione del
libero arbitrio, risulta essere la conseguenza di errate impostazioni
politico-culturali che, inevitabilmente intervengono a incrementare
l'infelicita' individuale.
La felicita', obiettivo collettivo
previsto persino dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti
d'America, risponde a quello stato di benessere e serenita' in cui gioia e
dolore individuali si alternano per semplice espressione vitale, senza che per
nulla influiscano la logistica ed il pensiero politico dei governanti di turno,
se non per l'organizzazione sociale di cui l'individuo ne fruisce i vantaggi e
ne paga il prezzo. In termini morali, rinunciando al proprio istinto animale,
ed in termini meramente economici, partecipando alla pubblica contribuzione.
Sembra una fra le ricette piu' semplici eppure risulta
di difficile applicazione persino nelle democrazie piu' avanzate.
Concedere libera espressione all'istinto animale,
atavica pulsione che agita la memoria genetica di ogni individuo, significa
eludere di fatto l’evoluzione intellettiva di cui l'essere umano e' unico
depositario e cedere alle spinte ingovernabili dirette verso la violenza, la
rabbia distruttiva e l'associazione con
propri simili per diretta identificazione reciproca. Benche' esso istinto,
rappresenti anche uno dei possibili sentimenti e/o sensazioni capace di
provvedere alla propria salvezza o difesa in circostanze eccezionali, come per
esempio la paura, in via generale risulta portatore di danni sociali, per la
sua naturale connotazione primitiva.
Sono numerose le comunita' in cui l'istinto animale e'
stato canalizzato efficacemente, generazione dopo generazione, fornendo gli
strumenti e l'attenzione adeguati all'educazione primaria, in cui lo sviluppo
del bambino, completamente amorale nella sua essenza, viene modellato per il
suo futuro inserimento nella societa' moderna.
V'e' da dire che le societa' in cui cio' avviene,
godono del benessere necessario in termini di ricchezza economica, tanto da
poter destinare investimenti cospicui al settore pedagogico e operando
selezioni maggiormente qualitative in relazione al personale impegnato a tale
notevole responsabilita'.
Presso i territori in cui vige un'economia povera,
invece, la cultura non e' progredita oltre il livello rurale. I notevoli
investimenti effettuati, hanno prediletto l’iniziativa privata, nell’errata
convinzione che lo sviluppo economico dipenda esclusivamente da iniezioni di
capitali, suscettibili a loro volta di produrre ricchezza. La scarsa o nulla
attenzione alla formazione tecnica e culturale della nuove generazioni, ha
prodotto la reazione dei popoli indigenti, i quali, hanno preferito
accontentarsi di vivere in quell’equilibrio di poverta’ che garantisce a
malapena la sussistenza minima, ma certa.
Vero e’ che i nuovi ritrovati tecnologici offrono
speranze un tempo inattese per un sano sviluppo territoriale, ma e’ altrettanto
sicuro che, in assenza della giusta conspevolezza circa la responsabilita’
personale in societa’, e in mancanza di principi etico-morali che fungano da
timone di rotta, valori infusi solo
attraverso un’istruzione qualificata, ogni competenza, benche’ specializzata,
si comporta analogamente ad una bandiera al vento, ovvero, cede e/o soccombe a
sistemi di potere molto piu’ influenti e corruttori.
Nell’impossibilita’ materiale di fronteggiare tale
fenomeno speculativo, l'equilibrio di poverta' rappresenta la risposta di tutte
quelle comunita' che vivono di soli bisogni primari da generazioni, sia per
scelta dipendente dalla rassegnazione al proprio stato di poverta', derivante
dai ripetuti fallimenti precedenti, sia per la oggettiva impossibilita' di
imprimere una svolta decisiva alla propria economia rurale, non portatrice di
quel surplus necessario a destinare capitali a tecnologie innovatrici.
Il livello di istruzione generale, quindi, e'
strettamente legato alla disponibilita' di benessere di ogni territorio, ma
anche al livello culturale pregresso sviluppato nel corso di generazioni.
A lungo andare il gap penalizzante e' di poco
diminuito, nonostante gli aiuti destinati nel corso del tempo, infruttiferi
di ogni aspettativa riposta, se non per
limitate realta',. Piuttosto e’ accaduto che
in diversi contesti rurali, si e' verificato il fenomeno legato allo
sfruttamento delle ricchezze costituenti risorse naturali, da parte di talune
economie floride, tese unicamente all'arricchimento veloce e producendo
indiscriminatamente le nuove forme di schiavitu' delle popolazioni locali,
sempre piu' bistrattate ed emarginate.
E' pertanto palese il ruolo egemone esercitato dal
capitale o sistema capitalistico, sia nello sviluppo economico e
nell’evoluzione culturale dei territori benestanti, che nella provata capacita'
di invasione e sfruttamento dei territori rurali.
Le funzioni e il ruolo sin qui svolti dal capitalismo,
sono seriamente discussi nel pensiero odierno, per le molteplici conseguenze
devastanti nel divario incolmabile fra ricchezza e poverta'.
E' quindi l'istruzione, nelle sue molteplici
sfaccettature, uno fra i settori cardine in cui gli investimenti promossi
producono la qualita' del benessere a lungo termine, quest'ultima non
strettamente connessa alla ricchezza generata.
Per qualita' del benessere s'intende quel particolare
e ben calibrato melange che tiene conto di numerose esigenze sociali e bisogni
individuali a fronte dei quali non predilige l'indiscriminato possesso a titolo
di proprieta', quale misura univoca per la fruizione del benessere duraturo,
bensi' ne opera distinzioni e priorita', coinvolgendo la cultura, la sanita', i
servizi sociali e individuali, l'occupazione ed il tasso di sviluppo
territoriale.
Le indagini che stilano i vari parametri economici a
cui un paese deve allinearsi per le opportune classificazioni all'interno della
hit-parade del benessere mondiale, riferiscono nel reddito medio procapite, nel
prodotto interno lordo e in numerosi altri coefficienti, l'indicazione della
maggiore o minore misura percettibile di soddisfazione generale, senza valutare
che nel complesso processo di elaborazione del vissuto individuale, non
concorre unicamente la ricchezza capace di abbattere ogni sorta di ostacolo si
frapponga fra l'individuo e le sue aspirazioni.
La
felicita' e' ben altra cosa dal mero benessere economico. Essa trova
espressione a partire dalla piu’ significativa delle curiosita' umane, ovvero
la scoperta della propria coscienza (Coscienza e Realta'). Non a caso, e' stata realizzata una classifica dedicata in
particolare al grado di percezione della felicita', che fornisce risultati
inaspettati, in relazione alle classiche stime effettuate tenendo conto
esclusivamente dei parametri economici.
Se versassimo miliardi e miliardi di dollari al piu'
povero dei paesi mondiali, forse i suoi abitanti potrebbero scaldare le proprie
abitazioni per qualche tempo, bruciando quelle banconote nei camini domestici,
senza giungere a conclusioni concrete circa gli sviluppi futuri. Forse,
l'equilibrio di poverta' in cui versano, garantisce un grado di felicita'
maggiore del ricco possidente, caduto in depressione per la noia procurata dai
suoi averi o per la profonda insoddisfazione determinata dalla possibilita'
potenziale di avere tutto in cambio del suo patrimonio: infine e' il vuoto.
Sono
quindi diversi i parametri a cui riferirsi, e non solo economici, quando si
parla di benessere collettivo. E tanto piu' si parla di Mondo Unito, piu' detti
parametri scaturiscono dalla somma delle storie di ogni singolo paese, una
sorta di integrale sui cammini di cui riferisce un grande quanto bizzarro
scienziato, Mr. Richard Feynman.
Si diceva dell'istruzione, punto fermo dell'erezione
di un edificio sociale dalle basi solide, che conferisce benessere e
stabilita'.
L'attuale sistema scolastico, ad
eccezione di isolate realta', non garantisce appieno il sano sviluppo
intellettuale di ogni individuo. Anche il concorso familiare e ambientale, che
determina irrimediabilmente gli indirizzi positivi e negativi dell'infante a
seconda dei casi e contesti, crea i presupposti per le future promesse della
societa' o per le afflizioni che gravano su di essa.
L'autoconsapevolezza
non e' materia di studio se non eventualmente stimolata dagli studi che si
praticano e dagli insegnanti che ne sottolineano l'importanza.
L'autoconsapevolezza o autocoscienza, rappresenta quel
particolare stadio dello sviluppo in cui l'individuo matura la percezione
del se’ e di chiunque lo circondi, favorendo cosi' l'interazione con gli altri,
la comprensione e l'elaborazione del concetto di civilta'.
La produzione seriale di individui istruiti, reca con
se le storture dovute all'implementazione di sistemi educativi standardizzati,
producendo di fatto un'esaltazione del tecnicismo che, indipendentemente dal
settore oggetto di studio, e' spesso rivolto alla sua stessa collocazione e
commercializzazione sui mercati. E' difficile reperire individui colti e
istruiti, che non abbiano per obiettivo futuro il proprio arricchimento, inteso
quale forma di benessere piu' accreditata.
Il problema e' culturale e politico al tempo stesso,
dal momento che le varie crisi nel corso del tempo, hanno determinato di fatto
il decadimento automatico di diversi fra i valori fondanti la societa', quali
quello del diritto alla salute, per esempio o all'istruzione. Se lo Stato non
e' competitivo con le offerte del settore privato in materia sanitaria o
scolastica, la ricchezza entra di diritto nel corredo dei bisogni necessari ad
affrontare le peripezie della vita, per se ed i propri cari e, purtroppo
ahime’, a qualsiasi prezzo.
Inoltre interviene lo stillicidio psicologico, dettato
soprattutto dalle nuove forme di commercializzazione e pubblicizzazione
mediatica, secondo cui la ricchezza garantirebbe cultura, istruzione,
longevita', serenita' e felicita'. Niente di piu' vero.
Ecco
come e perche', risulta sempre piu' in voga quell'irresistibile comportamento
finalizzato alla propria deresponsabilizzazione.
Scarsa
attenzione alla formazione delle nuove leve sociali, unitamente alla vasta
diffusione della cultura dell'accumulo e dello spreco, inducono l'individuo a
violare il patto sociale pur di conseguire i risultati economici che gli
procurano sicurezza e vanto.
L'istinto animale prevale sulle regole di base che gli
garantiscono la liberta' e l'uguaglianza. La grande e diffusa contaminazione in
atto, finalizzata a uniformare il tessuto sociale, tende alla sovversione dei concetti
fondamentali al funzionamento della democrazia (se tutti rubano, per esempio,
e' la norma punitrice che va abrogata, quindi il furto e’ legale se tutti
lo praticano, col vantaggio di
realizzare anche l'uguaglianza).
Discorso analogo puo' essere argomentato in relazione
al diritto alla salute. Come risulta impensabile l'unificazione globale senza
aver prospettato un livello generale equivalente per il settore
dell'istruzione, altrettanto importante risulta necessaria la creazione di
un'uniformita' anche nel settore sanitario.
Stessi parametri di efficienza e procedure in linea
con i protocolli internazionali, dovrebbero caratterizzare l'assistenza
sanitaria senza confini, pur tuttavia considerando, nei limiti delle loro
funzioni risolutive, quei rimedi e palliativi, alternativi al dominio della
medicina allopatica.
In sostanza, tutto cio' che riferisce alle norme
costituzionali democratiche, che riconoscono il diritto di ogni individuo alla
salute, andrebbe oltremodo e senza limitazioni esteso ovunque esista vita
bisognosa di cure.
V'e' da riconoscere che molto impegno e' stato profuso
in questa direzione, sia in ambito associazionistico che governativo, ma troppo
resta ancora da fare.
Le nuove generazioni, cosi' ben forgiate da scuole di
alto livello formativo, disseminate in ogni angolo del globo, avranno bisogno
di essere all'occorrenza assistite e curate, in ogni angolo del globo.
L'intenzione apparirebbe dispendiosa o persino antieconomica,
ma va considerato che l'investimento proviene da collaborazioni,
percentualmente proporzionali, che coinvolgono ogni singola nazione. Inoltre,
gli investimenti cosi' previsti per le risorse umane terrene, avrebbero ritorni
economici a lungo termine, quali
l'ottimizzazione delle peculiarita' di ogni individuo fisicamente e mentalmente
sano, che lavora, produce ricchezza sociale e individuale, crea nuova civilta'
in riferimento all'etica socio-ambientale e garantisce una pace duratura.
Una piccola digressione andrebbe affrontata per
chiarire da quali fonti proverrebbero gli investimenti descritti. Sarebbero
essi appannaggio esclusivo di un ipotetico governo mondiale o oggetto di
sviluppo economico privato ? I vari ordinamenti democratici odierni, ad
eccezione di taluni che considerano, per esempio, l'assistenza sanitaria un
"diritto" a pagamento, riconoscono, soprattutto nei recenti periodi
di crisi economica, la collaborazione sussidiaria fra fonti pubbliche e
private. Ovvero scuole ed ospedali, retti e diretti sia dalle pubbliche
istituzioni che da organismi privati. Purtroppo non sempre i ilivelli della
qualita' offerta si equivalgono e solitamente ricorre il vecchio andante
secondo cui ricchezza produce ricchezza e miseria produce miseria.
Senza quindi entrare nel merito, se sia meglio
affidarsi all'istruzione e/o alle cure pubbliche anziche' quelle private, se il
detto antico citato risulta attendibile, e vi sono prove inconfutabili che lo
sia, si cerchi di estinguere la poverta' portatrice di poverta' in via completa
e definitiva.
Con l'affermarsi delle nuove tecnologie, si va sempre
piu' estendendo il ricorso alla telematica, strumento di eccezionale rilevanza
ormai indiscutibilmente parte integrante dell'attuale realta' sociale, definita
anche societa' liquida, dal noto sociologo Zygmunt Bauman, per l'alta
duttilita' dell'acqua ad assumere forme diverse e legami molecolari. Il potere
della telematica insieme alla robotica, rendono possibili imprese in precedenza
impensabili. Nel settore sanitario, ad esempio, e' concreta la possibilita' di
interagire con l'assistito a migliaia di chilometri di distanza. Gli interventi
chirurgici a distanza sono di fatto resi possibili dalla telematica applicata
alla robotica e si registrano successi sempre piu' spesso e con piu' clamore.
Non sono piu' necessari gli spostamenti oltreoceano dei grandi luminari della
chirurgia come saranno facilmente scongiurati i decessi per mancanza di
personale altamente specializzato e professionale.
L'assistenza sanitaria globale richiede unicamente
investimenti per tutti i necessari strumenti, strutture ospedaliere comprese,
dislocati ove ve ne sia bisogno e sotto l'egida di un unico Ministero Mondiale
della Salute.
L'Organizzazione Mondiale per la Sanita', attualmente
svolge una funzione analoga ma limitatamente ai territori aderenti
all'Organizzazione per le Nazioni Unite, senza peraltro poteri esecutivi o
legislativi. Dicasi lo stesso per il discorso relativo all'istruzione. Oggi si
tengono video conferenze e convegni che coinvolgono i professionisti delle
varie discipline ovunque essi si trovino, ed e' in forte ascesa l'affermazione
dell'Universita' Telematica, la quale consente preparazione ed esami a
distanza, sino all'agognato certificato di laurea a domicilio.
Si vede quindi quanto siano di semplice realizzazione
le aspirazioni in precedenza esposte, bisognose unicamente delle direttive
necessarie a stabilire quali siano i percorsi di studio propedeutici alla
formazione morale e culturale delle nuove generazioni, in relazione agli
obiettivi fissati per l’omogeneo sviluppo globale, tenuto conto anche delle inestinguibili tradizioni e
dei trascorsi storici di ogni territorio.
L'istituzione di un Ministero dell'Istruzione Mondiale
che, di concerto al Parlamento, stabilisca le linee guida per i paradigmi
futuristici di equilibrio fra valore intrinseco ed estrinseco del se’, potrebbe
innescare la piu’ straordinaria era evolutiva mai vissuta in terra.
Sempre riguardo al
tema connesso alla telematica ed alla robotica, sarebbe opportuno aprire
una piccola parentesi sugli orizzonti che questi settori possono aprire
inaspettatamente.
L'avvento dell'informatica ha rappresentato senz'altro
un cambiamento epocale, che ha determinato una rivoluzione in quasi tutti i
campi d'indagine. Ogni processo culturale e socio-economico ne ha subito
fascino e vantaggi ineguagliabili. Tutti i comparti di settore hanno potuto
incrementare i volumi di lavoro tradizionale, dalla pubblica amministrazione
agli organismi privati, ed una grande accelerazione alla ricerca e' stata
impressa dalla capacita' di simulazione di potenti computers. Il futuro appare
altrettanto intrigante se si pensa alle recenti notevoli scoperte in tema di
computer quantistici, macchine dotate di straordinaria velocita' di elaborazione
e quindi in grado di assolvere a compiti sempre piu' delicati e complessi.
V’e’ da considerare che il reo sinceramente pentito e
convertito, ha nel suo bagaglio di vita un’esperienza in piu’, benche’
negativa, di chiunque abbia un percorso immacolato. Cio’ non deve quindi costituire discriminazione
ma rispetto, verso chi ha elaborato e pagato il proprio errore.
Come si e'
detto, le differenze di applicazione del sistema punitivo e sue finalita'
variano anche di molto a seconda dei territori in cui il reato viene commesso.
V'e' inoltre da sottolineare che taluni reati minori, in quelle realta'
appartenenti soprattutto al terzo mondo o a quello orientale, non sono
considerati tali, anzi costituiscono comportamento abituale dettato da
tradizioni e retaggi culturali locali, ivi inclusi i rituali religiosi.
Cio' costituirebbe un limite all'applicazione
universale di regole poste alla difesa e protezione dell'altrui sicurezza, ma
al tempo stesso rappresenterebbe un momento di confronto culturale. In
considerazione dell'inviolabilita' dell'altrui liberta' potrebbero essere
consentite tutte quelle pratiche millenarie in uso, che fanno parte integrante
del tessuto sociale locale e che non rechino danni fisici e/o morali ad alcuno.
Il concetto democratico tiene conto delle esigenze e dei bisogni ancestrali di
ogni minoranza riconoscendoli sempre, a meno che non cosituiscano limitazione
e/o offesa alle altrui tradizioni e liberta'.
Un'ordinamento giuridico globale dovrebbe assumere una
veste snella e flessibile, adattabile ad ogni contesto culturale e con pochi ma
precisi punti fermi. Purtroppo la civilta' complessa richiede sempre piu' un
alto grado di sofisticazione legislativa, tant'e' che per l'interpretazione e
la comprensione di un codice di legge e' spesso necessario l'ausilio di tecnici
addetti ai lavori. Inoltre, se si tiene conto anche dell'eccessiva e massiccia
legiferazione, non ci si puo' scandalizzare se il tasso di violazioni tende
all'aumento anziche' alla diminuzione. Quindi sarebbe da invocare un codice di
legge alla portata di tutti, che abbia poche ma importanti e ferree regole da
imporre e puntare soprattutto sulla formazione delle future generazioni.
Per giungere alla semplicita' e' necessario
attraversare la complessita'.
L'Unione Europea e' nata da un processo lungo almeno
50 anni. Da Comunita' Economica per il Carbone e l'Acciaio al Mercato Comune
Europeo fino alla Comunita' Economica Europea per approdare infine alla Unione
Europea. Tali passaggi hanno comportato di volta in volta adattamenti alle
nuove realta', tenuto anche conto che i paesi europei aderenti erano, come tutt'ora,
retti da stati democratici. Ebbene, dopo un rodaggio di cinquant'anni, dopo
l'istituzione di un Parlamento Europeo, di una Commissione Europea, di una Alta
Corte Europea per i diritti dell'uomo, di una Banca Centrale Europea e di una
moneta unica, le norme vigenti in ogni paese membro, subiscono costantemente
modifiche oppure si impongono nuove legiferazioni, in forza del rispetto di una
nuova realta' istituzionale che deve applicare il principio democratico, indipendentemente dal territorio o dalla
cultura tradizionale, a tutte le nazioni facenti parte del patto.
