mercoledì 24 febbraio 2016

CONSIDERAZIONI (Leggi dal Principio Febb. 2011)

L'analisi appena conclusa e, si ribadisce, meritevole di piu' approfondita trattazione in ogni suo aspetto, ha linearmente elencato i punti di primaria importanza a cui l'ideale aggregante ogni specie vivente necessita riferirsi.
            Come detto, l'intenzione di rendere il territorio terrestre unico e globale rappresenta un impegno senza precedenti, che richiede investimenti e disponibilita' di tempo non ordinari.
L'enorme sforzo teso a questo obiettivo va necessariamente diluito affinche' l'elaborazione di siffatto cambiamento sia maturato individualmente.
Le direttive di ogni filosofia o ideologia che hanno immaginato scenari simili, sono ricorse allo strumento dispotico quale scorciatoia prevedibile e scontata, per l'abbreviazione dei tempi necessari alla loro realizzazione.
Si puo’ agevolmente affermare che chiunque ha a cuore, per quanto insignificante, il valore essenziale della proprieta' privata, ma che oltremodo chiunque sia fermamente contrario al possesso sconfinato e indiscriminato. Si puo’ anche sostenere che, essendo il lusso e il comfort aspirazioni collettive intrinseche,  ne andrebbero democratizzate le fruizioni.
Gli obiettivi unificanti esplicano i loro effetti come l'argilla fresca modellata dalle mani sapienti del suo scultore. La democrazia ha i suoi tempi, anzi, non ha tempo.
Potremmo immaginare un mondo privo di violenza, dove tutto appartiene a tutti senza vincoli di possesso, privo di sofferenze, poverta' ed egoismi di sorta, dove gli animali vivono la propria dimensione istintuale in completa liberta' e dove l'ambiente rappresenti il sacro altare a cui genuflettersi e rendere grazie.
Si potrebbe altresi' immaginare una liberta' interiore talmente profonda da costituire l'essenziale condizione per vivere senza regola alcuna. Potremmo raggiungere vette di saggezza completamente affrancati dai vincoli terrestri, legati al lavoro, al denaro, ed alle piu' meschine ancore di salvezza. Ancora, potremmo organizzare il piu' sofisticato dei sistemi in cui l'unico vero protagonista sia l'essere vivente, ossia la terra, viva e pulsante, di cui siamo parte integrante e inscindibile. Pensare al cosmo e al mondo subatomico, rende l'idea di quanto sofisticato e complesso stia avvenendo sul nostro pianeta, senza alcuna apparente ragione, se non poche e insufficienti prove (dove insiste l'Universo?), ma dotato di un intrinseco valore universale che cerca le sue radici oltre ogni dimensione di cui siamo a conoscenza.
La lista degli impegni da assumere esposta sin ora, ha il minuscolo scopo di dare il via alla partenza di un'idea per giungere solo al primo getto di fondamenta necessario all'erezione del grande edificio mondiale.
Una volta intrapreso il percorso l’idea prende forma  tappa per tappa al primo traguardo, il secondo e cosi' via, nell'infinita sequenza dettata dai valori democratici, anche loro senza tempo.
Come si diceva tutto puo' accadere, perche' nulla mai ci da' conferma di verita' assolute, a parte le verita' romanzesche, le cui attestazioni risultano sempre incontrovertibili, come il grande guru della comunicazione Umberto Eco,  affermava.
Ed e' proprio l'esempio dei racconti  inseriti nel corpo del testo presente, "La Falsa Vita di Dick" e “The D-Day”, che restituiscono al lettore quel riscatto ideale, non raggiungibile altrimenti, in cui la fantasia e l’immaginazione trovano lo spazio necessario ad alimentare scenari che la realta’ specialistica non contempla. Quindi  verita' assolute,  racchiuse nei confini del fantastico,  e verita’ relative, in attesa costante di ulteriori e decisive conferme o eventuali smentite.

Il presente Blog e' dedicato a Patti Smith, che ne ha ispirato l'idea originaria.


P.S. I termini utilizzati "Nazione" e "Stato" rivestono mera funzione descrittiva del loro significato e non del loro significante.