Il processo di piallatura e raffinamento continua e
continuera' in funzione del progresso generale e delle nuove esigenze
generazionali, perche' la democrazia stessa lo impone. Il
problema del contrasto alle attivita' criminali organizzate, e' stato
affrontato con l'istituzione di una Commissione Antimafia Europea (Commissione Antimafia Europea), sulla scorta di quanto gia' realizzato in Italia per
fronteggiare quell'emergenza. Pensare di creare un Mondo Unito, senza valutare
opportunamente il problema mafia, che gia' da tempo ha realizzato la propria
unificazione globale, equivarrebbe a tempo, energia e denaro sprecati. Appare
quindi una necessita' fra le prioritarie, quella di organizzare una rete ben
congegnata fra tutte le forze di sicurezza del mondo, al fine di porre limiti
oggettivi all'espansione oramai esagerata di una forza illegittima, che
manipola a proprio piacimento quasi ogni sorta di flusso economico.
Ogni territorio o paese del mondo possiede sue peculiarita'
precise, urgenze ed esigenze diverse, economie, usi e costumi diversi, ma e'
necessario ritrovare compattezza unanime e improrogabile verso il contrasto di
quei fenomeni che minano alla base i principi democratici, quali anche la
corruzione, il peculato, la collusione, ovvero tutte quelle attivita' che
svolte sul doppio binario della lealta' e del tradimento, pugnalano alle spalle
l'intera collettivita' ivi incluse le istituzioni e la democrazia stessa. Ecco
perche' e' indispensabile l'unione di ogni singola forza in quella direzione,
uniformando i princìpi di base a livello planetario, per combattere, anche con
la cultura, chiunque stia deturpando, uccidendo, sfregiando e umiliando il
nostro pianeta.
Allora si, le diversita' relative ad ogni piu' piccolo
aspetto territoriale o etnico, di costume e di tradizione, di progresso o di
immobilita', di colore o di sapore, di preghiera o di silenzio, di deserto,
mare o montagna, allora si che quelle diversita', costituiranno davvero il
grande valore aggiunto, la cui icona spedita nello spazio rappresentera' il
vero essere umano.
Andiamo a concludere il discorso sulle Forze di
Sicurezza. Abbiamo analizzato la problematica delle forze garanti dell'ordine
pubblico, della necessita' di accorpare la normativa che le regola e le
gestisce, al fine di uniformare il loro comportamento, spesso condizionato
dall'ambiente in cui operano.
E' necessario porre precisi indirizzi validi ovunque,
che impongano il rispetto incondizionato della persona e la diffusione universale
dei diritti e doveri di ogni singolo individuo.
La democrazia mondiale lo esige, come necessita di un
esercito globale posto alla difesa strategica di ogni possibile minaccia contro
le liberta' territoriali e contro possibili colpi di mano improvvisi.
Si e' accennato alla possibilita' del disarmo
generale, una scelta difficile e rischiosa, attuabile solo successivamente alla
collaudata democrazia mondiale, il cui programma prevedrebbe l’estinzione di
ogni testata nucleare presente sulla terra.
Nella fase odierna, tutte le armi
nucleari esistenti sono oggetto di monitoraggio satellitare costante come
altresi' le possibili intenzioni future di investire in ordigni nucleari, sono
attentamente studiate dagli organi delle diverse intelligence interne.
I trattati internazionali stipulati
fra ONU ed i paesi aderenti, impongono trasparenza totale su eventuali test e/o
nuovi armamenti di tecnologia superiore, a tutti i paesi del mondo, benche' non
riconoscano l'autorita' delle Nazioni Unite. Chiaramente ogni abuso o
violazione dei patti intercorsi, costituisce motivo di grave preoccupazione
internazionale nonche' infrazione sanzionabile con embarghi o soluzioni
analoghe.
Il popolo, quale inerme spettatore senza titolo di
intervento, solitamente paga il prezzo di quelle scelte operate dagli interessi
superiori. E' quindi importante, una volta giunti all'accordo globale di
cooperazione militare, procedere al disarmo nucleare, tuttavia riservando una
quota di armamenti disponibile per ogni eventuale possibilita' di utilizzo. Le
Forze Militari del mondo, identificabili oggi con i Caschi Blu dell'ONU,
saranno delegate, con una serie di responsabilita' distribuite in ordine
gerarchico e con opportune precauzioni tese ad anticipare o evitare possibili
rivolgimenti interni se non anche tentativi di golpe mondiale, alla difesa e
sicurezza del globo terrestre. L'Esercito Militare mondiale raccogliera' ogni
potenza territoriale oggi in carica e naturalmente sara' soggetto al controllo
del Ministero della Difesa Mondiale. Non essendovi piu' dei confini
territoriali politici, i reggimenti militari saranno ubicati in proporzione
percentuale sull'intera superficie terrestre e provvederanno, come gia'
previsto sin da ora, anche al pronto intervento in occasione di calamita' di ogni
natura. Col passare del tempo, si potra' procedere gradualmente al totale
disarmo di scorte nucleari, non esistendo alcuna ragione valida al loro
mantenimento ed uso in terra, con il simultaneo rafforzamento di tutti i
controlli atti all'individuazione di eventuali tentativi di nuove fabbricazioni
illegittime.
Ogni territorio appartenente al suo popolo sara'
oggetto di protezione e difesa da parte di un esercito di professionisti
esperti e la sicurezza cosi' garantita incrementera' la serenita' generale,
contribuendo al sano sviluppo civile. L'ipotesi sopradescritta, tesa
all'unificazione di tutte le forze militari terrestri, rappresenta il valore
simbolico e pacifico dell'unione globale.
Non piu' eserciti schierati e
contrapposti, non piu' crisi o rischi di guerre atomiche ma solo compattezza e
unita' nel nome di una conquista acquisita a duro prezzo.
Dopo secoli di scontri e conflitti
armati, dopo gli innumerevoli lutti e gli sforzi immani delle ricostruzioni,
dopo tutto il sangue versato, finalmente il salto decisivo verso la completa
armonizzazione e tranquillita' collettiva.
Gli scontri armati tutt'oggi in
corso non avranno ragione di esistere e, le forze di combattimento del pianeta
terra vigileranno attente su tutti gli altri fenomeni che potenzialmente
cosituiranno minaccia per l'ordine cosi' stabilito. Detto ruolo rappresenta la
piu' onorevole ed impegnativa delle responsabilita', per nulla confrontabile
agli attuali standard di intervento delle forze militari.
Scatenare una guerra ricorrendo al mezzo offensivo
delle armi non eleva l'intelletto umano, lo umilia e lo degrada al rango di un
primate qualsiasi. Lo scopo generale di un sogno cosi' visionario si compendia
nella realizzazione di una profonda amicizia fra i popoli, siano essi soldati
semplici o superiori in grado. Garantire
costantemente la pace e la cooperazione risulta essere un'operazione di gran
lunga piu' complicata che promuovere guerre in cui nessuno giunge alla vittoria
e questa enorme responsabilita' e' affidata ai garanti della sicurezza
mondiale.
Il Ministero della Difesa Mondiale provvedera' alla
gestione di tutti i compiti connessi all'utilizzo dell'esercito, e sara' a sua
volta controllato da un comitato speciale per la sicurezza, quale organo
suppletivo e di contrappeso democratico.
La realizzazione di tutte le precauzioni utili a
scongiurare ogni possibile insurrezione armata o alto tradimento, sara' un atto
indispensabile da istituire con cadenza costante e rinnovata, al fine di
testare di volta in volta l'efficienza e la tenuta stagna di tutto l'apparato.
Come per le questioni relative all'istruzione, alla
sanita' ed alle forze di sicurezza, si rende necessaria una visione unificante
globale anche per il discorso sull'economia.
La questione economica rappresenta, insieme a quella
politica, l'argomento piu' importante in questo breve corollario, in cui ogni
tema affrontato merita senz'altro una trattazione piu’ approfondita se non
persino esclusiva.
In verita', essendo gia' in essere un'egemonia
economica globale, se ne dovrebbero analizzare modalita' di espansione ed
eventuali limiti, in un quadro armonico che conferisca maggior equita' e
giustizia sociale.
La diseguaglianza economica costituisce grave problema
sociale sin dai tempi piu' remoti, e le svariate e solide filosofie teoriche
volte ad una distribuzione della ricchezza piu' equa e meno discriminante,
hanno sortito deboli se non nulli effetti vantaggiosi alla poverta'.
L'esagerata concentrazione di ricchezza, come abbiamo
gia' visto, in pochi fortunati possessori, produce di fatto la contraddizione
profonda che lacera tutte le scelte politiche prese nel corso degli ultimi due
secoli.
Il coefficiente di Gini, di Corrado Gini, statistico
italiano, misura il tasso mondiale di concentrazione della ricchezza come della
distribuzione del reddito, e i relativi coefficienti indicano quanto, detto
squilibrio, determini diffuse diseguaglianze economiche con conseguente
malcontento e frustrazione. L'istituzione di una moneta unica globale, non
migliorerebbe le sorti economiche del pianeta, a parte la percezione
psicologica da cui ogni popolo si sentirebbe intimamente connesso all'intera
umanita'. Magra consolazione
affidata al mezzo prìncipe del baratto, tuttavia efficace nella sua funzione
pratica. In buona sostanza, come gia' avvenuto per l'Unione Europea, una volta
fissati i parametri di raccordo fra i vari e diversi poteri d'acquisto
dipendenti da ogni singola economia di Stato, viene istituita un'unica valuta
con i relativi valori di raccordo al potere di acquisto sul mercato.
Quindi non piu'
speculazioni sulle differenze di valuta, non piu' mercato nero di valute estere
ne' tanto meno ricatti economici posti in essere da Stati che, accumulando
consistenti riserve valutarie di paesi concorrenti altrettanto forti, provocano
la naturale necessita' d'immissione di nuova valuta in ambito domestico,
causando inflazione e diminuzione del potere d'acquisto per evitare il piu’
dannoso irrigidimento degli scambi, con relativa deflazione, causa prima della
stagnazione e successiva recessione. Si tratta di strategie e manovre tattiche
volte ad influenzare le economie concorrenti, creando crisi e disoccupazione in
vasta scala.
La moneta unica, inoltre, semplificherebbe di molto
tutte le transazioni commerciali ed i loro pagamenti, inclusi tutti i controlli
di vigilanza, mirati all'emersione degli scambi non ufficiali, ed agevolerebbe
l'incremento del turismo oltre frontiera.
Gli investimenti esteri avrebbero piu' facilita'
d'azione e la Banca Centrale Mondiale, di raccordo a quelle territoriali e al
Fondo Monetario Internazionale, garantirebbe una vigilanza globale sia sulle
fonti che gli impieghi bancari.
Le questioni e problematiche relative all'impostazione
economica da adottare, appartengono naturalmente alla politica che, in funzione
delle strategie adottate, prende le relative decisioni tese alla piu' uniforme
distribuzione dei redditi ed alle iniezioni di capitali e fiducia in quei
territori in cui lo sviluppo stenta a decollare.
Un altro ramo dell'economia e' relativo
all'imposizione fiscale e naturalmente anche alla questione previdenziale.
Sono molti i paesi in cui i versamenti contributivi
sul lavoro sono puntualmente elusi se non addirittura esclusi dall'obbligo di
legge. Sarebbe auspicabile uniformare tale disciplina allo scopo di estendere
una tutela ai tutti i lavoratori del globo terrestre come anche stabilire
contratti collettivi internazionali, in relazione al potere d'acquisto
dell'economia locale.
Benche' l'esempio europeo permetta ad ogni Stato
membro la liberta' di scelta sulle politiche fiscali piu' adeguate,
probabilmente sarebbe vantaggioso intervenire per stabilire equilibri non
sempre in essere quando la politica fiscale locale risulta debole ed
inefficace.
Ricordiamo che l'Unione Europea, interviene invece
sulla produzione interna dei singoli Stati membri, imponendo limiti variabili,
a seconda della produzione complessiva europea, dei determinati beni di
consumo, in genere agganciati al settore primario. Una politica fiscale
globale, necessariamente conscia delle diverse realta' economiche, potrebbe
intervenire agevolando i territori piu' svantaggiati attraverso benefici e
vantaggi sia sull'imposizione che sugli investimenti, conferendo il necessario
impulso produttivo allo sviluppo economico. Inoltre potrebbe esaltare ancor
piu' ogni settore della piccola e media impresa locali, qualificando i prodotti
territoriali per la diffusione globale. Questo oggi e' gia' operativo, ma
un'attenzione maggiore sicuramente determinerebbe una migliore efficacia.
Nell'introduzione si e' appena accennato al concetto
di "Moni", ipotizzato dal filosofo-economista Lazlo Mero, che
consiste in unita' autoreplicanti legate al concetto di "Meme",
coniato a suo tempo dal grande neuro-biologo Richard Dawkins.
In sostanza, un backstage ben organizzato,
risulterebbe quale scenografia dettagliata per la nascita e la diffusione
frattale di unita' aziendali, operanti nei settori piu' congeniali al
territorio.
La loro diffusione sarebbe incoraggiata da una serie
di legami necessari che verrebbero a stabilirsi fra la prima unita' e la
successiva, via via espandendosi a mo' di frattale, concetto a cui la
letteratura matematica da' ampio spazio. Si tratta di un paradigma di sviluppo,
possibile solo con l'intervento di forze politico-economiche superiori, capaci
di fornire sia l'impulso iniziale che una legislazione coerente.
Una certa
attenzione andrebbe rivolta necessariamente anche al fenomeno molto diffuso
dello spionaggio industriale, legato strettamente al discorso concorrenziale
e/o competitivo.
La libera iniziativa privata e' promossa da ogni
impianto democratico moderno e l'economia stabilisce nella competizione una
delle maggiori funzioni legate allo stimolo imprenditoriale. Sebbene esistano norme regolatrici della
materia, spesso la concorrenza diviene sleale, provocando ripercussioni sui
mercati, i quali premiano eventuali non meritevoli imprese e destìnano al
fallimento talune altre che hanno operato con la giusta correttezza.
E' motivo di dibattito quindi anche la problematica
connessa alle regole e a chi ne dovrebbe garantire il rispetto.
La questione economica mondiale e' oggetto di studio
anche in campo ecologico, che rappresenta una delle ultime frontiere
d’investimento.
L'attenzione dedicata al tema si acutizza nell'ultimo
trentennio, con la deregulation climatica, causata dalle emissioni industriali
e dagli allevamenti intensivi di bestiame. E' inoltre critico il livello di
inquinamento generale, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, poco
attenti alla problematica per avidita' di affermazione economica nel contesto
globale. Per certi versi la medesima situazione di quanto accadde nell'era
industriale presso i paesi occidentali.
L'emergenza attuale costituisce materia d'urgente
intervento, prima che i valori critici dell'inquinamento globale raggiungano le
fatidiche soglie del non ritorno. Da una parte la questione
climatica-atmosferica e dall'altra l’inquinamento dei territori terreni ivi
inclusi i mari.
Rivestendo
importanza universale, il fenomeno climatico e' discusso ai summit fra grandi
paesi internazionali. I protocolli di Kyoto, a cui e' seguito il COP 21 di
Parigi in cui gli accordi per il contenimeto della CO2 hanno rappresentato
un fallimento in termini di cooperazione
internazionale. Grazie in particolar modo alle emersioni di frange eversive e
non della destra, o di regimi dittatoriali, alla cui testa si sono posti diversi
paesi del globo, quali il Brasile, gli U.S.A., la Cina, l'India, la Russia
insieme a frazioni d'Europa che hanno disconosciuto i rischi delle realta'
climatiche, quali la Polonia e l'Ungheria. Ed infine il recente summit di
Glasgow del Nov. 2021, dove le forze contrarie e/o frenanti alla conversione
dell'utilizzo del carbone per la produzione industriale in fonti rinnovabili,
si sono configurate nella Cina, nell'India e nella Russia. A tal proposito da
un paio d'anni a questa parte e' sorto un movimento importante di
sensibilizzazione popolare rispetto al tema climatico, capeggiato in prima
istanza da Greta Thunberg, un'attivista allora ancora minorenne che e' riuscita
a sollevare le coscienze di una grande maggioranza di giovani, che hanno
rappresentanti nei paesi piu' colpiti dal cambiamento climatico, e che
conducono una strenua battaglia per una svolta immediata che non ricalchi i
bla, bla, bla, manifestati fin ora.
L'economia e la politica entrano naturalmente in gioco
per cio' che concerne l'elevato costo di gestione della questione ambientale.
Una volta che i vari assetti economici raggiungono i livelli elevati di
produzione e profitto, risulta difficile per la politica procedere alle
regolamentazioni necessarie per la salvaguardia dell'ambiente, per evidenti
ricatti legati all'ocupazione ed al benessere generale del paese. In buona
sostanza, le priorita' economiche s' impongono generalmente a quelle
ambientali, utilizzando alibi piu' facilmente associabili a ricatti veri e
propri.
Lo
stesso dicasi per le "lobbies" che difendono la propria economia, le
quali, indipendentemente se l'argomento tratti questioni ambientali o no,
minacciano tabule rase occupazionali e sconvolgimenti economici di non poco
conto. Ad ogni buon conto, l'emergenza risulta significativa ed il relativo
prezzo va corrisposto unicamente dai colpevoli recidivi che hanno prodotto
l'attuale stato di degrado, attingendo dai loro patrimoni accumulati.
In Italia, il caso ILVA ne
rappresenta l’esempio culmine. Un'attenzione e' doveroso rivolgere
all'educazione ambientale, oggetto di applicazione alle generazioni piu' in
erba. Ma questo e' argomento implicitamente incluso nel discorso relativo
all'istruzione senza frontiere.
L'economia mondiale, si sviluppa e si afferma in
primis nel territorio europeo, dove, nel succedersi delle varie ere geologiche,
approda ad una certa stabilita' con la stanzialita' delle tribu' nomadi. Quel
vantaggio, in pratica consistente nel "know how" odierno, e' rimasto
e ha determinato l'attuale "gap" economico esistente fra economia
d'oriente e di occidente. Sebbene gli Stati Uniti d'America siano un territorio
relativamente giovane, e' scontato affermare che lo sviluppo cui ha dato vita
dipenda esclusivamente dalle competenze acquisite in Europa nel millennio
precedente. L'attuale divario fra ricchezza e poverta' nel mondo intero
rappresenta una problematica che si perpetua da secoli e secoli, ed oggi,
sebbene molto sia stato fatto, persiste, come si e' gia' visto, probabilmente
anche per volonta' ben precise, favorite dalla convenienza di questo stato di
cose.
Entra in argomento allora un'altro fenomeno economico.
Esso si compendia in tutti quei traffici illeciti, di cui ogni flusso monetario
sfugge al controllo delle autorita' governative preposte. O almeno si spera. Si tratta di un'enorme massa
di denaro che attraversa indisturbata tutti i territori del nostro pianeta ed
ha per oggetto ogni tipo di attivita' illegale e/o scambi commerciali non
dichiarati. Il sommerso dell'economia, rappresenterebbe, in un'ottica
ottimista, un volume d'affari pari almeno a quello ufficiale ma talune
dichiarazioni provenienti dalla politica affermano che sia molto piu' prospero
e abbondante. Le stime, purtroppo, risultano attendibili fin quando esiste un
quadro d'insieme ufficiale da sottoporre a valutazione. In questo caso ci si
deve affidare ai dati risultanti dalle informazioni di polizia, relative a
indagini, investigazioni, e arresti in ogni settore della criminalita'.
Ma il
sommerso e' anche la risultante di attivita' lecite che sfuggono
all'imposizione fiscale, siano esse dichiarate o non. Insomma, l'imponenza di
tale fenomeno e' per nulla trascurabile, tant'e' che qualche tempo fa e' giunta
la proposta dall'Unione Europea di includere il valore di PIL corrispondente
alle attivita' illecite all'interno del PIL ufficiale di ogni paese europeo (Nel PIL le attivita' illecite), allo scopo di avere una piu' aderente e realistica visione della
ricchezza reale.
Quando si e' affrontata la tematica legata alle
diseguaglianza economiche, si e' detto che vi sono buone probabilita' per cui
il mondo intero possa essere comprato con gli averi accumulati dai gestori
delle attivita' illecite, e questo per dare un valore d'insieme a quelle
ricchezze non ufficiali, da cui traggono beneficio anche talune attivita'
lecite, col mezzo corruttivo.
Il malaffare coinvolge
o tenta di sedurre sistematicamente tutte quelle aree economiche non
contaminate allo scopo di rendere meno grave il suo comportamento
inflazionandolo, e di esercitare il ricatto quale arma silenziosa ed efficace.
Ecco anche perche', il compromesso dell'accettazione
in seno ai mercati ufficiali, di tale o tale altra attivita' attualmente
considerata illecita, ma per sua natura non propriamente nociva al tessuto
sociale, se non per motivi prettamente morali, contribuirebbe all'emersione di
buona parte di quel sommerso, che potrebbe tappare falle importanti presenti
nel "Titanic" economico mondiale.
Il proposito di condurre una guerra senza quartiere,
tesa alla sconfitta di ogni scambio economico illecito, risulta essere
l'ennesima illusione e una battaglia persa ancor prima del suo inizio, se non
si procede all'unificazione delle intenzioni e delle forze effettive contro
tale fenomeno globale.
Riguardo il nocciolo della questione relativa alle
disuguaglianze economiche, riprendiamo quanto anticipato nelle prime brevi
osservazioni sulle differenze reddituali, sulla ricchezza e la poverta'. Come
detto, il tenore di vita, una volta raggiunta una certa soglia non puo'
aumentare per ragioni oggettive, in quanto il livello delle possibilita' di
ulteriore espansione deve attendere i tempi necessari all’ innovazione. La
grande potenza economica, in democrazia, puo' consentire il possesso di
numerose proprieta', quali beni immobili e mobili e disponibilita' altrettanto
notevoli, ma il tenore di vita, ossia quel grado di misura attribuita al
benessere materiale della propria esistenza, raggiunto un livello definito
massimo , non varia piu' in proporzione all'aumento del potere economico.
Questo perche' il comfort in generale rappresenta la risultante del progresso
tecnologico, che provvede ciclicamente alla realizzazione di nuovi ritrovati e
tecnologie che rendono la vita piu' gradevole. Per diretta conseguenza, quindi,
allorquando si possa giungere alla fruizione di tutte le comodita' offerte
dalla tecnologia esistente, si dovrebbero attendere i tempi necessari per la
produzione e/o invenzione di nuove altre, ugualmente dedicate al piacere
materiale della vita. Il lasso di tempo corrispondente all'attesa, risulta il
livello massimo raggiunto nella citata fruizione e l'accesso al bene o servizio
prodotto nella fase immediatamente successiva, in base ai nuovi ritrovati, puo'
solo determinare un piccolissimo salto di qualita' del comfort per nulla
proporzionale al reddito prodotto nello stesso lasso di tempo. Quindi si potra'
eventualmente procedere ad elevare il tenore di vita di un'altro individuo, che
sia o no una persona cara, e cosi' via, fin quando le disponibilita' economiche
lo permettano.
Al contrario, non v'e' alcuna legge che limita il
possesso a titolo di proprieta', se non quelli oggettivamente imposti dalla
legge per alcune ragioni particolari (ad esempio il demanio pubblico).
A tal punto sorge un'incongruenza, o se vogliamo un
paradosso. L'uomo si adopera per innalzare il proprio tenore di vita, che non
e' determinato dalla mera proprieta', ma dalla fruizione o disponibilita' di
beni e servizi. L'eventuale proprieta' costituisce un'immobilizzazione di
capitale che, a seconda dei beni e dell’andamento di mercato, acquista o perde
valore nel tempo. Ogni investimento in proprieta' e' la risultante di una spesa
ben calibrata alla sua funzione remunerativa, benche', come si e’ detto, la
remunerazione, oltre certi livelli di ricchezza, non modifichi di fatto il
tenore di vita. Ebbene, i numerosi e consistenti patrimoni immobiliari,
rappresentano spesso capitali fermi, che fruttano qualche saltuario contributo
allo Stato, in termini di tassazione sulle successioni e sulla proprieta', e
valore aggiunto agli eredi, senza peraltro garantire un tenore di vita maggiore
di quanto si sia gia' raggiunto. La stessa diffidenza in tempi difficili, ad
investire denaro in nuove imprese, induce al blocco di liquidita' altrimenti in
circolo, causando ulteriore rigidita' dei mercati.
In buona sostanza, esiste una quantita' di ricchezza
infruttifera se non persino gravosa, sia per cause dipendenti dalla situazione
economica in corso, che per motivi prettamente egoistici riferiti ai legittimi
possessori di quelle ricchezze.
In altri luoghi
e modalita' quelle stesse ricchezze sarebbero produttive di maggior ritorno
economico e maggior occupazione. Qualcuno, ha inteso bene di mutare la
destinazione dei propri capitali verso altre mete, meno impegnative, dal punto
di vista del mantenimento e piu' remunerative, anche a livello sociale, per
cio' che concerne il proprio guadagno e per il flusso economico-monetario
attivato.
Il ricorso al leasing esprime in pieno il significato
relativo al godimento di un bene e/o servizio che evita immobilizzazioni di
capitali ingenti e costi relativi di gestione del patrimonio.
Ad oggi, per esempio, dopo lo scandalo dei fallimenti
bancari americani, i mutui per l'acquisto della prima abitazione, hanno ceduto
il passo alla formula del noleggio con riscatto. Senza anticipi o garanzie di
sorta, risulta meno impegnativa, piu' snella e senza per questo intaccare piu'
di tanto il tenore di vita. La proprieta' della prima abitazione e' divenuta
una possibilita' concreta per chiunque abbia un lavoro stabile. L'intento
maggiore pero' consiste nell'unione di menti, forze e intenzioni per giungere
alla definitiva sconfitta della miseria e di tutte le tragiche conseguenze che
essa reca con se'. Benche' non paia cosa semplice, si puo' affermare in tutta
serenita' che sia fattibile con adeguati e mirati piani di sviluppo.
Competizione o cooperazione? Se la competizione in
generale funge da stimolo a ulteriori spinte verso produttivita', creativita' e
rinnovamento, dall'altro puo' innescare una escalation esasperata di stress
competitivo, causa prima di collassi strutturali relativi all'intera catena
aziendale. Lo stress da competizione risulta contagioso fra i membri dello
stesso staff e solitamente nasce da una frustrazione di base che, impedendo la
normale fluidita' produttiva, provoca il blocco del funzionamento generale.
Esso si genera dall'alto per colpire via via tutti gli strati inferiori della
gerarchia aziendale, e ne abbiamo citato le dinamiche nel paragrafo dedicato
alle corporazioni. Un esempio molto evidente, puo' essere rappresentato dagli
attualissimi "call center", dove il mancato rispetto dei volumi di
vendite prefissati equivale all'inidoneita' di operatori che investono in
quell'unica ancora di salvezza, tutte le proprie risorse, invano.
Ma il peso massiccio del sistema competitivo si
insinua in ogni meandro del settore economico, scatenando concorrenza sleale ed
escamotages sul filo di lana fra la legalita' e l'illegalita'. In linea
teorica, come lo sport, nella sua versione piu' trasparente dimostra, la
competizione pone in uno stato di tensione controllata, stimolando maggior
produzione di adrenalina, in proporzione alla distanza frapposta all'obiettivo.
Lo scopo e' la vittoria, a volte a tutti i costi, mentre la sconfitta
rappresenta il fallimento, benche' quest'ultima funga da ulteriore stimolo per
affrontare competizioni successive e per affinare meglio le strategie di
allenamento.
Nel campo economico piu' o meno l'equazione e' la
stessa. La vittoria verso gli obiettivi prefissati oltre a riconoscere premi e
lusinghe, affranca l'individuo dagli investimenti energetici e di capitali
pregressi. Quando pero' l'individuo non risulta idoneo alla sopportazione di
tale carico di responsabilita', o quando, piu' in generale, non ha maturato
l'importanza della civile convivenza, il collasso sopravviene. E' il caso in
cui non si accettano le sconfitte dando luogo a ritorsioni persino di stampo
criminale, perche', come accade a diversi bimbi che giocano in competizioni
innocenti, non riescono ad elaborare la sconfitta quale momento di crescita
personale.
Vincere o perdere potrebbe rappresentare il grande
gioco della vita, ma la cooperazione verso obiettivi unificanti, restituisce
altrettanta soddisfazione collettiva, laddove le forze individuali sono
pressoche' insufficienti al raggiungimento dello scopo prefissato.
E' l'esempio societario, l'aggregazione cioe' di
individui che uniscono forze, capitali ed energie verso un obiettivo comune,
altrimenti irraggiungibile in solitaria. La cooperazione e' tesa alla
qualificazione di un lavoro svolto in team, dove non e' esclusa la
competitivita' con altre realta' del tutto simili. I
Insomma, sebbene esistano regolamenti ed istruzioni
per l'uso appropriato delle due fenomenologie, il loro rispetto e' soprattutto
determinato dalla formazione di base di ogni individuo, il quale, secondo le
saggezze piu' radicate e tramandate, dovrebbe reagire in via uniforme in
entrambi gli epiloghi, siano essi di vittoria o di sconfitta, evitando i
coinvolgimenti passionali frutto, spesse volte, di reazioni incontrollate.
Veniamo ora alla sfera religiosa, che tanto involge i
terrestri, nella loro permanenza terrena. La religione, come anticipato, nasce
da quall'intima necessita' di condurre l'esistenza con un ideale compagnia di
viaggio, che ci assiste dalla nascita alla morte, punto cruciale in cui il
timore dell'ignoto solitamente prevale.
Ogni dottrina religiosa, offrendo il suo benefit di
oltre vita, seduce masse di popolo che trovano in questa il conforto necessario
ad affrontare e superare l'estremo atto finale. Le tribu' arcaiche da cui
discendono i rituali religiosi, idolatravano anch'esse entita' divine,
attraverso determinati simboli terreni, e rendevano grazie per le preghiere
accolte, col mezzo sacrificale che spesso includeva la morte quale estrema
offerta o donazione elargita al cielo. Naturalmente molto e' cambiato nelle
comunita' religiose, ma talune credenze, in particolare localizzate in
territori del terzo mondo, ancora persistono, causando atroci ed inaccettabili
torture all'essere umano.
Benche' un certo grado di civilta' abbia raggiunto
tali territori, le pratiche rituali, costituendo un radicato quanto
inestirpabile seme interiore, appartengono a quella sfera dimensionale
individuale per cui viaggiano indisturbate con la mente del portatore,
insinuandosi in via latente persino nel cuore di civilta' piu' evolute. Talora
si apprende dall'informazione, di unioni matrimoniali predecise, di donne
segregate per anni e anni al rango di bestie, di riti assurdi che violano la
sacralita' del corpo umano e, nei casi piu' estremi, di vere e proprie sette in
cui la morte viene ritualizzata quale elemento sacrificale purificatorio.
E' pur vero,
che nel terzo millennio e nel cuore delle piu' avanzate democrazie, si
perpetuano i medesimi rituali (la pena di morte e' un esempio), legati piu' al
concetto di vendetta sociale che al rituale religioso, ma le differenze di
superficie non mutano le profonde convinzioni primitive perpetuate nel corso
dei secoli.
Le norme regolatrici, naturalmente, disapprovano tale
fattispecie di comportamento (pena di morte esclusa) ma intervengono poco o
nulla laddove le radici antropo-culturali hanno attecchito sin dai tempi piu'
remoti. Probabilmente gli interventi piu' incisivi tesi alla cessazione di tali
pratiche grottesche, sono stati promossi
dalle diverse organizzazioni umanitarie, ma storicamente il primato e’ detenuto
proprio dalle missioni religiose relative alla diffusione della parola di
Cristo, benche' la proposta sostituzione dei simboli divini non sia la piu'
corretta delle soluzioni. E' sempre l'individuo la materia centrale della
nostra dimensione terrena, portatore di bagaglio genetico-esperienziale senza
eguali, quindi unico depositario della sua specie evoluta e per questo
necessariamente avulso da qualsivoglia umiliazione.
Non si puo' dimenticare, infine, la
grande funzione svolta dall'Arte sul nostro pianeta. Essa rappresenta fra le
testimonianze piu' vivide dalla comparsa dell'uomo sino ad oggi ed i suoi
contributi, benche' non espressamente tangibili nel vivere quotidiano di ogni
individuo, si percepiscono, a volte piu' a volte meno, nel substrato della sua
evoluta personalita'.
Si puo' definire l’Arte come l'unica
espressione frutto di libere associazioni mentali scevre da qualsivoglia
pregiudizio, e, proprio per questo, il "medium” per eccellenza, atto a
legare il profondo piu' intimo della persona con l'universalita' della vita, intesa
quest'ultima nella sua accezione piu' estesa.
Un mondo senz'Arte sarebbe privo della bellezza e del
conseguente concetto di estetica. Nella sua grande rappresentazione, l'Arte
vive gia' nella sua realta' adimensionale, senza alcun limite di tempo e spazio.
Ha quindi travalicato, sin dai primi reperti archeologici e dai graffiti
oggetto della manifesta astrazione ed empatia, ogni confine territoriale per
espandersi nel mondo col suo ampio respiro. Recentissimamente, l'ONU ha
istituito apposite "task force"internazionali (caschi Blu dell'Arte)
dedicate al settore artistico-archeologico, per la salvaguardia di ogni seppur
microscopico reperto, inteso quale ricchezza incomparabile di cultura e
bellezza.
La comunita' globale necessita della funzione artistica, in primis per la conferma di una intima
liberta' che va oltre il semplice concetto di libero arbitrio di cui abbiamo
trattato. Inoltre, essendo un'espressione diretta dell'inconscio, ne abbisogna
per la propria evoluzione interiore, sia nelle sue vesti di spettatrice che
esecutrice. A tal fine e' indispensabile che l'Arte ed il suo studio, siano
promossi e diffusi ovunque con sempre piu' frequenza senza limiti di sorta. La
formazione dell'individuo, di cui abbiamo visto l'importante necessita' relativa
a paradigmi istruttivi universali, risulta composta anche e forse soprattutto
dalla funzione artistica.
A questo punto, individuati gli obiettivi prioritari
strettamente vitali per la concezione di un ideale, utopistico forse nella sua
visione ottimista, sorge naturale porre alcune domande, per meglio comprendere
quali effettivamente siano i vantaggi di un operazione così mastodontica, dal
momento che, in un grande ingranaggio,
in cui ruote dentate di varia misura e
spessore girano una in funzione dell’altra, e’ sufficiente che solo una di
esse, anche se la piu’ piccola, si inceppi per causare ripercussioni
sull’intero meccanismo.
La problematica esiste anche nell’attuale contesto
frazionato, e l’ultima crisi economica del 2008, lo dimostra ampiamente. Le
reazioni ingenue a tale sconvolgimento dei mercati finanziari, insieme alle
migrazioni di massa che tutt’oggi interessano l’Europa, hanno prodotto un clima
di chiusura verso l’esterno, riesumando nazionalismi sopiti, in forza della
convinzione che l’autosufficienza, in termini di produzione-consumo e flussi
monetari, rappresenti la via vecchia da preferire alla nuova.
L’errore piu’ ingenuo consiste nell’evocazione di un
economia povera risalente a piu’ di novant’anni or sono, ovvero il primo dopo
guerra mondiale, in cui, nell’allora ideologia mussoliniana, l’esempio di
blindatura dei mercati e dei confini italiani per il raggiungimento di
quell’autosufficienza economica tanto propagandata, ha prodotto un isolamento
senza eguali dal contesto globale, impedendo ogni specie di contaminazione del
paese con le piu’ avanzate visioni socio-economiche-culturali estere e inficiando, oltretutto, le possibilita’ di affermazione del genio
italiano, in virtu’ di un nazionalismo mascherato da patriottismo. Quest’ultimo,
infatti, consiste in un sentimento passionale che difende il proprio
territorio, in relazione a piu’ possibili ed eventuali aperture verso
l’esterno, concetto esattamente contrario a quanto esprime il sentimento
nazionalista.
L’esperimento europeo, ancora in fase embrionale,
benche’ siano trascorsi ottant’anni dal primo manifesto di Altiero Spinelli,
non e’ responsabile delle crisi in atto. Si puo’ dire che alcuni errori sono
stati fatti, ma ogni iniziativa comporta statisticamente un certo grado di incertezza
con relative possibilita’ di errore, che comunque risulta indispensabile alla
crescita e alla formulazione di nuove soluzioni.
E’ un dibattito recente la discussione sulla
necessita’ di attivare un’Europa a due velocita’, dove le economie piu’ ricche
non siano attanagliate dalla lentezza di ripresa di quelle piu’ povere.
La
questione riveste particolare importanza pratica, per cio’ che concerne le
peculiarita’ di ogni singola nazione. Se applicassimo lo stesso principio
all’intera compagine mondiale, avremo un mondo a 30 o 50 o forse piu’,
velocita’ diverse, visti i divari esistenti fra economie ricche e povere, ma
potrebbe rappresentare una fase di transizione verso una piu’ equa
distribuzione della ricchezza mondiale. Potremmo anche esemplificare il
problema in micro realta’, quale quella del territorio italiano, dove le spinte
al federalismo vedrebbero intensificare le differenze gia’ esistenti fra
regione e regione. Se da un lato il ragionamento trova buone e solide basi di
esplicazione, per cio’ che riguarda la cessazione dell’assistenzialismo ai
territori in cui non si e’ mai affermata un’economia stabile, dall’altro trova
severe critiche di fondo per cio’ che concerne l’egoismo connaturato
all’abbandono di ogni territorio, di cui si e’ conclusa la netta impossibilita’
di sviluppo per cause oggettive riferite
alla localita’ e/o alla improduttivita’ delle unita’ lavorative.
Ricordiamo che vi sono realta’
economiche nate dal nulla, ovvero da soli investimenti iniziali, per poi
autoregolamentarsi verso iniziative che le hanno rese autonome e indipendenti.
E’ il caso, per esempio, dell’Australia, nazione fra
le piu’ giovani, dell’Italia stessa, che e’ risorta dalle ceneri della Seconda
Guerra Mondiale grazie al piano Marshall, o dello Stato di Israele, costituito
in fase iniziale da sole zone desertiche, per divenire una fra le nazioni
d’importanza mondiale, con tutte le problematiche legate alla questione
palestinese. E, in proposito, se ragioniamo in termini di unificazione globale,
appare alquanto in antitesi ai nostri obiettivi, l’intenzione suggerita e riconosciuta, solo a livello teorico, da
parte dell’ONU e di varie altre nazioni, di creare due Stati per due popoli.
Sarebbe, piuttosto, inserito in un quadro di coerenza generale, da suggerire
“Un Mondo per tutti i popoli”.
La discussione, quindi, sulle doppie o triple e via
dicendo velocita’, risulta sterile nella sua essenza, dal momento che,
riconosciuta tale fase di transizione in cui gli assestamenti economici abbiano
modo di realizzarsi, lo stato di cose difficilmente tendera’ ad uniformarsi, in quanto le
economie trainanti comunque avranno, in quella fase temporanea, conseguito
altri nuovi e maggiori risultati, riconfermando la propria leadership. Si
tratta dunque di mobilitare e, soprattutto, smobilizzare tutti quei capitali
improduttivi, che stagnano per avarizia o per egoismo, ivi inclusi quelli sottratti di volta in
volta alla criminalita’ organizzata, destinandoli allo sviluppo o alla ripresa
economica di ogni territorio che annaspa nel mare magnum economico, in via tale
da attuare, quella compensazione di cui si e’ parlato in precedenza.