mercoledì 10 febbraio 2016

OBIETTIVI E SOLUZIONI (Leggi dal Principio - Febb. 2011)


La breve carrellata sin qui esposta, per quanto poco esaustiva e isolata, traccia i punti focali insieme ai difetti strutturali contemporanei del pianeta cosi' come e', nella sua attuale realta' conflittuale e frazionata. Le estremizzazioni illustrate, ivi incluso il racconto fantastico "La Falsa Vita di Dick", (La Falsa Vita di Dick - Il Bene, il Male ed Oltre), fungono da ampio recinto entro il quale la fantasia spazia liberamente in cerca di confronti e possibili realta' alternative che qui di seguito saranno esposte in via anche meno realistica di quanto la mente umana potrebbe concepire.
La vita, dalla nascita al decesso, si esprime in un contesto che per quanto minuscolo, locale e limitato, rappresenta tuttavia, metaforicamente parlando, l'essenziale contributo all'armonia generale, incluse le stravaganze cosmiche da noi cosi' distanti.
 Il bene ed il male ne sono parte ed il processo annichilatorio a favore del bene, puo' tradursi quale specchio virtuale per la rappresentazione dell'esistenza della materia, quest'ultima vincente nel filtraggio primordiale in cui l'antimateria peri', lasciando esigue e poco significative tracce della sua presenza (Where does Mass Come From ?)(Antimateria Specchio dell'Universo).
Dare vita a un sogno positivo, costituisce l'ambizione comune a innumerevoli pensatori, tuttavia anche solo il sogno, nella sua per quanto onirica essenza, rappresenta l'annullamento di qualsiasi barriera vincolante, restituendo ossigeno necessario all'immaginazione ed alla formulazione delle piu' strampalate ipotesi.
Tempo addietro la visione geocentrica del sistema solare in cui siamo navigatori d'eccezione, fu discussa riveduta e corretta a favore di una percezione piu' ampia ed elevata, benche' le osservazioni e gli strumenti scientifici fossero nei loro stadi primari.
Quindi, avremo modo e tempo per saltellare liberamente fra un sogno e la realta', fra la fantasia immaginaria e le rigide norme entro cui la civilta' complessa muove i suoi passi. Il tutto condito dall'umore necessario a favorire fantastiche possibilita'     . L'eterno conflitto fra cio' che viene inteso come positivo e negativo, fra il bene, o cio' che ogni cultura diversa attribuisce a tale sentimento, e il male, rappresenta un campo di indagine la cui soluzione, poco a poco, emergera' per sua naturale vocazione, ovvero, come per il dominio della materia sull'antimateria.
Il percorso e' gia' intrapreso, nessuno e' in grado di stabilire quale sara' l'evoluzione finale, se trionfera' il male o il bene. Cio' che e' certo e' che dai dati statistici, la gran parte della popolazione mondiale favorisce il bene, a prescindere da qualsivoglia condizionamento etnico-socio-culturale.
Diamo inizio al viaggio, quindi, verso mete ancora inesistenti ed auspici per una gradevole e interessante escursione. Nelle premesse si e' accennato al gia' "work in progress" in atto, non dettagliatamente progettato ma per sommi capi delineato, teso alla affermazione globale di un pensiero che pone l'essere umano in primo piano, ribadendone i diritti universali che fanno riferimento alla Carta Fondamentale redatta nell'immediato dopo guerra.
Le numerose associazioni, religiose, governative e non, a carattere assistenziale, unitamente alle convenzioni in essere fra Stati membri di alleanze economiche e/o ambientali, di fatto, hanno posto le basi per la diffusione di un pensiero unificante, ossia una corrente economica, politica e culturale che afferma principi fondamentali costituenti le colonne portanti dell'edificio Mondo Unito. I modelli cui riferisce tale corrente, si riconoscono nei risultati della ricerca d’avanguardia, nelle previsioni che di volta in volta, la societa’ sempre piu’ specializzata, offre alla politica per assumere le prevenzioni necessarie al prosieguo ed al miglioramento della vita in terra.
L'idea di trasmettere ogni conquista storica tesa all'affermazione ed alla diffusione delle liberta' democratiche, non costituisce imposizione alla fedelta' del quel modello, bensi' confronto instancabile da cui scaturisce, per scrematura diretta, la ricerca di nuove soluzioni e la revisione delle vecchie gia' collaudate.