Stabilire un equilibrio globale che azzeri di fatto e
in breve tempo ogni residuo disagio sociale ancora esistente e dovuto al
sottosviluppo.
Con adeguate politiche di finanziamento, di
investimento, di defiscalizzazione, unite ad una minima ma necessaria
componente di rischio imprenditoriale insieme alla sempre piu’ aggiornata
innovazione tecnologica, in contesti prettamente trasparenti e vigilati,
avremmo realizzato uno dei progetti piu’ ambiti e di alta valenza sociale mai
posti in essere: l’estinzione della poverta’ e della miseria.
Tornando alla questione relativa alle migrazioni di
massa, e’ riconosciuto che esse dipendono da due fattori scatenanti e
concomitanti: la poverta’, da sempre stimolo principale alle fughe dalle
proprie terre natali, e la guerra, da cui migliaia e migliaia di profughi
cercano riparo presso i territori economicamente stabili e di stampo
democratico.
Se, per ipotesi, il Mondo Unito fosse gia’ una realta’
conclamata, tutto cio’ non accadrebbe, per due motivi: primo, non vi sarebbe
alcuna forma di guerra e secondo perche’, quand’anche si verifichi un enorme flusso migratorio, dovuto
magari a ragioni di carattere climatico o geofisico, il fiume umano, che oggi
indirizza la sua meta quasi
esclusivamente in Europa, avrebbe molto piu’ spazio per ben distribuirsi in
ogni angolo del pianeta, benche’ sia esso sferico.
Due grandi vantaggi da aggiungere a quelli gia’
esposti in riferimento alla moneta unica
mondiale. L’abbattimento di miseria e poverta’ e ’estinzione della guerra.
Ed e’ proprio alla luce di questi due soli ma non
semplici obiettivi, che sarebbe possibile diffondere un proposito referendario in cui, il popolo sovrano
mondiale, avrebbe modo, con l’ausilio delle tecnologie esistenti e della
supervisione della stampa, a cui da sempre e’ demandato il compito di vigilanza
su possibili stravolgimenti antidemocratici, di esprimere il proprio consenso o
diniego, all’abbattimento di ogni confine ed alla libera circolazione di merci
e persone.
Come espresso in precedenza, le ulteriori migliorie
che interesserebbero ogni territorio, riguarderebbero anche una gestione
globale del potere giudiziario, la creazione di paradigmi d’istruzione
pubblica, sotto l’egida delle menti piu’ brillanti del nostro tempo, il riconoscimento per ogni essere umano al
diritto della salute, l’uniformita’ dell’operato delle Forze di Sicurezza e
degli Istituti Penitenziari, e quant’altro ne consegua, in perfetto
allineamento al pensiero democratico.
Stato per Stato, in ragione di un apposito calendario
predisposto, parteciperebbe cosi’ a livello popolare, indipendentemente dalla
sua forma di governo, ad un primo test di adesione al proposito di cui tale
eroico argomento espone. Non vi sarebbero ingenti costi da sopportare e
soprattutto avremmo un’istantanea realistica sul livello di insoddisfazione
popolare circa le condizioni in cui versano sette miliardi e mezzo di persone.
In riferimento al risultato, sara’ eventualmente possibile procedere
all’aggiornamento temporale del prossimo test, in caso di vittoria del “NO”,
oppure iniziare ad agire perseguendo le finalita’ cosi’ come concepite e desiderate dalla
maggioranza assoluta, per la vittoria del “SI”, non prima di aver indetto un
ulteriore referendum che abbia tutti i crismi di solennita’ richiesti, attesa
la concessione favorevole di tutti i reggenti governativi.
Gia’, perche’ non appare affatto scontato l’eventuale
diniego di chi gestisce le sorti di un paese non democratico. In tale ultima e
probabile ipotesi sara’ necessario ricorrere a tutta la diplomazia che i
trascorsi storici hanno insegnato, evitando nel modo piu’ assoluto gli
spargimenti di sangue determinati dalle rivoluzioni popolari pregresse.
Le conseguenze cosi’ risultanti, evidenzierebbero il
grande conflitto gia’ oggi in essere, fra Stati progressisti e/o moderati e
Stati ultraconservatori, in funzione quasi assoluta delle differenze di base
che li distinguono: Stati laici e non laici.
Tuttavia, i
luoghi in cui il popolo non possiede liberta’ d’espressione, o che comunque la
stessa sia coattivamente estorta, sarebbero diversi, come si sa, anche in zona
laica.
La dialettica
democratica, in tale frangente, avrebbe un ruolo decisamente non marginale, ovvero, offrire l’occasione ai detentori di
quel potere dispotico, di abbandonare la
scena di protagonisti, sottoponendo al giudizio internazionale il proprio
operato. A tutt’oggi, il Tribunale Penale Internazionale, attende l’occasione
di giudicare taluni dei dittatori piu’ sanguinari per crimini contro
l’umanita’. Una deposizione pacifica, che operi per il bene di tutti, e trovi
ispirazione nell’intimita’ del pentimento, senza tuttavia essere procurata da
modelli sanzionatori, attualmente ancora in uso, che altro non produrrebbero se
non la penalizzazione del popolo inerme.
Abbiamo visto che, se in prima istanza, gli indirizzi
intrapresi presentino una parvenza di semplicita’, grazie alla esistenza di
tecnologie avanzate che permettono in via semplice e veloce l’espressione
individuale di un “SI” o un “NO”, l’autostrada della banda larga potrebbe
infine ridursi all’impervio sentiero che
rende difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo finale. Sarebbero
necessari forse lunghi anni, prima che il pensiero ideale si concretizzi, ma,
almeno la diffusione di un tale concetto, di certo eleverebbe il livello di
riflessione sulle insoddisfazioni di ciascuno.
E’ appena il caso di rammentare che la globalizzazione
e’ gia’ in atto, con tutti i suoi limiti e storture. Che le connessioni
telematiche di fatto hanno provveduto all’abbattimento di ogni confine, con il
contributo gia’ da tempo determinante di ogni settore culturale, sportivo,
commerciale, mass mediatico- tecnologico e associazionistico, quali musica, cinema, teatro, olimpiadi e
campionati sportivi mondiali, stampa, TV, telefonia fissa e mobile,
Organizzazioni Governative e Religiose, internet eccetera eccetera. Le
distorsioni possibili, che potrebbero snaturare l’intento unificante, sono presenti
in tale specie di globalizzazione selvaggia, nell’esempio piu’ sfacciato a
memoria d’uomo, in cui i nativi
americani furono deprivati dei propri territori
in cambio di barili di alcool e manciate di quattrini.
I distillati
alcolici attuali si configurano
in tutti i vizi moderni che le civilta’
piu’ avanzate hanno perfettamente metabolizzato, e che costituiscono probabile
fonte di invasione extraterritoriale,
quando non e’ garantito il rispetto delle tradizioni popolari locali.
Proseguendo nel nostro percorso, ammessa e non
concessa un’adesione popolare strabiliante, circa le direttive che prevedono la
successiva costituzione di un Parlamento Mondiale, rappresentato
democraticamente da delegati di ogni popolo, incontreremmo due ostacoli di non poco
conto. Il primo lo abbiamo appena
affrontato, consistente nella difficile resa incondizionata al volere popolare
del despota di turno, e il secondo, nel caso in cui si sia agevolmente superato
il primo, consistente nella ovvia ingerenza dell’antiStato, ossia
l’intromissione scontata di quel coacervo di poteri legati da interessi
intrecciati e ramificati che sistematicamente boicotta, specula, terrorizza,
s’infiltra subdolamente, recando danni, dolore, miseria, e quant’altro di
negativo di cui esso e’ il rappresentante supremo. Il cosiddetto Sistema, il
cui rifiuto di adesione, comporta automaticamente l’estinzione identitaria, se
non anche fisica.
Se fossimo in una diretta televisiva, diremmo di
lanciare il servizio. Siamo invece concentrati nella lettura, quindi ci
concediamo un breve istante di relax, sfogliando le pagine di un altro racconto
di narrativa contemporanea, in cui il Sistema, invisibile ma ben presente,
muove i molteplici fili legati a diverse delle realta’ che lo compongono. Dal
finale si comprende la sua enorme portata d’intervento.
Giorno di pioggia, un
raggio di sole rende le gocce d'acqua splendenti, quasi fossero cristalli in
caduta libera e una volta a terra il selciato bagnato rispecchia le nuvole in
cielo , coi palazzi, le auto ed i
semafori. L'atmosfera intorno richiama visioni oniriche, tutto appare lucido,
esatto e al tempo stesso un velo surreale avvolge la citta' in una cortina ovattata, pacata, silenziosa. Immerso nei pensieri non bado alle pozze
d'acqua, poca gente intorno si defila con lo sguardo verso il basso. D'improvviso vedo una donna che nella fretta
di cercare scampo dalla pioggia, perde un foglio. La chiamo a voce alta e mi
chino a raccogliere il pezzo di carta, una foto di grande formato, appena
inumidita dall'acqua. Ritrae un gruppo
di persone in posa, una foto di famiglia, in un grande prato all'ombra di
possenti castani. A giudicare dai vestiti che indossano sembra una foto del
secolo scorso, la donna si avvicina ed io le porgo l'immagine, consigliando di lavarla al piu' presto per
sciacquare via le tracce di fango . Lei sorride, ormai incurante della pioggia,
e mi ringrazia con un accento straniero, poi corre via. Resto immobile per
qualche istante a osservarla mentre si allontana, affascinato e incuriosito da
quell'essere che in pochi attimi ha espresso tale grande serenita' interiore.
Entro in redazione zuppo d'acqua, i colleghi mi osservano sornioni alludendo al
ritardo, li saluto appena, busso alla porta del direttore e la apro senza
attendere, una valanga di insulti mi investe, la richiudo e raggiungo la mia
scrivania. Dopo dieci anni trascorsi in quell'ambiente ero in grado di leggere
nel pensiero di ognuno, di sapere cosa esattamente frullasse nella testa del
direttore e di anticiparne le mosse forse anche di li a due giorni dopo. The
Nation Time e' un quotidiano di piccola tiratura, copre a malapena Owensboro,
la citta' in cui e' stato fondato venticinque anni or sono, ma di tanto in
tanto, esordisce con qualche scoop a livello nazionale ed il fondatore, il Sig.
Grant, un ricco industriale di provincia che ha dato lustro alla citta' in cui
e' nato e tutt'ora vive, ha vinto la sua grande scommessa investendo
sulla piccola redazione che oggi mi sfama e,
a onor del vero, mi consente di vivere con sufficiente dignita'. Maggie
Stone, redattrice tuttofare, mi si avvicina e con fare misto fra il materno e
il sensuale mi elenca gli impegni del
giorno, due interviste, un'audizione e la morte del sig. Smith, un proprietario
terriero la cui tenuta si estende per parecchi ettari nelle campagne
circostanti. Il decesso e' avvenuto per cause naturali. Di per se’ la notizia non desta particolare interesse,
vista l'eta' ormai non piu' giovanile, se non per il fatto che David Smith era
un ebreo sfuggito alle persecuzioni delle leggi razziali varate dal Terzo Reich
e che aveva trovato rifugio negli Stati Uniti dando vita ad una rigogliosa
produzione agricola in cui erano impiegati parecchi braccianti.
Di origini polacche, crebbe con tutta la famiglia in Germania, che lascio'
appena ventenne. Il suo stile di vita
era sobrio ed era amato dalla popolazione locale per la sua moralita' e per la
correttezza delle sue relazioni. Era anche avversato da diversi produttori
concorrenti che si sentivano spiazzati dal rigore con cui Smith esigeva
paritari e dignitosi trattamenti per i suoi lavoratori. E' necessario dedicare un servizio
all'evento. Maggie mi gira intorno,
fasciata da un vestito che lascia immaginare tutto, sembra incuriosita sul
motivo del mio ritardo, si insinua e indaga i miei pensieri come farebbe una
discreta ed astuta mogliettina fedele, ma non cedo terreno, anche se e' molto
attraente. E' al Nation Time da tre anni, si e' distinta
con colleghi che in dieci anni non farebbero la meta' di quanto ha realizzato
lei. E' una locomotiva senza freni, veloce, intuitiva, a volte troppo, e spero
che questo non le crei seri problemi. Mi
chiede di partecipare alla visita in Casa Smith, cosa che non ho neanche
lontanamente valutato. Avrei raccolto
brevi informazioni dagli archivi
di redazione e poi stilato qualche frase di commiato, in onore alla memoria di
quel vecchio che tutto sommato aveva innalzato il tenore di vita di parecchie
persone e contribuito ad una migliore immagine di Owensboro in tutta la
regione. Comunque si, riconosco che Maggie aveva colto nel segno. Sarei andato
personalmente ed anche a nome della redazione ad esprimere il rammarico per la
grave perdita alla famiglia Smith e Maggie era il giusto contorno per quel
genere di evento. Il cielo e' pulito, le nubi spazzate vie dalle fredde
correnti atlantiche scompaiono all'orizzonte giocando con i raggi del sole al tramonto. Ci infiliamo in auto,
l'odore di caffe' caldo che Maggie sorseggia invade l'abitacolo, la mia
inseparabile Rolley giace sul sedile
posteriore. La casa colonica dista dieci
miglia appena fuori dal centro abitato, il tempo necessario per rilassarsi un
po' godendo il panorama autunnale e conversare con Maggie sui dettagli
importanti che hanno caratterizzato la vita di David Smith. Nel dicembre del '35 approda negli Stati
Uniti, e dopo qualche anno di
vagabondaggio si stabilisce a Owensboro dove trova un impiego al Consorzio per
il commercio dei fertilizzanti e lo smistamento dei prodotti agricoli. Grano, cotone,
tabacco, canna da zucchero, David era addetto alla contabilita' di magazzino e
nessun altro avrebbe ricoperto quell'incarico meglio di lui. Conosce la figlia
di George Groove, un associato al Consorzio che gestiva una piantagione di
cotone , si sposano nel '41 e David si trasferisce nell'azienda Groove dove
rivoluziona i sistemi di gestione e s'impone per la sua visione lungimirante
convertendo la produzione da cotone a granturco. Con appropriati
investimenti potenzia l'azienda al punto da divenire un tassello importante per
l'economia dell'intera regione ed un modello di sviluppo per i produttori
concorrenti. Si distingue per la grande energia con cui contrasta il triste
fenomeno ancora in uso dello schiavismo e combatte il razzismo verso gli afro
americani come fosse la sua causa personale. Si crea molti nemici, alcuni anche
fra i tutori dell'ordine locali, ma ha dalla sua parte Washington, che di tanto
in tanto lo finanzia, acuendo le invidie dei diretti concorrenti. Ci siamo,
imbocco il viale d'ingresso e sosto l'auto in coda alla fila di quelle giunte
prima di noi. Molta gente affolla il patio, io e Maggie ci facciamo strada per
raggiungere l'abitazione. Elizabeth Groove, moglie di David, ci viene
incontro. Maggie le stringe le mani e la conforta. La vecchia signora si lascia
andare all'ennesimo pianto disperato. Ero gia' entrato in quella casa, in
diverse circostanze, qualche intervista a David e qualche foto alla tenuta
agricola. La salma del vecchio David giace nella bara di ciliegio circondata da
fiori e congiunti. Elizabeth racconta le sue ultime ore in vita. Riti
consolidati, cena, una fumata di pipa, i farmaci prima di dormire e poi la
morte che sopraggiunge nel sonno, senza darle il tempo per un estremo saluto. Un uomo si avvicina discreto, il Dott.
Clavey, stringe la mano di Elizabeth nelle sue, rinnova il suo dolore per la
dipartita di David e si congeda in silenzio. Elizabeth ci informa che Clavey
aveva David in cura da anni e conosceva ogni suo piccolo problema. Ha esaminato
il suo corpo quand'era ancora caldo, ed aveva sperato invano di potergli essere
ancora utile. La diagnosi dell'avvenuta constatazione della morte riporta il
decesso come dovuto ad un probabile picco di ipertensione arteriosa, patologia
di cui David era affetto, risultato
fatale forse per ischemia cerebrale.ý
Do' un occhiata intorno, mentre Maggie assiste Elizabeth, saluto conoscenti e
colleghi, mi apparto con una tazza di caffe' e si avvicina Joe Slim,
l'affezionato custode di casa, da sempre fidato collaboratore nei campi di
David , ed ora, in eta' avanzata, responsabile dell'abitazione. Ci conosciamo da anni
e con me non avverte il peso d'essere nero, parla con liberta', come non
farebbe con altri, mi confida che ha seri sospetti circa la non casualita'
della morte di David, e dietro il mio invito ad esprimersi meglio, Joe svuota
il malessere che ha in corpo, dice che da tempo ormai sospetta che in troppi
odiavano David. Lo esorto ad essere piu' esplicito e a tener conto delle sue
affermazioni, forse pericolose per la sua stessa esistenza. Joe e' un fiume in
piena, sfoga dolore e rabbia, mi racconta che spesso David si lamentava del
fatto che qualcuno lo avrebbe preferito due metri sotto terra, e che gia' in diverse circostanze lui stesso aveva
scoperto che talune coincidenze erano volute e non casuali, attentati alla sua
vita, come la volta in cui il trattore
prese fuoco e David si salvo' per miracolo oppue quando prese a pulire
il fucile e solo dopo l'esplosione del proiettile realizzo' che era armato e
che avrebbe potuto uccidere lui o qualcun altro, ed il fucile di David era
sempre scarico. Cerco di calmare Joe invitandolo a passeggiare sul viale
all'esterno in modo da non farci notare troppo e gli spiego che un incidente,
per la natura etimologica del termine,
appartiene ai fenomeni casuali fino a prova contraria e che quindi,
benche' i suoi sospetti e quelli di David fossero stati reali, andavano
confermati con prove alla mano, di volta in volta. Questo era il metro di
misura adottato dai reparti investigativi, per cui non era affatto
consigliabile cedere all'impulsivita' dettata dal dolore per la scomparsa di
David, piuttosto era umano accettare l'evento semplicemente, perche' la morte
e' inevitabile e David era morto per cause naturali. Joe e' in silenzio,
annuisce ed asciuga perline di sudore sulla fronte. Vedo Maggie da lontano, conversa ancora con Elizabeth, mani nelle
mani. E' buio e gran parte della gente defluisce all'esterno per poi andare
via. Joe mi guarda e scuote il capo, mi prega di crederlo, di tenere in seria
considerazione le sue parole, racconta ancora che David era sotto la mira di
diverse persone, probabilmente organizzate fra loro per colpirlo su piu'
fronti. La partita di fertilizzanti di
quattro anni fa era un concentrato di veleni chimici, e per fortuna deperi'
nell'incendio del deposito, ma anche quella circostanza non fu casuale. David
realizzo' che il concime non era buono perche' prima di utilizzarlo per la
produzione, lo impiego' per la serra in cui coltivava i fiori, ed ebbe
risultati devastanti. Ecco perche' s'incendio' il deposito, erano prove
schiaccianti e andavano distrutte. Qualche tizzone del fuoco con cui bruciavamo
la sterpaglia entro' in contatto con una balla di fieno, si sviluppo'
l'inferno. Quel giorno lo ricordo
anch'io, pubblicai un trafiletto a riguardo ma i pompieri, che tra l'altro
arrivarono in ritardo, stabilirono che l'incidente era di natura accidentale e
non dolosa. Chi mai puo' aver causato l'incendio, quanti siete qui e quanti
sarebbero i sospetti incendiari, Joe mi fissa, non vuole spingersi oltre e
comprendo i suoi timori, rientriamo in casa Smith lentamente, le sue parole
erano biglie d'acciaio che rimbalzavano fra un neurone e l'altro nel mio
cervello e la sua agitazione era penetrata sottilmente sotto la mia pelle tanto
da spingermi ad osservare con piglio investigativo i piccoli dettagli di quel
luogo. Una carrellata di foto incorniciate sulla mensola del salone. Le scruto
una ad una finche' mi si gela il sangue quando vedo la stessa foto che avevo
recuperato per terra, sotto la pioggia, poche ore prima, per quella ragazza che
l'aveva persa. Non credo ai miei occhi, guardo e riguardo convinto non fosse
possibile una tale coincidenza ma la certezza escludeva ogni dubbio. Poco
distanti, sulla stessa mensola, vedo le scatole dei farmaci che David assumeva,
ne apro la confezione alla ricerca di non so bene cosa, mi accorgo che ogni
pillola e' contrassegnata dalla data del giorno in cui David deve assumerla, e'
un sistema per evitare dimenticanze o doppie somministrazioni. Prendo la foto e
vado da Elizabeth, con delicatezza le
chiedo cosa rappresenta quella foto per lei, mi risponde che era il ritratto della famiglia originaria di David, il
ragazzino in ginocchio e' lui, poi di seguito gli altri parenti, nonni,
genitori, zii, fratelli e cugini, tutta gente mai conosciuta. A quel tempo
David era in Germania, una foto degli anni '20. Penso alla ragazza che la possedeva quella
stessa mattina e chiedo a Elizabeth come fosse possibile, lei e' meravigliata
quanto me, risponde che forse mi saro' sbagliato, che quella foto
e' sempre stata li', che non sa dare una spiegazione plausibile. Non posso insistere per ovvii motivi, quindi
ripongo la cornice sulla mensola, lancio un ultimo sguardo a David che riposa
in pace, e dopo un cenno d'intesa io e Maggie lasciamo casa Smith. In auto Maggie riassume quanto Elizabeth
Groove le ha raccontato circa lo smarrimento di cui e' preda, ora che si
ritrova a gestire la baracca, un'azienda in declino, come ha sostenuto, troppi
costi e pochi guadagni. In tutta confidenza le ha svelato che una grande
compagnia petrolifera, qualche anno fa, ha offerto un bel gruzzolo a David per
l'intera tenuta, ma lui aveva sempre rifiutato, convinto che le cose sarebbero
andate meglio. Ribatto che era davvero possibile vi fossero dei giacimenti di
oro nero in quella zona. Maggie dice che Elizabeth sarebbe disposta a trattare,
in previsione di una tranquilla vecchiaia, anche se suo padre George e David non
sarebbero stati della stessa opinione.