La frattura oggi piu' in evidenza a livello planetario, causa primaria di divisioni e differenziazioni, riguarda la contrapposizione fra regimi politici/religiosi assolutisti e mondo democratico. Le ulteriori sottodistinzioni che evidenziano forme di governo misto e democrazie non perfette, riguardano realta' locali minuscole.
L'ambizione di influenzare i governi retti da regimi autoritari verso una piu' dignitosa e corretta compagine governativa, trae spunto dal desiderio altruistico affinche' ogni vita esistente tragga piacere dalla comparsa in terra sino alla sua estinzione. Perche' la vita si compendia nel piacere di essere vissuta, ivi incluse le sofferenze dettate da ragioni soggettive, che sono parte integrante dell'altalena vitale gioia-dolore.
Ogni eventuale e ulteriore influenza esterna, prodotta da condizioni territoriali oggettive ed in generale dalla limitazione del libero arbitrio, risulta essere la conseguenza di errate impostazioni politico-culturali che, inevitabilmente intervengono a incrementare l'infelicita' individuale.
La felicita', obiettivo collettivo previsto persino dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d'America, risponde a quello stato di benessere e serenita' in cui gioia e dolore individuali si alternano per semplice espressione vitale, senza che per nulla influiscano la logistica ed il pensiero politico dei governanti di turno, se non per l'organizzazione sociale di cui l'individuo ne fruisce i vantaggi e ne paga il prezzo. In termini morali, rinunciando al proprio istinto animale, ed in termini meramente economici, partecipando alla pubblica contribuzione.
Sembra una fra le ricette piu' semplici eppure risulta di difficile applicazione persino nelle democrazie piu' avanzate.
Concedere libera espressione all'istinto animale, atavica pulsione che agita la memoria genetica di ogni individuo, significa eludere di fatto l’evoluzione intellettiva di cui l'essere umano e' unico depositario e cedere alle spinte ingovernabili dirette verso la violenza, la rabbia distruttiva e  l'associazione con propri simili per diretta identificazione reciproca. Benche' esso istinto, rappresenti anche uno dei possibili sentimenti e/o sensazioni capace di provvedere alla propria salvezza o difesa in circostanze eccezionali, come per esempio la paura, in via generale risulta portatore di danni sociali, per la sua naturale connotazione primitiva.
Sono numerose le comunita' in cui l'istinto animale e' stato canalizzato efficacemente, generazione dopo generazione, fornendo gli strumenti e l'attenzione adeguati all'educazione primaria, in cui lo sviluppo del bambino, completamente amorale nella sua essenza, viene modellato per il suo futuro inserimento nella societa' moderna.
V'e' da dire che le societa' in cui cio' avviene, godono del benessere necessario in termini di ricchezza economica, tanto da poter destinare investimenti cospicui al settore pedagogico e operando selezioni maggiormente qualitative in relazione al personale impegnato a tale notevole responsabilita'.
Presso i territori in cui vige un'economia povera, invece, la cultura non e' progredita oltre il livello rurale. I notevoli investimenti effettuati, hanno prediletto l’iniziativa privata, nell’errata convinzione che lo sviluppo economico dipenda esclusivamente da iniezioni di capitali, suscettibili a loro volta di produrre ricchezza. La scarsa o nulla attenzione alla formazione tecnica e culturale della nuove generazioni, ha prodotto la reazione dei popoli indigenti, i quali, hanno preferito accontentarsi di vivere in quell’equilibrio di poverta’ che garantisce a malapena la sussistenza minima, ma certa.
Vero e’ che i nuovi ritrovati tecnologici offrono speranze un tempo inattese per un sano sviluppo territoriale, ma e’ altrettanto sicuro che, in assenza della giusta conspevolezza circa la responsabilita’ personale in societa’, e in mancanza di principi etico-morali che fungano da timone di rotta, valori  infusi solo attraverso un’istruzione qualificata, ogni competenza, benche’ specializzata, si comporta analogamente ad una bandiera al vento, ovvero, cede e/o soccombe a sistemi di potere molto piu’ influenti e corruttori. 
Nell’impossibilita’ materiale di fronteggiare tale fenomeno speculativo, l'equilibrio di poverta' rappresenta la risposta di tutte quelle comunita' che vivono di soli bisogni primari da generazioni, sia per scelta dipendente dalla rassegnazione al proprio stato di poverta', derivante dai ripetuti fallimenti precedenti, sia per la oggettiva impossibilita' di imprimere una svolta decisiva alla propria economia rurale, non portatrice di quel surplus necessario a destinare capitali a tecnologie innovatrici.