Non svelo a Maggie la mia conversazione con Joe, non si tratta di
egoismo professionale, e' solo rispetto verso le sue confessioni. Il mio scetticismo con lui era forzato, credo
nei suoi sospetti, credo nelle sue parole. Un intrigo complicato. Giunti in
citta' lascio Maggie sotto casa e corro in redazione a comporre l'articolo per
il giorno seguente sulla morte di David Smith.
"E' un giorno di
lutto per la citta' e per la nostra Regione, che ieri hanno perso un grande
pioniere dell'imprenditoria agricola, fonte di benessere per numerosi
cittadini, per l'economia locale e per i grandi valori etici e sociali che ha
saputo trasmettere nel corso della sua esistenza. Ci ha lasciato David Smith,
in silenzio, come giunse in questa citta', portando con se i migliori ricordi
della sua vita a Owensboro e, forse, i misteri che, ancor oggi, nessuno ha il
coraggio ne' di affrontare ne' di svelare. Smith partendo dal basso, ha
rivoluzionato la concezione del fare impresa a livello locale con oggettivi
riflessi in tutto il territorio regionale e nazionale, affrontando tematiche e
vizi nostrani con forza e decisione, superando gli innumerevoli ostacoli che un
ostinato provincialismo bigotto ha di volta in volta posto sul suo cammino. Con
la moglie Elizabeth hanno sfidato i sentieri piu' ardui e le conquiste, non
sempre riconosciute quali alti valori aggiunti dalla nostra comunita',
risiedono nella profonda trasformazione che il loro pensiero e la loro azione
quotidiana hanno saputo generosamente tracciare in questa terra. David Smith
muore durante il sonno, a 62 anni, in condizioni di serenita' mentale e fisica.
Il referto medico, redatto dal medico curante Dott. Anthony Clavey, individua le cause in una probabile ischemia
cerebrale prodotta da un brusco rialzo di pressione arteriosa. Per la sua
patologia, comune a molte persone della sua eta', egli era un
farmacodipendente. Lascia la moglie Elizabeth, il fido Joe Slim, suo braccio
destro nella gestione dell'azienda e l'affetto di tutti i lavoratori stagionali
e non, che hanno contribuito al suo sviluppo economico."
Owensboro 25 ottobre 1977 Dick Zimmerman
L'articolo va in stampa
senza alcuna correzione, anzi, nessuno ha ritenuto opportuno leggerlo,
direttore compreso, non so se per smisurata fiducia in cio' che scrivo o per
mal riposta indifferenza, suppongo per la seconda ragione. Comunque sono certo che vi saranno reazioni serie a quanto ho
affermato, perche' ho forzato taluni codici di correttezza comportamentale con
lo scopo di dare una scossa a questa citta'
cosi' accogliente ma che in fondo ha i suoi scheletri nell'armadio. Dopo le confidenze di
Joe, era solo un atto dovuto. Esco
di casa nel primo pomeriggio dopo un sonno profondo, corro in redazione, entro
con evidente affanno, c'e' una atmosfera
pesante, i colleghi sono stranamente seri, stampanti e squilli
telefonici echeggiano in sottofondo, penso che il mio articolo abbia sortito
qualche effetto ma non immagino cosa esattamente aspettarmi, di certo un
colloquio col direttore. Busso alla sua
porta, la apro e la richiudo come sempre ma Miss. Jackson mi urla di entrare. Varco la soglia, mi scruta
con aria minacciosa, prendo posto, so gia' cosa vuole dirmi Miss. Jackson, lei
mi interrompe, si ritiene offesa e parla a nome della la cittadinanza intera.
Esige giustificate ragioni per le parole
offensive rivolte alla sua comunita'. Spegne con stizza il grosso sigaro ed
incrocia le braccia in attesa di spiegazioni.
Il direttore del Nation Time e' un osso duro, una donnona che occupa
quella sedia a buon diritto, ha assistito alla nascita del giornale, fianco a
fianco con Mr. Grant, ha collaborato con dedizione e fedelta' e conosce vita morte e miracoli da trent'anni
a quella parte di gran parte della popolazione. Naturalmente sa anche della
vita di Smith, sebbene sia piu' giovane
di lui, soprattutto perche' Mr. Grant ha
provveduto costantemente a rifocillarla circa gli avvenimenti sulla generazione
precedente la sua. Vuoto il sacco,
racconto dei presentimenti di Joe, degli incidenti occorsi a Smith, di cui
anche lei e' a conoscenza, delle diverse interviste ai dipendenti di Smith,
fatte di volta in volta nel corso degli anni e di come risultasse limpido il
suo comportamento e della grande contraddizione sul lento ma inesorabile
declino dell'azienda di Smith. Miss.
Jackson ribatte che con le chiacchiere
su Smith ci si potrebbe scrivere un romanzo e che cio' non giustificava affatto
la mia iniziativa. In quell'istante squilla il telefono, dal centralino
annunciano una chiamata per Miss. Jackson dal posto di polizia, e' Maggie, dice
che e' stato trovato il cadavere di Joe Slim poco distante da casa Smith col
cranio sfondato ed evidenti tracce di percosse, forse torturato per vendetta, ora sono in corso le indagini. Le
cose si complicano, Miss. Jackson e' stata la prima persona a cui ho nominato Joe dall'ultima conversazione
avuta con lui, quindi solo qualcuno presente
in casa Smith poteva averci visto parlare insieme la sera precedente e poi,
leggendo l'articolo pubblicato sul Nation Times, avrebbe concluso che Joe aveva
aperto i rubinetti, quindi, sentitosi scoperto, non ha perso tempo e l'ha
ucciso. Miss. Jackson tace, poi sbotta
con furia, Owensboro e' sempre stata una cittadina tranquilla, un oasi di
civilta', cosa sta accadendo ora? Le stupide insinuazioni di un giornalista
principiante hanno causato un omicidio. Non sarebbe finita li', afferma. Joe
Slim e' stata la prima di una serie di future vittime, non so chi e quanti
altri ancora cadranno per questa faccenda, ma l'equilibrio si e' rotto. Si e'
rotta l'omerta', ribatto io, e se questa cittadina tranquilla preferisce vivere
nell'ipocrisia di un apparenza civile che nasconde barbarie, meglio cosi', la
vita di Joe sara' servita a qualcosa, ammesso che sia il solo ad averla persa
fin ora, in questa dannata guerra silente. La missione del giornalista, per
quanto sia principiante, e' informare la gente per bene sul destino delle tasse che pagano, sugli intrecci che covano e
compromettono i loro interessi, e' sbattergli in faccia la verita', perche' aprano entrambi gli occhi
e le orecchie e perche' li aiuti a
distruggere pezzo per pezzo il muro che lei tanto difende. Esco dall'ufficio
del direttore, gli occhi dei colleghi mi sono addosso, raggiungo la mia
postazione, afferro un fascicolo, la Rolley e scappo di corsa a Casa Smith. Due
auto della Polizia sono ferme all'ingresso del viale, un agente mi blocca, rallento
e mi faccio riconoscere esibendo il tesserino, proseguo, altre auto in fila
lungo il sentiero, due decessi in ventiquattro ore saranno duri da sopportare
per Mrs. Smith. L'agente di guardia all'ingresso dell'abitazione non mi
permette di entrare, l'ispettore Bloom sta interrogando, chiedo informazioni
circa il rinvenimento del cadavere di
Joe, l'agente mi indica il luogo, c'e' la scientifica per le
rilevazioni, il medico legale e il magistrato di turno. Joe e' coperto da un
lenzuolo bianco, scatto qualche foto, tracce di sangue ovunque sul terreno,
arriva l'auto funebre e caricano il corpo diretto all'obitorio. Joe, potrai mai
perdornarmi, potrai mai dimenticare questa citta' e le sofferenze che ti ha
causato, e' finita, non hai altro da dire ora ne' altro da temere, spero che il
tuo sacrificio non sia stato vano e che i bastardi che ti hanno ridotto in
quello stato siano giustiziati al piu' presto. Avvicino
il giudice e lo informo su quanto accaduto nelle ventiquattro ore precedenti.
Gli spiego che dalla conversazione avuta con Joe Slim non e' emerso nulla di
significativamente importante, se non le sensazioni sue e di Mr. Smith, circa
la non casualita' di coincidenze che di volta in volta mettevano a rischio la
vita di Smith o lo danneggiavano seriamente nella sua attivita' d'impresa. Joe non ha fatto nomi, non ha voluto fare
nomi, e non si e' mai rivolto alla Polizia perchè sentiva di non essere
credibile per il colore della sua pelle e quindi senza
adeguate protezioni. Lo informo
dell'articolo scritto la notte precedente e porgendogli il giornale gli segnalo
la pagina in cui si trova. Sono certo che la morte di Joe e' dipesa da
quest'articolo. Il giudice Gregor
Mc.Connelly legge con attenzione, mi guarda e mi avvisa che potrei essere
coinvolto in questo caso in qualita' di imputato corresponsabile e non di
semplice testimone, poi chiama la scientifica ed il medico legale ed affida
loro anche il corpo di David Smith, ancora nella camera ardente allestita
all'interno dell'abitazione. Entro in casa Smith insieme al giudice,
l'ispettore Bloom sta concludendo l'interrogatorio ad Elizabeth Groove. In casa
vi sono altre persone, gli intimi piu' cari di David Smith e Joe Slim. Noto fra
loro un volto gia' visto, la ragazza della foto, si e' proprio lei, non piu'
serena come il mattino precedente ma ugualmente bella, vorrei raggiungerla,
penetrare i suoi occhi ancora, conoscerla e capire chi e' , ma la situazione e'
delicata, ogni azione o parola potrebbe assumere significato diverso percio' resto immobile. Anche lei mi nota, mi
riconosce, lo capisco dal modo in cui mi
guarda, sembriamo complici di un banale incontro segreto. Il giudice informa i presenti della
necessita' di traslare la salma di David Smith presso l'obitorio dell'ospedale
dove sara' praticato l'esame autoptico, insieme al cadavere di Joe Slim, e solo dopo i risultati delle indagini,
potranno essere celebrati i riti funebri.
L'ispettore Bloom rimane interdetto, dopo aver interrogato tutti i
presenti sulle circostanze misteriose della morte di Joe Slim, non aveva alcun
elemento sospetto che ponesse in relazione la morte di Smith con quella di
Slim. Anche Elizabeth Groove
impallidisce e tutti i presenti bisbigliano fra loro, increduli del fatto che
in breve tempo la morte di David fosse divenuta il caso Smith. McConnelly
avvicina l'ispettore Bloom e lo aggiorna sulle mie recenti rivelazioni. Bloom
mi fissa con malcelato disprezzo, mi raggiunge e mi ordina di seguirlo in
centrale per chiarimenti su quanto gia'
comunicato al giudice. Dico all'ispettore
che l'avrei raggiunto piu' tardi, curioso di conoscere la ragazza della foto,
ma Bloom minaccia di arrestarmi se non faccio cio' che dice. In centrale, siedo in attesa che Bloom
impartisca ordini e che legga il bollettino delle chiamate recenti. In sala
d'attesa siamo in due, c'e' uno sbronzo con quattro cenci sporchi che stenta a
star sveglio, si avvicina barcollando, mi riconosce, e' a conoscenza dei fatti
accaduti, le voci girano in fretta in provincia. Con parole biascicate mi
racconta di aver lavorato per Smith anni addietro, di aver conosciuto Joe,
brava persona, poi accenna alla malafede di un contabile impiegato in azienda,
un losco mercenario che, secondo lui, cedeva informazioni all'esterno. Gli chiedo che tipo di informazioni, non lo sa,
dice solo di averlo visto spesso, in citta', con dubbi individui, gente ben vestita, decorati da auto di lusso e
belle donne. D'improvviso dalla hall
s'introduce Maggie, mi alzo e l'avvicino, le spiego l'evoluzione dei fatti ed
il motivo della mia presenza lì alla centrale. L'agente di turno mi chiama per
il colloquio con Bloom. Chiedo a Maggie di spremere a fondo l'ubriaco, per
conoscere tutto cio' che ricorda di Joe, di David e del periodo in cui ha
lavorato all'azienda Smith. Mi avrebbe atteso in quella sala. Ripeto
all'ispettore che Joe non ha fatto nomi e che la sua morte conferma che quei
nomi devono essere scoperti. Bloom precisa che quello e' un compito loro, poi
chiama il Giudice McConnelly e chiede un mandato di sospensione della mia
attivita' di giornalista, a titolo di
cautela per le indagini in corso. Mi ribello contestando che quel tipo di
atteggiamento era di stampo fascista. L'ispettore replica che si tratta solo di
una misura cautelare a garanzia della mia stessa sicurezza, invitandomi a non
peggiorare la posizione gia' incerta. Infine mi congeda pregandomi di non
lasciare la citta'. Raggiungo Maggie in
evidente stato di rabbia, lei ha appena finito di interrogare l'alcolizzato,
quindi lasciamo la centrale. In auto la informo sul colloquio avuto con Bloom,
concludendo che se mi tarpa le ali con
la richiesta di sospensione, le ragioni possibili da considerare sono due:
Bloom e' davvero preoccupato per la mia incolumita', quindi rischio la vita perche'
la partita in gioco e' molto alta oppure Bloom e' solo preoccupato della
mia presenza ingombrante, e qui mi fermo
per non insinuare un dubbio disgustoso. Ci salutiamo veloci, io vado a casa a
sviluppare le foto di Slim, lei scappa in redazione. In camera oscura procedo
come un rito religioso allo sviluppo dei negativi ed alle stampe delle foto
scattate a Joe Slim. Gradualmente le immagini prendono forma una ad una, le
ingrandisco ancora per notare ogni dettaglio. Joe giace sotto il lenzuolo
bianco, tutt'intorno le tracce di sangue, dalle panoramiche si comprende che il
corpo e' stato dapprima adagiato poco distante e poi trascinato per qualche
metro fino al suo posto attuale, gia' cadavere. Dall'autopsia si capira' a che
ora e' avvenuto il decesso. Scelgo la copia da pubblicare, la asciugo per bene
con il phon e raggiungo Maggie. Al giornale cerchiamo di fare il punto della
situazione. Maggie mi aggiorna circa le informazioni tratte dal vagabondo. Si
chiama George Green, ha trascorso una vita di stenti, lavori saltuari, tra cui
un paio di stagioni da Smith di cui l'ultima volta risale a cinque anni fa.
Green ricorda la presenza di un contabile sospetto, ma non sa altro, il nome
e' Sutherland o qualcosa del genere.
Circa David Smith, l'ha ricordato come un uomo corretto, magnanimo e serio, tutto
d'un pezzo e forse con qualche segreto di troppo. Annoto il nome dei due dipendenti, Green e
Sutherland, per verificarne la posizione sanitaria, il numero di iscrizione
presso l' elenco regionale dei lavoratori ed i nominativi sui registri di David. Soprattutto devo
sapere se Sutherland era presente la sera prima in casa Smith. In quell'istante
ci raggiunge Miss. Jackson, il direttore, e mi informa del fatto che e' stato
emesso il mandato di sospensione della mia attivita', io la ringrazio della
premura anche se gia' al corrente. Aggiunge che vorrebbe essere aggiornata
sugli sviluppi della faccenda. La tranquillizzo perche' tutto e' sotto
controllo, benche' non dovrei essere li'. Le prometto l'articolo nell'arco di
mezz'ora, premesso che portera' la sua firma, Annie Jackson. Lei si
indispettisce appena ma non parla,
capisce che deve farlo.
"Nelle campagne non
molto distanti dalla tenuta di David Smith, e' stato rinvenuto il corpo
martoriato del povero Joe Slim, fidato collaboratore dell'imprenditore, nonche'
depositario della sua memoria storica in questa citta'. Slim, in occasione
della morte di David Smith, aveva espresso preoccupazione in via
informale per i numerosi incidenti occorsi alla sua attivita' imprenditoriale
nel corso degli anni trascorsi. Si tratta di
fortuite coincidenze negative che hanno segnato il destino, e
dell'azienda, e del sig. Smith, mai denunciate per la loro natura sin qui ritenuta casuale. Il
decesso di Slim risale al tardo pomeriggio di ieri e sono in corso le indagini
da parte della magistratura. Per diretta affinita' alla morte di David Smith,
avvenuta l'altro ieri per supposte cause naturali, il giudice McConnelly ha disposto l'autopsia
per entarmbi i cadaveri. Ci si interroga sui misteri che hanno provocato
l'improvvisa frattura della calma apparente della citta'. Un quadro inquietante
si profila alle spalle dei fatti accaduti. La Polizia che conduce le indagini
mantiene il riserbo, si attendono gli esiti degli esami autoptici e, nel
mentre, la cittadinanza intera e' invitata
a riferire eventuali informazioni che possano fare maggiore chiarezza sul
triste evento" Owensboro, 26 ottobre 1977 Annie Jackson
Miss. Jackson da' l'OK per
la stampa del trafiletto. E' quasi l'alba, io e Maggie siamo stanchissimi, le
suggerisco di riposarsi, ci saremmo poi incontrati quella sera stessa in
redazione. Nel giro di quarantotto ore
la mia vita e' cambiata come non
accadeva da dieci anni. Mi stendo sul sofa' dell'ufficio di
rappresentanza per qualche minuto, la mente e' affollata da un vortice
incessante di immagini e suoni al punto
che non riesco piu' a discernere
la veglia dal sonno. Mi attendeva
un'altra dura giornata. Procedo in auto verso casa Smith. Dall'orizzonte mi
colpisce il primo raggio di sole, donandomi le energie necessarie a star
sveglio, ne ho bisogno come la terra
dell'acqua. La strada vuota ricorda uno
di quei film di fantascienza in cui il protagonista e' il solo sopravvissuto.