Il livello di istruzione generale, quindi, e' strettamente legato alla disponibilita' di benessere di ogni territorio, ma anche al livello culturale pregresso sviluppato nel corso di generazioni.
A lungo andare il gap penalizzante e' di poco diminuito, nonostante gli aiuti destinati nel corso del tempo, infruttiferi di  ogni aspettativa riposta, se non per limitate realta',. Piuttosto e’ accaduto che  in diversi contesti rurali, si e' verificato il fenomeno legato allo sfruttamento delle ricchezze costituenti risorse naturali, da parte di talune economie floride, tese unicamente all'arricchimento veloce e producendo indiscriminatamente le nuove forme di schiavitu' delle popolazioni locali, sempre piu' bistrattate ed emarginate.
E' pertanto palese il ruolo egemone esercitato dal capitale o sistema capitalistico, sia nello sviluppo economico e nell’evoluzione culturale dei territori benestanti, che nella provata capacita' di invasione e sfruttamento dei territori rurali.
Le funzioni e il ruolo sin qui svolti dal capitalismo, sono seriamente discussi nel pensiero odierno, per le molteplici conseguenze devastanti nel divario incolmabile fra ricchezza e poverta'.
E' quindi l'istruzione, nelle sue molteplici sfaccettature, uno fra i settori cardine in cui gli investimenti promossi producono la qualita' del benessere a lungo termine, quest'ultima non strettamente connessa alla ricchezza generata.
Per qualita' del benessere s'intende quel particolare e ben calibrato melange che tiene conto di numerose esigenze sociali e bisogni individuali a fronte dei quali non predilige l'indiscriminato possesso a titolo di proprieta', quale misura univoca per la fruizione del benessere duraturo, bensi' ne opera distinzioni e priorita', coinvolgendo la cultura, la sanita', i servizi sociali e individuali, l'occupazione ed il tasso di sviluppo territoriale.
Le indagini che stilano i vari parametri economici a cui un paese deve allinearsi per le opportune classificazioni all'interno della hit-parade del benessere mondiale, riferiscono nel reddito medio procapite, nel prodotto interno lordo e in numerosi altri coefficienti, l'indicazione della maggiore o minore misura percettibile di soddisfazione generale, senza valutare che nel complesso processo di elaborazione del vissuto individuale, non concorre unicamente la ricchezza capace di abbattere ogni sorta di ostacolo si frapponga fra l'individuo e le sue aspirazioni.
La felicita' e' ben altra cosa dal mero benessere economico. Essa trova espressione a partire dalla piu’ significativa delle curiosita' umane, ovvero la scoperta della propria coscienza (Coscienza e Realta'). Non a caso, e' stata realizzata una classifica dedicata in particolare al grado di percezione della felicita', che fornisce risultati inaspettati, in relazione alle classiche stime effettuate tenendo conto esclusivamente dei parametri economici.
Se versassimo miliardi e miliardi di dollari al piu' povero dei paesi mondiali, forse i suoi abitanti potrebbero scaldare le proprie abitazioni per qualche tempo, bruciando quelle banconote nei camini domestici, senza giungere a conclusioni concrete circa gli sviluppi futuri. Forse, l'equilibrio di poverta' in cui versano, garantisce un grado di felicita' maggiore del ricco possidente, caduto in depressione per la noia procurata dai suoi averi o per la profonda insoddisfazione determinata dalla possibilita' potenziale di avere tutto in cambio del suo patrimonio: infine e' il vuoto.
Sono quindi diversi i parametri a cui riferirsi, e non solo economici, quando si parla di benessere collettivo. E tanto piu' si parla di Mondo Unito, piu' detti parametri scaturiscono dalla somma delle storie di ogni singolo paese, una sorta di integrale sui cammini di cui riferisce un grande quanto bizzarro scienziato, Mr. Richard Feynman. 
Si diceva dell'istruzione, punto fermo dell'erezione di un edificio sociale dalle basi solide, che conferisce benessere e stabilita'.