Miglia e miglia senza incrociare anima viva.
Al distributore il benzinaio con cortesia mi riporta alla realta',
riempio il serbatoio ed ancora caffe' giu' nello stomaco. Svuoto il posacenere ormai saturo quanto me,
un odore misto di tabacco e nicotina
bruciati penetra le narici. Rimetto in
moto, di nuovo solo a macinare asfalto.
Elizabeth Groove mi accoglie sorpresa. Chiedo che quella visita resti
fra noi , acconsente e quindi subito si rende disposta a rispondere circa le
mie curiosita'. E' lei stessa ad aprire il discorso, parlandomi della ragazza
della foto. Mi racconta di non averla mai conosciuta prima, che e' giunta
dall'Europa presentandosi come la figlia di un cugino di David, e la foto ne
era la prova. La vecchia Elizabeth si alza e la prende, indicandomi il padre
della ragazza, Albert, in posa inginocchiato al fianco di David, entrambi
ragazzini. La ragazza, l'unica discendente
sopravvissuta, sarebbe stata felice di conoscere David, anche per avere
ulteriori notizie sulla famiglia
Kieslowsky, il loro vero nome. Infatti, quando David lascio'
l'Europa e giunse ad Ellis Island, si
dichiaro' all'ufficio immigrazione come Mr. Smith. Il resto della famiglia fu
decimato dalla guerra. Resto immobile rapito dal racconto, mentre Elizabeth
trattiene le lacrime a stento. Si chiama Cecile ed ha portato con se alcune
delle lettere che David ed Albert si scrivevano. Inoltre ha lasciato una
piccola medaglia, un affetto di famiglia. In foto si nota che i cugini ne
avevano una entrambi, appese al collo, ma quando David lascio' l'Europa, dono' la sua al cugino il quale a
sua volta la dono' a sua figlia Cecile. Ora lei indossa quella del padre,
percio' ha inteso restituire l'altra a
David. Il destino beffardo ha voluto che lui morisse proprio al suo arrivo.
Elizabeth me la porge, la guardo con attenzione, e' d'oro e riporta il nome di
David, e' un po' consumata dal tempo, e
sul retro c'e' una stella a sei punte. Chiedo di leggere la corrispondenza,
Elizabeth mi rivela di aver gia' letto
tutto senza scoprire grandi segreti,
solo ricordi affettivi. Me le consegna
avvisandomi che tiene a riaverle.
Le chiedo poi dove sia ora Cecile,
crede sia gia' partita per New York, dove si sarebbe fermata per qualche
giorno, per poi fare ritorno in Europa. Dannazione, non l'avrei rivista piu' a
meno che non avessi trasgredito l'ordine di Bloom di restare in citta'. Le
chiedo di Sutherland, chiedo di sbirciare i registri contabili di David
per capire meglio chi fosse quell'individuo. Elizabeth non ricorda, non si
oppone alla richiesta ma non e' certa che sia giusto consentirmi di frugare nel
passato di David. Le ricordo che sto cercando di comporre un mosaico da cui
potrebbero emergere fatti importanti, fatti che darebbero senso a tante vicende
rimaste inspiegate. Lei obietta che gia' le autorita' stanno indagando su
quanto accaduto e che, pur conoscendo bene me e la mia buona fede, non e'
sicura di fare bene. Mi conduce nell'ufficio di David dove sono custodite le
scritture contabili dell'azienda, ne traggo il registro dei lavoranti e con
l'indice puntato scorro uno ad uno i nominativi di coloro che hanno prestato
collaborazione a Smith nel corso degli ultimi sei o sette anni. Eccolo, Alfred
Sutherland, contabile, poi cerco Green
il bracciante, c'e' anche lui, annoto
l'indirizzo ed altri riferimenti, ripongo il registro e faccio a Elizabeth l'ultima domanda decisiva:
Alfred Sutherland, era presente in questa abitazione il giorno in cui David e'
morto ? Elizabeth pensa, confessa di non ricordare quell'uomo, le spiego che ha
lavorato alla Smith Ltd. per un anno intero, come contabile, e che
probabilmente era un frequentatore abituale di casa sua. Nulla da fare, la
memoria di Beth e' una pagina che David ha imbiancato prima di partire. In citta' mi reco presso l'Ufficio del
Lavoro per il controllo delle posizioni dei due dipendenti di Smith, i numeri
d'iscrizione coincidevano con quelli riportati sui registri di David, Alfred Sutherland risulta attualmente
titolare di un locale notturno a New York, Green e' ancora in citta', come dal
nostro incontro della sera precedente. Il fatto che Sutherland viva a New York
e lavori per conto proprio, escluderebbe in prima analisi il suo coinvolgimento nell'assassinio di Joe
Slim, ma le rivelazioni di Green non sono da scartare. In fondo non
tutti hanno la possibilita' di ribaltare la propria vita cosi' come
Sutherland ha fatto, abbandonare la realta' di impiegato qualunque per entrare
nel mondo degli affari nella grande mela. L'ultima tappa e' il consorzio dove
Smith lavoro' per ben cinque anni. Il vecchio Bill Diamond ha i capelli
argentati, e' un vecchio impiegato che ha trascorso la vita intera in quel
magazzino e conobbe Smith in quel periodo.
Quando c'era lui al consorzio le cose marciavano bene, poi si uni' a
Elizabeth Groove e una volta divenuto proprietario della tenuta Groove si
aggiudico' le maggiori commesse di farina e tabacco per la guerra del Vietnam.
Questo e' uno dei motivi per cui non era proprio ben visto, anche se la sua
correttezza era formalmente esemplare. Ha stretto eccellenti alleanze con
Washington, ricevendo privilegi e finanziamenti, suscitando invidie e forse
anche l'attenzione della mafia. Qui lo
interrompo per entrare meglio nell'argomento. Gli chiedo se avesse mai
sospettato di Smith quale referente mafioso o, semmai egli avesse subito
ricatti o estorsioni. Risponde seccato di no. Poi riprende il suo lavoro
pregandomi di andare via. Quando si affrontano sentieri impervi, il cammino si
fa duro e faticoso, i tabu' son barriere mentali a cui la gente s'arrende ancor
prima di affrontarle. Seduto al mio posto di combattimento, vedo Mr. Grant che
entra in redazione, sfodera il suo consueto sorriso ed i colleghi giornalisti
lo accolgono entusiasti. La sua veneranda eta' lo rende amabile piu' di quanto
sia in realta'. Timothy Grant ha
iniziato presto, sbarbato giovincello ha preso le redini delle industrie di
famiglia, edilizia abitativa, e da li' tutto il resto, inclusa la stampa. Ha
inoltre ereditato gli agganci giusti ai cardini della politica regionale, con
cui si e' spianato il percorso. Mi alzo, procedo nella sua direzione e lo
saluto porgendogli la mano. Mi ammonisce
appena riferendosi alla sospensione comminata dal Giudice su richiesta
dell'ispettore Bloom poi mi tranquillizza con la promessa che avrebbe usato la
sua influenza per pianificare l'incidente. Rispondo che non preferisco
riabilitarmi per vie traverse, avrei atteso con pazienza che il tempo
riscattasse la mia dignita' professionale, umiliata in quel modo da un
dispotico tutore della legge. Grant sorride, apprezza molto il mio stile ma la
sua visione e' radicalmente diversa; pensa che in fondo siamo tutti dei pesci
impauriti, chi piccolo chi grande, e che viviamo tutti nello stesso acquario,
senza grandi alternative; e' necessario,
secondo lui, cercare sempre la mediazione, il compromesso, al fine di
assicurare a tutti una vita dignitosa e decorosa. "Il compromesso" e'
una misura variabile, rispondo io, si
tratta di stabilire quali siano i limiti accettabili per non tradire le
conquiste di civilta' pregresse. Grant
mi fissa negli occhi per qualche istante, poi si dirige da Mrs. Jackson, chiusa
nel suo ufficio. Passa mezz'ora e
squilla l'interfono, il direttore mi convoca, busso alla porta ed entro, siedo
alla scrivania al pari di Grant. Al lato opposto Miss. Jackson mi chiede di aggiornarla sul caso Smith, spiego
che siamo in attesa dell'autopsia dei cadaveri e che nel mentre sto
raccogliendo informazioni riguardo la morte di Joe Slim. Con fare paterno, Grant, mi suggerisce di
lasciare il caso ad un collega, a suo vedere il mio temperamento gioca a
discapito di interessi collettivi, mi sento profondamente offeso ma incasso il fendente
con espressione decisamente neutra.
Ribatto che ufficialmente non sarei tenuto ad occuparmene ne' ad essere li' in quell'istante, per via della
sanzione. Miss. Jackson prende la palla al balzo e mi consiglia una boccata di
ossigeno con qualche giorno di riposo. Confesso che ne avrei bisogno, ma
l'ordine di Bloom di non lasciare la citta'
non lasciava grandi scelte. Grant afferra la cornetta del telefono,
chiede al centralino la linea della centrale di Polizia e poi cerca di Bloom,
in breve l'ispettore risponde, nasce un colloquio cordiale, da cui Grant
esordisce chiedendo a Bloom che la restrizione della mia liberta' di movimento era un'insulto al suo giornale,
che conta su collaboratori di provata professionalita' e correttezza. Chiede che io sia liberato con effetto
immediato da quella ingiunzione, ed ottiene il suo favore soddisfatto,
riattacca il telefono e con un grande sorriso, Grant mostra fiero la sua
dentiera e mi informa di essere tornato libero senza alcun limite. Lo ringrazio
perche' ne ho assolutamente bisogno,
quindi saluto Miss. Jackson e mi congedo educatamente. Appena fuori informo Maggie della mia prossima assenza. Tre,
quattro giorni, non so ancora che faro' e dove andro', forse non tornero'.
Maggie mi fissa profondamente ferita, mi
chiede di informarla costantemente, e'
consapevole piu' di me di come avrei
impiegato quel tempo. Maggie nutre affetto ed ammirazione per me, e' bella,
intelligente, lavoriamo bene insieme ed e' appassionata quanto me. Ho spesso
pensato che la vita di coppia puo' rappresentare, a seconda dei casi, una gabbia in cui si assiste gradualmente al
processo di invecchiamento reciproco in maniera passiva, oppure un luogo di
ampia liberta' in cui le energie dei partner si fondono come due atomi
radioattivi e danno vita ad una reazione nucleare a catena senza fine e sempre
piu' potente. Nei miei pensieri Maggie sostava al centro delle due alternative
e forse questa sua collocazione mi teneva distante dai suoi sentimenti.
All'areoporto chiedo un biglietto di sola andata per New York. Il prossimo volo
e' fra un paio d'ore. Siedo in sala d'attesa ed il volto di Timothy Grant
appare in visione sullo schermo mentale occipitale del mio cervello. Il suo
sorriso plastificato incute una sorta di diffidenza e gli occhi appaiono
come due microcamere asettiche che
risucchiano tutto cio' che vedono inibendo cio' che di solito traspare dal
profondo. Ho ben compreso la sua
necessita' di isolarmi dal caso Smith. Miss. Jackson e' appena la sua
affezionata domestica e l'ispettore Bloom forse il segretario personale. Ancora
non ho coscienza del grande iceberg che andava emergendo e che forse sarebbe
rimasto per sempre sommerso. L'altoparlante annuncia il mio volo, il mio corpo
si appresta ad essere scannerizzato dal metaldetector, la mia anima e' gia' a
destinazione, in attesa del mio arrivo.
Al telefono dell'hotel in cui risiedo a New York, chiamo Maggie al giornale.
Prima ancora di lasciarmi parlare, mi avvisa che sono sotto controllo. Ha ascoltato una conversazione
telefonica fra Grant e l'ispettore Bloom, in cui Grant chiede protezione per la
mia incolumita' e Bloom gli assicura che mi incollera' un agente alle spalle.
Bene, la notizia avrebbe dovuto
tranquillizzarmi, invece l'inquietudine cresce a ritmi esponenziali. Dico
a Maggie che da quel momento in poi l'avrei chiamata solo a casa, e la prego di
informarmi su tutto cio' che mi riguarda
personalmente. Riattacco e chiamo subito un collega al New York Times, Andrew Jones.
Gli spiego di essere nella City per alcune ricerche e fisso un
appuntamento con lui per la mattina dopo al Rockfeller Center. Infine mi concedo una doccia calda, la
tensione evapora lieve, i pensieri si dissolvono e corpo e anima si riuniscono
come tuorlo e albume di un uovo divisi, quindi un sonno profondo. Andrew Jones
vive a New York da dodici anni, e lavora al New York Times dalla fine del
master in cui rimasi escluso dopo la scuola di giornalismo frequentata insieme.
Puntuali ci salutiamo in vecchio stile goliardico e prendiamo posto ad un tavolo del bar
ristorante. Con calma espongo le ragioni della mia visita. Gli spiego che ho
bisogno delle sue conoscenze per attingere informazioni su Alfred Sutherland,
titolare di un locale notturno, L'High Flight, perche' vi sono buone ragioni per credere che sia a
conoscenza di fatti relativi all'omicidio del mio amico Slim. Andrew dice di ricorrere saltuariamente a qualche
informatore in contatto con la rete, ogni giornale ha qualche piccola pedina,
come anche le autorita', ma si tratta di
circostanze estreme, in cui e' necessario muoversi con molta prudenza, ed e' un
servizio costoso. Mi consiglia
invece di chiamare il suo fidato amico
il Capitano Kevin Moore dell'FBI, assicura che e' la persona giusta per il tipo
di ricerca che sto effettuando. Annoto in fretta gli estremi sulla mia agenda
rossa e, lanciando distrattamente gli occhi intorno vedo un figuro seduto a un
tavolo poco distante che distoglie immediatamente lo sguardo da noi, capisco
che si tratta del cane di Bloom, fingo indifferenza, lancio un cenno di
complicita' ad Andrew, rievocando a voce alta i vecchi tempi trascorsi con
lui, ridendo e scherzandoci sopra.
Andrew comprende e, fantasticamente
complice, rincara la dose. Nessuno avrebbe mai sospettato che stessimo parlando
di argomenti tutt'altro che divertenti. Appena fuori dal locale do' ad Andrew
una panoramica piu' ampia della situazione, includendo il motivo della presenza di quello sbirro. Infine gli chiedo se fosse in grado di rintracciare una ragazza
a New York che si chiama Cecile Kieslowsky, giunta con un volo da Owensboro tre
giorni prima e probabilmente in partenza per l'Europa l'indomani. Sorride e mi
conforta subito considerandola cosa fatta.
Andrew torna al giornale, io prendo un taxi diretto all'High Flight.
Dall'auto seguo i movimenti dell'individuo che mi spia. E' li' che
osserva con malcelata indifferenza ed evidente provincialismo rurale. In
pochi minuti siamo all'angolo fra la West 18° e la 7° avenue. Scendo, mi guardo
intorno e prego il tassista di farsi un
giro a Brooklin, corsa pagata in anticipo.
Vedo l'insegna, sembra un locale alla moda, luogo di tendenza per pubblico selezionato,
giro intorno fingendomi turista, a quell'ora del giorno e' chiuso, ma dalle
ampie vetrate sono visibili i lussuosi
interni. Alla trattoria italiana vicino
la diciottesima mi concedo una pausa pranzo. Tiro fuori le lettere di Elizabeth
Groove dalla borsa e con calma inizio a leggerle fra una pietanza e l'altra.
Rendiconti sommari sulla fatica di sbarcare il lunario qui negli U.S.A.. David e' stato cameriere, facchino, postino,
barman, in citta' diverse come Boston, Philadelphia, Chicago, per poi dirigersi
verso mete piu' calde ed infine approda a Owensboro. Memorie sul passato trascorso in Europa, ricordi di
infanzia e adolescenza vissuti in famiglia, la legge razziale, la sofferenza,
l'umiliazione e la diaspora. Non v'e' traccia
della medaglietta che David lascia al cugino Albert prima di partire per
l'America, la stessa che Cecile ha voluto restituire a David Smith. Inoltre leggo
un periodo che mi induce a riflettere, una frase che congela tutto il tempo
vissuto in un solo attimo preciso: " Sono una persona diversa ora, porto
il segno di una piaga che mi affligge,
che mi ha rubato il sorriso e che scava la mia anima come un verme la sua
mela". Non vi sono riferimenti diretti a fatti o circostanze specifiche,
potrebbe riguardare il giorno in cui David e' partito per sempre, la sua
decisione di lasciare tutti, appare lo sfogo di una sofferenza profonda, quasi
fosse un grave senso di colpa. Il cameriere mi porta il conto, lo guardo
sbalordito per la straordinaria somiglianza con David, sara' l'effetto
delle sue lettere, oppure e'
semplicemente New York, contenitore indiscriminato di multietnicita' organica.
Giro senza fretta per le strade
trafficate, la gente calpesta i marciapiedi come un serpente gigantesco
senza capo ne' coda, di tanto in tanto alzo lo sguardo per osservare i grandi
palazzi che mi circondano, mi assale un senso di smarrimento, perdo facilmente
l'equilibrio, a tratti un forte odore di hot-dog sfila sotto il naso, prendo un
caffe', accendo un'altra sigaretta, penso alla prossima mossa. E' la volta
della regina. Torno in hotel e chiamo Andrew, che da bravo segugio di razza mi
comunica l'alloggio di Cecile Kieslowsky:
Gershwin Hotel. Lo ringrazio,
promettendo di informarlo sugli sviluppi della faccenda. Chiedo subito al
centralino dell'hotel in cui risiedo il numero del Gershwin, quindi chiamo e
cerco di Cecile, mi dicono che e' fuori, lascio un messaggio col mio recapito,
ed infine contatto il Cap. Moore. Risponde personalmente, mi presento quale
vecchio amico di Andrew e gli chiedo un incontro, si dichiara disposto a
raggiungermi entro un paio d'ore.
Passano venti minuti ed il telefono squilla, Cecile ha ricevuto il
messaggio e chiede di me, chi fossi e cosa volessi. Le rinfresco la memoria, la
foto perduta, Elizabeth Groove, lo zio David. Sorpresa di ascoltarmi il suo
tono si illanguidisce, l'accento europeo la rende leggera e delicata, le dico
di essere anch'io nella City e che ho bisogno di vederla per alcuni dettagli da
approfondire circa le morte di David e Joe. Non si fa pregare, propone la cena
insieme ed io confermo l'appuntamento al Gershwin alle otto. Dal centralino
dell'hotel mi annunciano il Cap. Moore in attesa nella hall. Scendo in fretta,
mi presento e lui, per la stima che
nutre per Andrew, si dichiara felice di conoscermi, poi introduco il motivo dell'incontro. Moore sostiene
di conoscere l'High Flight come un locale "pulito", paga puntualmente
le concessioni ed osserva i regolamenti locali. Mi chiede tempo per acquisire
informazioni personali sul titolare. Per intanto cerchiamo di studiare un piano
che possa stringerlo al muro. E' necessario un approccio diretto, da cui trarre
elementi che lo inchiodino. Mi consiglia un registratore portatile di piccolo
formato, cosa che gia' possiedo, e una giustificazione valida per avvicinarlo
senza destare sospetti. Suggerisco che l'amica Cecile potrebbe aiutarci
nell'impresa e lui condivide pienamente, il fascino femminile e' sempre un
ottimo argomento e quasi mai induce alla diffidenza. L'intento e' creare un
area in cui Sutherland si muova sicuro, se e' colpevole, sara' lui stesso a
tradirsi. Nella hall del Gershwin Hotel, il portiere mi ha gia'
annunciato, Cecile sara' presto qui.