L'attuale sistema scolastico, ad eccezione di isolate realta', non garantisce appieno il sano sviluppo intellettuale di ogni individuo. Anche il concorso familiare e ambientale, che determina irrimediabilmente gli indirizzi positivi e negativi dell'infante a seconda dei casi e contesti, crea i presupposti per le future promesse della societa' o per le afflizioni che gravano su di essa.
 L'autoconsapevolezza non e' materia di studio se non eventualmente stimolata dagli studi che si praticano e dagli insegnanti che ne sottolineano l'importanza.
L'autoconsapevolezza o autocoscienza, rappresenta quel particolare stadio dello sviluppo in cui l'individuo matura la percezione del se’ e di chiunque lo circondi, favorendo cosi' l'interazione con gli altri, la comprensione e l'elaborazione del concetto di civilta'.
La produzione seriale di individui istruiti, reca con se le storture dovute all'implementazione di sistemi educativi standardizzati, producendo di fatto un'esaltazione del tecnicismo che, indipendentemente dal settore oggetto di studio, e' spesso rivolto alla sua stessa collocazione e commercializzazione sui mercati. E' difficile reperire individui colti e istruiti, che non abbiano per obiettivo futuro il proprio arricchimento, inteso quale forma di benessere piu' accreditata.
Il problema e' culturale e politico al tempo stesso, dal momento che le varie crisi nel corso del tempo, hanno determinato di fatto il decadimento automatico di diversi fra i valori fondanti la societa', quali quello del diritto alla salute, per esempio o all'istruzione. Se lo Stato non e' competitivo con le offerte del settore privato in materia sanitaria o scolastica, la ricchezza entra di diritto nel corredo dei bisogni necessari ad affrontare le peripezie della vita, per se ed i propri cari e, purtroppo ahime’, a qualsiasi prezzo.
Inoltre interviene lo stillicidio psicologico, dettato soprattutto dalle nuove forme di commercializzazione e pubblicizzazione mediatica, secondo cui la ricchezza garantirebbe cultura, istruzione, longevita', serenita' e felicita'. Niente di piu' vero.
Ecco come e perche', risulta sempre piu' in voga quell'irresistibile comportamento finalizzato alla propria deresponsabilizzazione.
 Scarsa attenzione alla formazione delle nuove leve sociali, unitamente alla vasta diffusione della cultura dell'accumulo e dello spreco, inducono l'individuo a violare il patto sociale pur di conseguire i risultati economici che gli procurano sicurezza e vanto.
L'istinto animale prevale sulle regole di base che gli garantiscono la liberta' e l'uguaglianza. La grande e diffusa contaminazione in atto, finalizzata a uniformare il tessuto sociale, tende alla sovversione dei concetti fondamentali al funzionamento della democrazia (se tutti rubano, per esempio, e' la norma punitrice che va abrogata, quindi il furto e’ legale se tutti lo  praticano, col vantaggio di realizzare anche l'uguaglianza).
Discorso analogo puo' essere argomentato in relazione al diritto alla salute. Come risulta impensabile l'unificazione globale senza aver prospettato un livello generale equivalente per il settore dell'istruzione, altrettanto importante risulta necessaria la creazione di un'uniformita' anche nel settore sanitario.
Stessi parametri di efficienza e procedure in linea con i protocolli internazionali, dovrebbero caratterizzare l'assistenza sanitaria senza confini, pur tuttavia considerando, nei limiti delle loro funzioni risolutive, quei rimedi e palliativi, alternativi al dominio della medicina allopatica.
In sostanza, tutto cio' che riferisce alle norme costituzionali democratiche, che riconoscono il diritto di ogni individuo alla salute, andrebbe oltremodo e senza limitazioni esteso ovunque esista vita bisognosa di cure.
V'e' da riconoscere che molto impegno e' stato profuso in questa direzione, sia in ambito associazionistico che governativo, ma troppo resta ancora da fare.
Le nuove generazioni, cosi' ben forgiate da scuole di alto livello formativo, disseminate in ogni angolo del globo, avranno bisogno di essere all'occorrenza assistite e curate, in ogni angolo del globo.