Un'atmosfera di quiete permea l'ambiente, in sottofondo si avvertono le
note del grande pianista che da' il nome all'hotel. L'ascensore arriva, si
aprono le porte, Cecile appare in tutto il suo splendore, leggera e
incantevole, veste abiti semplici in cui il corpo sinuoso traspare sexy e
provocante. Le vado incontro e lei con scioltezza si presenta, sicura di se,
morbida e decisa, senza sbavature, fluida e spontanea come l'acqua di una
sorgente. Il suo atteggiamento mi inibisce per un istante, riacquisto fiducia, lei incalza, la timidezza
le e' estranea, conversa con gestualita' disinvolta, sembriamo amici di vecchia
data, mi chiede come fossi riuscito a rintracciarla, mi appello al segreto
professionale, anche per non inserire Andrew nella competizione. I suoi occhi
mi scrutano curiosi, d'improvviso mi sento nudo di fronte a lei, tutte le
corazze psicologiche vacillano e non
bastano a far fronte alla sua capacita' di insinuarsi sotto pelle. Ricorro alle
cellule immunitarie, le chiamo a rapporto come se un esercito di invasori
stesse occupando il mio corpo, a tratti avverto il calore eccessivo del sangue
che ribolle all'interno, in sala operativa mi dicono che tutto e' sotto
controllo. Al tavolo dello Zen Palate, un ristorantino giapponese a Union
Square, mi sento a mio agio. Cecile racconta di se', lavora per una agenzia di
viaggi internazionale, vive sola, ama la fotografia e l'arte, viaggia spesso
per lavoro ed e' di gusti semplici e raffinati. E' convinta che l'abbia
rintracciata per conoscerla, cio' mi imbarazza per quanto ho in mente di
chiederle, eppure non le nascondo che il suo volto si era impresso nei miei
pensieri come una foto segnaletica,
catalogata ed archiviata nella sezione ignoti da non dimenticare. Senza
precipitare, a poco a poco introduco l'argomento di David e Joe, il suo
interesse mi spinge maggiormente nei dettagli, spiegandole per filo e per segno
tutti i passaggi che mi hanno condotto sin li'.
E' daccordo a collaborare perche'
sia fatta luce sui misteri che avvolgono le morti dello zio e di Joe Slim.
Ammutolisce quando le chiedo della frase
scritta nella lettera che David invia al cugino, con timbro postale del maggio
1941. Confessa di non aver mai attribuito significati reconditi a quelle
parole. Semplicemente rispecchiavano la grande sofferenza dovuta al distacco,
alla nostalgia, quindi, secondo Cecile, la frase e' riferita di certo al giorno
della partenza dall'Europa. La rileggo ancora
" Sono una persona diversa ora, porto il segno di una piaga che mi affligge, che mi ha rubato il sorriso e che
scava la mia anima come un verme la sua mela". Cecile conclude che era troppo piccola, sei
anni appena compiuti, alla morte del
padre Albert, per comprendere semmai vi fossero misteri che riguardavano i due
cugini. Albert Kieslowski e' morto nel 46, ed e' stato l'ultimo vivente della
famiglia in Europa. Ricorda poco di lui e cio' che le rimaneva era la grande
foto di famiglia con qualche suppellettile, fra cui le lettere e la medaglietta
col nome di David inciso. Una volta cresciuta, ha deciso di conoscere lo zio
David, per ricostruire la storia della
famiglia ed avere un riferimento piu' concreto che le desse quel senso di
appartenenza di cui era stata privata in eta' precoce. Purtroppo non ha fatto
in tempo. La conversazione si infittisce, domande, spiegazioni, ipotesi non
considerate o deduzioni illogiche, punti oscuri e misteri di provincia. Le
conclusioni non divergono dalle mie personali deduzioni. Dopo cena decidiamo di
bere qualcosa all' High Flight, avremmo annusato l'ambiente e cercato di
indagare su Alfred Sutherland. Il locale e' ben nutrito, il volume alto della
musica night dancing pervade l'ambiente,
io e Cecile troviamo un angolo appartato, da cui trarre informazioni utili.
Gente facoltosa tutt'intorno, i camerieri corrono su e giu' con le portate.
Ordino da bere, Cecile sorride, siamo due turisti europei con tanta voglia di
vivere. La lauta mancia che lascio alla prima ordinazione ammorbidisce il
cameriere che si confida spontaneamente sulle condizioni di lavoro, sui turni,
le ferie e sui conflitti che acuiscono i rapporti col proprietario. Da' a
intendere che a New York lo schiavismo e'
ancora vivo. Senza che chiedessi, accenna col capo ad una persona poco
distante da noi, riconosco Sutherland,
ricordo di averlo incrociato in casa Smith o per le strade di Owensboro, e'
molto piu' raffinato e distinto di allora ma riconoscibile. Alla seconda
ordinazione segue altra ricompensa, il cameriere si affida totalmente alla
nostra allegria, e' italiano, sembra ben inserito ma consiglia di non legare
con certa gente, poi, senza farsi notare
da Cecile, fa un gesto esatto, sfila il pollice lungo il perimetro visibile
della sua gola socchiudendo gli occhi. Rido di gusto alleggerendo la portata
del messaggio, Cecile e' ignara e non intendo allarmarla, anche il cameriere
scoppia in una fragorosa risata, quinda ci lascia. Il mio sguardo si ferma su
Cecile, non riesco a trattenere l'irrefrenabile impulso, la bacio e lei si
lascia andare dolcemente. E' quasi l'alba, sono soddisfatto ed al contempo
inquietato da come si e' svolta la serata. Scorgo di nuovo lo sbirro di Bloom,
e' riuscito a pedinarmi fin li'. Con
Cecile torniamo al Gershwin, mi invita su da lei, e' piu' bella che mai, la desidero davvero. In
ascensore le nostre labbra si incontrano ancora, si mordono, si lisciano, in un
sapore misto di alcol e fumo. Due ospiti in attesa al piano superiore ci scoprono e sorridono, usciamo incuranti di
loro e percorriamo il corridoio, prede entrambi del desiderio viscerale di
possederci. Chiudo la porta ed il buio ci avvolge complice, il silenzio e'
appena violato dai respiri profondi, da fuori un neon azzurro rischiara la pelle liscia di Cecile, siamo in completa
simbiosi epidermica, nudi e aggrovigliati nel blu (tangled up in blu), volando
sempre piu' in alto e poi giu' in picchiata ed ancora su fino alle vette dove
l'ossigeno manca, fiato, e lungo le vallate dove la natura e' piu' selvaggia,
senza limiti, un fascio di nervi contratto fino all'esasperazione e poi la
morte bianca, fluttuando nel vortice del tunnel sino all'orizzonte degli
eventi, oramai senza controllo, ecco la distesa infinita in cui planiamo
soddisfatti. Sono le dieci del mattino,
ho lasciato Cecile che dormiva ancora. Al telefono del mio hotel, cerco di
contattare Maggie, ma forse dorme anche lei. Insisto invano. Appena riattacco
l'apparecchio squilla, e' il Capitano Moore che mi informa del suo arrivo
imminente. Una doccia veloce e ci incontriamo nella hall. Ci sono novita', da
Owensboro e' giunto un cablogramma in cui si chiedono informazioni su
Sutherland. Consultando gli archivi dell'FBI, Moore scopre che Alfred e'
segnalato come probabile soggetto appartenente ad una setta razzista collegata
al White Power, a sua volta sospetta di avere intrecci con il circuito del Ku
Klux Klan e dei seguaci del neo-nazismo di matrice tedesca. Il padre di Alfred
era un immigrato europeo, agitatore di folle in Virginia contro il Black Power,
e' stato diverse volte fermato e rilasciato, poi ha messo radici a Owensboro.
Alfred e' cresciuto con l'imprinting del padre, educato alla lotta contro i
neri ed i bianchi poveri, quindi un possibile sospettato per i casi Smith e
Slim. Nessun precedente penale. Bloom seguiva la pista Sutherland, e la spia
che mi segue, di certo l'ha informato sui miei passi. Moore spiega ancora che
per quella richiesta di Bloom, il caso era ufficialmente aperto anche a New
York, col coinvolgimento diretto dei federali, poiche' l'High Flight e' nella
City, dunque avrei dovuto tenermi a debita distanza dalle investigazioni
dirette. Moore strizzando l'occhio mi lascia appena intendere che avro'
comunque modo di pubblicare qualche piccola indiscrezione. Capisco che la
prassi ha i suoi imperativi, ma la diffidenza e' il primo senso di un buon giornalista
quindi non aggiungo altro e saluto il Capitano con l'accordo di un eventuale
prossimo contatto. Finalmente Maggie risponde, e' ancora intorpidita dal sonno
ma riprende subito le sue facolta' mentali. Mi dice che un uomo e' stato
ritrovato morto, arso vivo. Nel corso della notte una banda di criminali l'ha
sorpreso dormire su una panchina nei pressi del parco di Owensboro. Le ustioni
non lo rendono identificabile ma quasi certamente si tratta di Green, lo stesso
individuo incontrato al posto di polizia, che nei fumi dell'alcool, aveva
pronunciato il nome di Sutherland.
Inoltre mi informa sui risultati delle autopsie effettuate sui cadaveri
di Smith e Slim: anche per Smith v'era la conferma di omicidio. Dalle analisi
del sangue sono state rilevate dosi massicce del farmaco da cui era dipendente,
che gli hanno provocato una tal grave ipotensione da condurlo al collasso
durante il sonno. Resto basito su quelle ultime notizie, e Maggie mi consiglia
di acquistare la copia odierna del Nation Time per leggere l'articolo di Mrs.
Jackson. Poi mi chiede ironica se
stessi impiegando bene il mio tempo, e come ci si diverte all'High Flight. Le
voci corrono in fretta, lo scagnozzo di Bloom fa bene il suo lavoro, ma non ho
segreti con Maggie. Ribatto che sebbene stessi ufficialmente in vacanza, lo
scopo della mia permanenza nella City era quello di fare chiarezza sul caso
Smith. Maggie mi saluta incupita. Un
altro delitto, molto probabilmente di stessa matrice. Green era il barbone
incontrato al posto di Polizia, in stato di ubriachezza, che confido' a Maggie
le possibili connessioni fra gli omicidi Slim e Smith con l'attivita' prestata
da Sutherland nell'azienda agricola. Gia', il mosaico prendeva forma poco a
poco, lasciando vuoti troppo ampi da colmare, e nulla sembrava fosse realmente
decisivo per una visione piu' realistica e convincente. Come poteva Smith assumere dosi massicce di
quel farmaco se ogni pillola era datata per la puntuale assunzione quotidiana,
e chi era intervenuto, se solo la moglie Elizabeth era in casa con lui e
provvedeva alle sue cure.
Dal Nation Time:
"Clamorosi sviluppi nelle indagini sul caso Smith. A distanza di circa
una settimana dalla morte di David Smith e del suo fido aiutante Joe Slim, e'
stato rinvenuto il cadavere di un altro dei suoi lavoranti, tale George Green,
il quale avrebbe prestato il suo aiuto a piu' riprese presso la Smith Ltd..
Green viveva in condizioni di estrema indigenza, vagabondava senza una fissa
dimora, spesso in preda all'alcool, ed il suo corpo e' stato trovato privo di
vita presso il parco cittadino, semicarbonizzato e con numerevoli tracce di
percosse. Per gli ultimi risultati di
cui all'esame autoptico sulla salma di Smith, il quale ha stabilito la certezza fondata che
anch'egli sia stato ucciso, attraverso la somministrazione in over dose dello
stesso farmaco che Smith assumeva per la sua patologia clinica, si pensa che
anche la morte di Green, oltre a quella di Slim, sia ad esso collegata. Gli inquirenti stanno
indagando su piu' fronti mantenendo il massimo riserbo. Owensboro d'improvviso
si trova ad affrontare un caso che ha profondamento turbato tutta l'opinione
pubblica, probablimente legato ad affari che non la riguardano esclusivamente
nel suo territorio circoscritto, bensi' che coinvolgono differenti realta'
circostanti, se non persino intrecci con gli interessi economici di New York
City. Chiunque sia in possesso di informazioni significative a riguardo, e'
invitato alla collaborazione al fine di ulteriori e piu' approfondite indagini
che facciano chiarezza sull'episodio."
Owensboro, 2 novembre 1977 Annie Jackson
Il direttore possedeva uno
stile asciutto e perentorio, e cio' nonostante, in quella circostanza, dalla
sua penna traspariva un'inquietudine strana, insolita per una giornalista della
sua stazza. Le cause andavano di certo condotte al clima di apparente serenita'
che la cittadina aveva vissuto per lungo tempo, improvvisamente infranto dagli
eventi piu' cruenti accaduti da li' a vent'anni prima ma l'istinto ancestrale
mi allarmava ben oltre i limiti a cui ero
in qualche modo assuefatto. Mi reco presso la centrale dell'FBI in cerca
del Capitano Moore, lo incontro e subito mi avverte che Sutherland e' sotto
stretta sorveglianza, non ancora ufficialmente indagato, ma controllato a vista
da una pattuglia in borghese. Mi consiglia di non essere troppo invadente nelle
mie indagini e di lasciare che loro svolgano il proprio lavoro senza intoppi.
Gli consegno la copia del Nation Time con le ultime sul caso, gli da'
un'occhiata velocemente, ma dalla sua espressione, sembra che la notizia non
costituisca una particolare novita'. Ci
salutiamo e torno da Cecile per aggiornarla sui recenti sviluppi. Al Gershwin Hotel mi dicono che e' uscita,
senza lasciare messaggi. Mi sento improvvisamente inutile, fuori dal giornale e
fuori dalle indagini, senza alcuna idea precisa su cui frugare, se non nel
passato di Sutherland, l'unica pista attendibile peraltro senza alcuna prova di
rilievo. In attesa di Cecile, chiamo Andrew Jones e gli chiedo, dalle informazioni
che aveva gia' preso per me, quando
Cecile avrebbe lasciato gli States. Mi lascia in attesa, ma ascolto la sua voce
in sottofondo che ripete in sordina il nome ed il cognome di Cecile, la data di
arrivo a New York del 19 ottobre, la partenza per Owensboro del giorno 23
ottobre, quindi il ritorno a New York del 27 ottobre, ed infine il volo finale
per Parigi previsto il giorno 3 novembre. E cosi' Andrew mi conferma che Cecile
sarebbe partita proprio il giorno dopo. Lo ringrazio e riattacco. Il mio pensiero
e' fisso su quelle date che Andrew
ripeteva al telefono, Cecile aveva trascorso ben cinque giorni a New York prima
di raggiungere Owensboro, dove poi sarebbe rimasta per tre giorni, per tornare
di nuovo qui a New York il 27 ottobre e quindi partire definitivamente domani 3
novembre per l'Europa. Ed il caso ha voluto che lo zio David morisse durante la
notte fra il 23 e 24 ottobre, che poi e' stato il mattino in cui ci siamo
incrociati per la prima volta, quando perse
la grande foto per strada. Mi chiedo perche' lei non fosse presente in casa
Smith il pomeriggio del giorno 24, ovvero quando io e Maggie ci recammo per
porgere le condoglianze ad Elizabeth Groove, visto che il suo unico scopo a
Owensboro era quello di rintracciare lo zio. Avrei incontrato la seconda volta
Cecile il giorno 25, in casa Smith, il giorno della morte di Slim, ed era il
primo giorno in cui lei varcava la soglia di casa Smith, conoscendo per la
prima volta Elizabeth, dal momento che il giorno prima la sig.ra Groove era
ignara sull'esistenza della seconda copia della foto esposta in casa sua e
soprattutto sulla presenza di Cecile a Owensboro. Perche' non fece quella visita il 24, dal
momento che era a Owensboro gia' dal giorno prima e solo per cercare lo zio
David e ancora, come impiego' il suo tempo fra il 19 ottobre ed il 23 nella
citta' di New York. Ero del tutto assorto in tali pensieri, quando la sua voce
improvvisamente mi scuote, penetra al mio interno provocandomi vibrazioni
appena percettibili ad alta frequenza. Le sorrido interdetto fra i sospetti che
occupavano la mia mente e l'attrazione che provavo per il suo fascino estremo.
Le porgo il Nation Time con l'articolo sui recenti sviluppi sul caso di suo zio
David, lo legge e inorridisce, sia per la notizia del nuovo assassinio di Green
sia per i risultati dell'autopsia che confermavano l'uccisione dello zio David.
Decidiamo di pranzare in un ristorante molto intimo al Greenweech Village, nei
pressi di Washington Square, e li', fra un boccone e l'altro, tento di sondare
delicatamente il retroscena di quei vuoti di tempo in cui Cecile non aveva
motivi apparentemente validi per sprecarlo come fosse una turista in vacanza.
Le mie domande si alternavano nella conversazione con lei, cercando di scoprire
con tatto cosa avesse fatto in quelle pause, e ogni curiosita' era puntualmente
soddisfatta con ragioni ineccepibili, al punto da farmi vergognare dei sospetti
nutriti per lei. Non avendo pianificato il viaggio sin dalla partenza, era
stata costretta ad attendere il volo per Owensboro a New York per qualche
giorno, e la mattina in cui le raccolsi la foto per strada, era proprio diretta
dallo zio David. Quando pero', varcato il cancello del viale di casa Smith,
noto' una strana tensione fra la gente presente all'esterno, apprese della notizia del decesso di zio
David, quindi reagi' chiedendo al tassista di riportarla in citta',
evidentemente turbata da quell'evento, chiudendosi in albergo sino al giorno
dopo, data in cui decise di entrare per la prima volta in quella casa. Tutto
regolare. Improvvisamente avverto un senso di leggerezza, la sua voce candida
la connota in una aura di innocenza a cui il mio inconscio era sempre rimasto
legato, ed ora, sempre piu' certo
dell'estraneita' di Cecile in quella vicenda sporca, il sorriso riaffiorava sul
mio volto quasi come la guarigione segue una malattia. Amavo quell'essere ma
ancora non ero disposto a confessarlo.Torniamo passeggiando al Gershwin
Hotel. Alle 9,15 am del giorno dopo, giovedi 3 novembre, Cecile sarebbe partita
per l'Europa, e chissa' quando l'avrei piu' rivista. Ero tentato di lasciare
tutto li', di seguirla come un randagio infreddolito e di esserle fedele per il
resto dei miei giorni, avvolto nel calore del suo sguardo e nell'affetto del
suo amore. Nella hall dell'hotel il Capitano Moore con una pattuglia dei
federali ci viene incontro. Chiedono il passaporto di Cecile, la informano che
sara' trattenuto fino alla chiusura della indagini sul caso Smith e la invitano
a seguirli presso la centrale per delucidazioni e chiarimenti. Mi sento in dovere di assumere le sue difese,
convinto della completa estraneita' ad ogni fatto relativo alle vicende in
corso, ma Moore ribadisce il suo consiglio di tenermi al largo dal loro
operato. Chiamo veloce Andrew e chiedo per un buon avvocato in citta',
spiegandogli in poche parole il perche'. Lui chiama il suo penalista di fiducia
il quale ci raggiunge di corsa alla centrale dell'FBI, per tutelare i diritti
di Cecile. Anch'io assisto all'interrogatorio, in silenzio. Il Capitano Moore
ed il detective Morris assicurano che il sequestro del passaporto e' solo a
fini cautelari e che non si tratta di un interrogatorio in qualita' di persona
indagata, e' una semplice ricognizione generica nata dalle dichiarazioni di
Elizabeth Groove, la quale ha fornito la lista delle persone presenti
all'estremo saluto del sig. Smith. Quella lista era importante perche' fra loro
era presente la persona che vide me e Slim discutere animatamente, la stessa
che probabilmente lo avrebbe poi ucciso o commissionato la sua morte. E' risultata anomala la coincidenza della
visita negli States di Cecile in simultanea alla morte dello zio, benche' si
tratti di un caso fortuito. Nell'elenco dei presenti non figurava il nome di
Sutherland, non era in casa Smith quel giorno. Era fortemente indiziato per il
suo coinvolgimento su parola di Green,
il vagabondo, ormai anche lui passato a vita migliore. Maggie aveva il nastro
con le sue esternazioni rese quella sera presso il commissariato di Owensboro,
ma sarebbe stato molto interessante ascoltare anche cio' che l'ispettore Bloom
gli chiese, e capire perche' Green si
trovava li' quella sera. In quella sede
pensai perche' trovato per strada in stato di ubriachezza, ma da quanto mi
confesso' circa i movimenti di Sutherland, compresi che v'era qualche ragione
piu' motivata. Intanto Cecile rispondeva alle domande di Moore e Morris, sotto
registrazione magnetica, e l'avvocato di Andrew prendeva nota sul suo taccuino.
Ero convinto che fosse una grande perdita di tempo, ma non potevo obiettare,
gia' il Giudice McConelly mi aveva minacciato di coinvolgimento per
complicita', avendo taciuto sulle dichiarazioni di Slim. Le informazioni
richieste a Cecile erano pressoche' le stesse che gia' conoscevo anch'io, e
anche i due federali inciamparono sospettando dei vuoti temporali in cui Cecile
risultava sottratta allo scopo principale della sua visita negli Stati Uniti.
Eppure, ogni sua affermazione appariva logica e supportata da elementi di prova
inoppugnabili. La presenza del penalista risulto' superflua ed il Capitano
Moore, pur rimanendo fermo nella sua decisione di trattenere il passaporto,
rilascio' Cecile invitandola a comunicare ogni eventuale spostamento
all'interno degli States. Usciamo dalla centrale sollevati, ed io
particolarmente felice per quel sequestro di persona disposto per legge. Cecile
sarebbe rimasta ancora per poco, forse, al mio fianco, e cio' rallegrava il mio
spirito narcotizzando il cinismo maturato in quegli anni recenti a Owensboro.
L'avvocato ci porge il suo biglietto da visita, in caso di necessita' future, e
si congeda, rifiutando qualsiasi forma di ringraziamento. Capii quanto Andrew
era rispettato e benvoluto. Finalmente in hotel, soli io e lei,
sfibrati dalla valanga di eventi ma intimamente felici di essere li', fusi l'una
nell'altro, in un'emulsione chimica compatibile, alle porte del non tempo, in
cui ogni sospiro assume dimensione eterna, senza ieri, ne' oggi, ne' domani,
nella sospensione limbica fetale in cui i nostri corpi legavano insieme. E ancora la morte si rende complice del
nostro piacere, svuotandoci della tensione interna e liberando ogni energia
costretta nel flusso vitale infinito. E' sera, Cecile dorme al mio fianco, non
ho sonno, mi alzo e deambulo in preda ai miei pensieri, i tre giorni trascorsi
nella City avevano messo a dura prova il mio sistema nervoso ed eravamo ancora
all'inizio di un groviglio il cui svolgimento sembrava appartenere
all'estraneita' della nostra dimensione. Chiamo Maggie, risponde subito, quasi
riconoscesse il mio squillo telefonico. Mi comunica che la tensione a Owensboro
e' altissima e mi supplica di tornare al piu' presto. Le chiedo cosa di tanto
importante bolliva in pentola ma lascia intendere di essere sotto controllo,
quindi interrompe la comunicazione. Resto immobile per qualche minuto, la mente
e' ostaggio di un vortice di congetture in cui a stento riconosco la mia
identita'. Tornare a Owensboro, cosa accadeva in quella tranquilla cittadina
dove avevo trascorso gli ultimi vent'anni della mia vita, senza che mai un topo
attraversasse la strada, dove i fornai ogni mattina dispensavano il profumo del
pane nel quieto incedere quotidiano e senza che mai un fiore mancasse sulle
tombe del cimitero comune. Un velo di tristezza mi avvolge freddo e rancoroso,
lancio uno sguardo a Cecile che dorme, la sua pelle e' bianca e delicata,
appena chiazzata da qualche neo sparso qua e la. Mi accosto a lei, ne avverto
il respiro caldo e intriso della sua essenza interiore, la sfioro per un bacio,
mi rivesto e le lascio un messaggio. ll treno buca il buio della notte come un
proiettile arroventato per l'attrito, il mio corpo shekerato dai sussulti
attende l'alba per utilizzare di nuovo ogni muscolo, i miei occhi cedono al
sonno, vedendo ormai solo il frastuono fluido dei binari.
Alla stazione di
Owensboro il sole e' appena spuntato a est, con un taxi raggiungo veloce la
redazione. La sensazione di Maggie corrisponde alla realta', anche se la citta'
e' ancora avvolta nel sonno, se ne percepisce la cruda atmosfera inquieta e tesa in cui ognuno e' rinchiuso a riccio
nelle proprie colpe. Saluto in fretta
qualche collega ancora intento a riordinare,
mi dicono che Mrs. Jackson e' appena
uscita, entro nel mio ufficio, chiamo Maggie, non risponde, l'ansia cresce, non
so cosa di preciso stia accadendo ma dal clima circostante sembra imminente un
sisma di grande entita'. Ecco Maggie, trafelata e trascurata, mi guarda e tira
un sospiro profondo. Mi invita al bar della strada per un caffe', capisco che
l'ambiente e' sotto controllo, ma non immagino chi sia il controllore. Al
tavolo sorseggiando la bevanda bollente, Maggie racconta di essere la probabile
vittima di spionaggio da parte di qualcuno che ancora non e' riuscita a
identificare. Le chiedo di quali indizi sia in possesso per fare quelle
affermazioni, lei scuote il capo, nessun indizio preciso, solo il marcato presagio che qualcuno stia architettando
qualcosa alle sue spalle. Le capita di interpretare dei segnali quali fossero
messaggi di comunicazione in codice, attinenti specifici contesti in cui lei si
muove, di volta in volta diversi, a seconda del momento e della situazione.
Tali segnali rivelano chiaramente un sofisticato e capillare sistema di
intercettazione, da cui emerge palese il messaggio che la informa di essere
sotto controllo, quasi come se le spie intendessero avvisarla di essere spiata.
Tutto appare davvero incredibile ma non devo sottovalutare il profondo istinto
di Maggie, non ha mai fallito un colpo e devo fidarmi delle sue percezioni. Le
chiedo di essere piu' concreta, di rappresentarmi una situazione tangibile che
mi lasci comprendere esattamente come il fenomeno descritto si manifesti.
Maggie cita un esempio, riguardo la morte di George Green, il vagabondo, di cui
possiede la registrazione delle sue dichiarazioni rese la sera in cui Bloom
aveva convocato me per la sospensione temporanea dal giornale. Era certa che
negli archivi di redazione nulla mai era stato classificato relativamente a
George Green, ne' dichiarazioni, ne' articoli, ne' foto di sorta, eppure, nel
classificatore era ben presente la sua scheda, con all'interno una sua foto in
cui appare sorridente e felice, ben vestito e curato, probabilmente relativa ad
un periodo migliore di vita, pur tuttavia l'immagine sembra appartenere al
presente attuale o quanto meno ad un passato molto recente. Era vero, nulla era mai stato archiviato a
nome di Green, egli apparteneva al popolo degli invisibili, sia nella sua vita
materiale che in quella dei rotocalchi, anch'io non riuscivo a spiegare
quell'episodio. Inoltre Maggie si sente pedinata, ha notato diversi volti nuovi
in citta', personaggi che sembrano essere parte di organizzazioni molto
evolute, probabilmente legate all'intelligence nazionale o internazionale. E'
visibilmente turbata, in continuo precario equilibrio fra la realta' e una
crisi di nervi. Non immagino in che direzione volgera' questa vicenda, cio' di
cui sono certo e' che non si risolvera' in breve tempo. Sono trascorsi 48 anni
da allora, sono un vecchio malandato ma ancora in vita, all'eta' di 90 anni. La
vicenda Smith rappresento' la svolta decisiva in cui a poco a poco tutti coloro
che svolgevano attivita' connesse alle comunicazioni di massa, erano inclusi in
un programma che era nato nella decade precedente e che prevedeva una stretta
collaborazione fra gli organi di informazione, gli apparati dell'intelligence
nazionale ed internazionale, le forze militari ivi incluse le rappresentanze
istituzionali a carattere politico e non.
Le intuizioni di Maggie si rivelarono esatte. A pochi giorni dalla sua
esternazione, fummo entrambi avvicinati da alcuni individui che si
qualificarono quali agenti speciali dell'intelligence governativa ed una volta
tradotti in gran segreto presso il loro quartier generale, fummo gradualmente
portati a conoscenza di quale macchinosa organizzazione operava alle spalle di
tutti noi. Naturalmente fummo vincolati al segreto di Stato, a mezzo giuramento
e con l'applicazione del codice militare in caso di alto tradimento. Tutt'oggi,
sebbene la maggior parte della
popolazione mondiale sia ormai al corrente di quanto accade dietro le quinte
del palco in cui la vita viene rappresentata, il segreto e' ancora vigente e
posso affermare che esistono presupposti validi perche' la farsa continui
ancora per svariate generazioni. Tuttavia la mia veneranda eta' costituisce un
lasciapassare che nessuno sarebbe disposto a ignorare, tuttalpiu' lo si potrebbe mascherare quale pass per una
follia di fine vita serena e pacifica. Tornando al caso Smith, v'e' da
premettere che a insaputa di tutti, David Smith, per i frequenti contatti che
intrattenne con le autorita' di Washington, informo' chi di dovere su quanto il
povero Joe Slim aveva intuito. Cio' accadde cinque anni prima del suo decesso
apparente. Smith denuncio' le ricorrenti e sistematiche azioni di boicottaggio
alla sua azienda, in cui piu' di una volta rischio' la vita e da quel momento
ogni piccolo dettaglio venne monitorato e, malgrado la vita scorresse nella sua
identica matrice originaria, un equipe di specialisti era pronto a intervenire
in ogni istante, per la salvezza di chiunque
corresse rischi seri. Le indagini ed i controlli serrati appurarono che
gli attacchi alla vita di David Smith provenivano da piu' organizzazioni,
alcune di carattere massonico, altre di carattere lobbistico-industriale ed
infine altre ancora, decisamente fuori legge, legate a reti mafiose, nuclei
neo-nazisti e white power connesso al ku-klux-klan. In quest'ultima associazione risultarono
appartenere persino taluni membri della polizia di contea. Il mandato di morte definitivo per Smith,
tuttavia giunse dall'Europa, attraverso la rete che univa le ex-correnti
naziste, ed il mandante risultava essere il figlio di un ufficiale nazista che
Smith stesso uccise con le sue mani, poco prima della sua partenza per gli
Stati Uniti. Il suo grave senso di colpa per quell'omicidio e' riconoscibile in
una delle lettere che scrisse al cugino. La
vendetta fu consumata gradualmente
ed in ossequio al principio che ispiro' la rappresaglia delle fosse
Ardeatine, ovvero 10 ebrei per ogni germanico ucciso. Il giovane attuo' il suo
progetto uccidendo poco a poco ogni componente della famiglia Kieslowski e
Smith era l'ultimo rimasto. Cecile invece era un membro dell'intelligence
tedesca che collaborava con i vertici statunitensi per smascherare e dimostrare
l'accusa del mandante e dell'esecutore, il Dott. Clavey, il quale aveva
provveduto a sostituire i farmaci originali con altri la cui composizione
chimica risultava essere tre volte piu' intensa del necessario. Clavey era
ebreo, ed era in debito per aver avuto salva la vita insieme alla possibilita'
di fuga, con lo stesso ufficiale nazista ucciso da Smith, cosicche' quando il
figlio chiese in cambio il favore, non si tiro' indietro, anche perche' odiava
intimamente David. Ma Smith non mori', Cecile provvide a istruirlo per una
finzione in perfetto stile filmico. Il cadavere esposto nella bara di ciliegio
altri non era che una cera ad alto contenuto artistico. Cosi' come Joe Slim e
George Green. Il primo fu condannato dalla mafia e dal ku-klux-klan, per aver
spesso aperto bocca sui loro traffici e attentati. L'esecutore fu uno scagnozzo
di Sutherland, ma ogni contesto che ufficialmente appariva reale, in realta'
era una finzione ben congegnata, un set cinematografico in cui ogni dettaglio
era curato alla perfezione. Slim mori' molti anni piu' tardi, mentre per Green, anche lui condannato a
morte per aver denunciato i traffici sospetti di Sutherland in combutta con la
polizia locale, si scopri' che i suoi assassini appartenevano al clan
dell'ispettore Bloom, esattore di tangenti e dedito a traffici illegali. Anche
Green sarebbe morto molto tempo dopo. Tutti i rei finirono in carcere per i
delitti commessi, si tratto' di una delle piu' vaste operazioni di polizia
criminale, in cui vennero catturate piu' di trecento persone collegate fra loro
attraverso un intricatissima rete illegale. Tutte le vittime che invece furono
poste in salvo, vennero fornite di nuove identita' e fondi cospicui per
proseguire in localita' segrete la propria vita. Mrs. Jackson era una vittima
di Mr. Grant, coinvolto marginalmente in affari illeciti relativi a tangenti
versate per le sue costruzioni. Mrs. Jackson piu' volte ebbe modo di capire che
Grant era parte di una rete molto potente e non legale, ma non proferi' mai
parola per timore di perdere il proprio potere. Per questo entrambi furono
esclusi dal programma di protezione, quindi coinvolti legalmente in tutto lo
scandalo che emerse a Owensboro e dintorni, e comunque non scontarono alcuna
pena. Quanto a me e Maggie, entrambi fummo destinatari di un eccellente
carriera giornalistica, in seno al New York Times, per le formidabili
intuizioni e per lo spirito sinergico comune che ci rendeva affiatati in ogni
circostanza. Per qualche tempo vivemmo insieme in un loft al Greenweech Village, poi, come spesso
accade, subentro' una stanchezza, probabilmente determinata dall'ansia per
l'attesa del giorno in cui tutta la verita' sarebbe emersa nel clamore globale.
Quel giorno, amavo definirlo "The D-Day", non giunse mai, Maggie
preferi' continuare la sua vita da sola, si trasferi' in Europa sempre quale
corrispondente della grande testata ed oggi vive come pensionata in un
appartamento lussuoso di Parigi. Cecile spari' misteriosamente cosi' come era
comparsa nella mia vita. Il suo alto incarico nell'ambito dell'organizzazione
segreta, la costringeva ad una vita sterile e asettica, in cui ogni emozione
era repressa in funzione dell'alto mandato di cui era affidataria. Ho spesso
ricordato i momenti trascorsi insieme e poco alla volta ho maturato la
rassegnazione per cui l'autenticita'
appartiene ormai a un insieme di valori inesistenti, soppiantati dalla
sistematica finzione nel cui nome viene promosso il bene del mondo. Con
l'andare del tempo realizzai che ben poco di tutto cio' che accadeva sul
pianeta, rispondeva alla realta' dei fatti, in attuazione del programma
mondiale di epurazione. I mass media risultavano essere il mero strumento di
gestione dei rapporti politici, religiosi, e dei conflitti su base planetaria,
perdendo la loro funzione primaria a cui erano stati consacrati, e cioe' la salvaguardia della democrazia e della
liberta' al servizio del popolo. Col tempo avrei sviluppato le forze
immunitarie a protezione del mio intelletto, minato dalla crescente e invadente
operazione di spremitura globale, dedicandomi a pochi e intensi interessi che
rappresentavano l'infinito balletto speculare fra la mia esistenza e
l'autenticita' della vita, senza attendere piu' quel fatidico "The
D-Day".
Si e’ visto, per quanto il finale informi sull’impegno effettivo del potere
istituzionale, come sia complesso contrastare e sconfiggere ogni azione posta
in essere dal cosiddetto Sistema, i cui interessi travalicano ogni immaginabile
confine.
Quando eravamo in procinto di introdurre il paragrafo sulle mafie, ci siamo
chiesti se, nella proposizione di dare vita all’unificazione globale, fosse
piu’ logico e importante ricorrere alle pulizie dell’edificio mondo, prima o
dopo la sua erezione. Ebbene, se ne puo’ concludere, con tutta onesta’, che la
stessa decisione di procedere unanimemente a tale intrigante quanto complesso
progetto, offre l’occasione forse unica di scommettere sull’estinzione
definitiva dell’alieno piu’ mostruoso che la mente umana potesse partorire.
Iniziamo col dire che, in vista della realizzazione di un edificio, le pulizie
sono graduali e costanti, in riferimento ad ogni singolo stato di avanzamento.
Che il Sistema, per sua origine e natura e’ un’entita’ che rincorre
sistematicamente l’arricchimento, sia esso legale o non, e che l’opportunita’
di avvolgere i suoi tentacoli sul progetto Mondo Unito, rappresenterebbe
l’occasione piu’ appetibile per affermare il proprio potere, forse anche in via
definitiva.
D’altro canto, potremmo dire che
l’unione ed il coordinamento di tutte le forze legali terrestri,
schierate contro la macchina cosi’ concepita, avrebbe buone aspettative di
contrasto e vittoria, dal momento che il flusso di capitali necessari
all’unificazione globale, costituirebbe di volta in volta l’esca fatale a cui
pesci grossi e piccoli rimarrebbero impigliati.
L’organizzazione di un setaccio, che contemporaneamente agisca in due
sensi, ascendente e discendente, nella gerarchia piramidale che caratterizza il
Sistema, per l’individuazione e la conseguente incriminazione di coloro che ne
sono parte, potrebbe operare efficacemente proprio in vista di un tale
inimmaginabile obiettivo.
Si tratta, dunque, di un
percorso a tappe forzate, che gradualmente conduce alla vera liberta’
individuale, scevra da condizionamenti e schiavismi imposti, nella sola e unica
concezione di un ideale che affranchi l’essere umano da lacci e legacci
limitanti.
L’esperimento europeo,
ancora in fase gestazionale, non senza errori e difetti, costituisce uno fra i
modelli di riferimento, in cui l’opportunita’ di un salto evolutivo collettivo
prende forma giorno per giorno, malgrado il disfattismo e le scettiche
dissociazioni. Il confronto oltre frontiera rappresenta l’humus necessario alla
crescita globale, che, nella condanna di ogni piu’ piccola azione rivolta
contro l’umanita’ e il pianeta terra, richiede al tempo stesso una stretta
collaborazione individuale, corroborata dalla fedelta’ verso se stessi e verso
le istituzioni garanti di quel principio fondamentale ispirato dal modello
democratico.
Per quanto attinenti, le
modalita’ che via via possano essere adottate, per la concreta attuazione
dell’insieme di iniziative utili a rendere il globo uno e al tempo stesso
sfaccettato nella sua composizione essenziale, risulta chiaro che il problema
riveste un’esclusiva valenza politica e che per ovvie ragioni, in questa sede,
non verra’ affrontato. E’ tuttavia importante, che sia l’unanime visione,
decolorata da qualsivoglia tendenza faziosa, ad affermare la stretta necessita’
di procedere all’implementazione di un nuovo corso storico, corredato si, dalla
dialettica insostituibile ma sorretto dalla ferrea volonta’ di evitare contesti
paludosi e improduttivi.
Anche la politica deve cogliere tale opportunita’, sia per l’autocritica
necessaria alle corrette impostazioni programmatiche, sia per l’attuazione
concreta di quanto promesso al popolo sovrano, possibilmente in brevi cicli
temporali.