L'intenzione apparirebbe dispendiosa o persino antieconomica, ma va considerato che l'investimento proviene da collaborazioni, percentualmente proporzionali, che coinvolgono ogni singola nazione. Inoltre, gli investimenti cosi' previsti per le risorse umane terrene, avrebbero ritorni economici  a lungo termine, quali l'ottimizzazione delle peculiarita' di ogni individuo fisicamente e mentalmente sano, che lavora, produce ricchezza sociale e individuale, crea nuova civilta' in riferimento all'etica socio-ambientale e garantisce una pace duratura.
Una piccola digressione andrebbe affrontata per chiarire da quali fonti proverrebbero gli investimenti descritti. Sarebbero essi appannaggio esclusivo di un ipotetico governo mondiale o oggetto di sviluppo economico privato ? I vari ordinamenti democratici odierni, ad eccezione di taluni che considerano, per esempio, l'assistenza sanitaria un "diritto" a pagamento, riconoscono, soprattutto nei recenti periodi di crisi economica, la collaborazione sussidiaria fra fonti pubbliche e private. Ovvero scuole ed ospedali, retti e diretti sia dalle pubbliche istituzioni che da organismi privati. Purtroppo non sempre i ilivelli della qualita' offerta si equivalgono e solitamente ricorre il vecchio andante secondo cui ricchezza produce ricchezza e miseria produce miseria.
Senza quindi entrare nel merito, se sia meglio affidarsi all'istruzione e/o alle cure pubbliche anziche' quelle private, se il detto antico citato risulta attendibile, e vi sono prove inconfutabili che lo sia, si cerchi di estinguere la poverta' portatrice di poverta' in via completa e definitiva.
Con l'affermarsi delle nuove tecnologie, si va sempre piu' estendendo il ricorso alla telematica, strumento di eccezionale rilevanza ormai indiscutibilmente parte integrante dell'attuale realta' sociale, definita anche societa' liquida, dal noto sociologo Zygmunt Bauman, per l'alta duttilita' dell'acqua ad assumere forme diverse e legami molecolari. Il potere della telematica insieme alla robotica, rendono possibili imprese in precedenza impensabili. Nel settore sanitario, ad esempio, e' concreta la possibilita' di interagire con l'assistito a migliaia di chilometri di distanza. Gli interventi chirurgici a distanza sono di fatto resi possibili dalla telematica applicata alla robotica e si registrano successi sempre piu' spesso e con piu' clamore. Non sono piu' necessari gli spostamenti oltreoceano dei grandi luminari della chirurgia come saranno facilmente scongiurati i decessi per mancanza di personale altamente specializzato e professionale.
L'assistenza sanitaria globale richiede unicamente investimenti per tutti i necessari strumenti, strutture ospedaliere comprese, dislocati ove ve ne sia bisogno e sotto l'egida di un unico Ministero Mondiale della Salute.
L'Organizzazione Mondiale per la Sanita', attualmente svolge una funzione analoga ma limitatamente ai territori aderenti all'Organizzazione per le Nazioni Unite, senza peraltro poteri esecutivi o legislativi. Dicasi lo stesso per il discorso relativo all'istruzione. Oggi si tengono video conferenze e convegni che coinvolgono i professionisti delle varie discipline ovunque essi si trovino, ed e' in forte ascesa l'affermazione dell'Universita' Telematica, la quale consente preparazione ed esami a distanza, sino all'agognato certificato di laurea a domicilio.
Si vede quindi quanto siano di semplice realizzazione le aspirazioni in precedenza esposte, bisognose unicamente delle direttive necessarie a stabilire quali siano i percorsi di studio propedeutici alla formazione morale e culturale delle nuove generazioni, in relazione agli obiettivi fissati per l’omogeneo sviluppo globale, tenuto  conto anche delle inestinguibili tradizioni e dei trascorsi storici di ogni territorio. 
L'istituzione di un Ministero dell'Istruzione Mondiale che, di concerto al Parlamento, stabilisca le linee guida per i paradigmi futuristici di equilibrio fra valore intrinseco ed estrinseco del se’, potrebbe innescare la piu’ straordinaria era evolutiva mai vissuta in terra.
Sempre riguardo al  tema connesso alla telematica ed alla robotica, sarebbe opportuno aprire una piccola parentesi sugli orizzonti che questi settori possono aprire inaspettatamente.
L'avvento dell'informatica ha rappresentato senz'altro un cambiamento epocale, che ha determinato una rivoluzione in quasi tutti i campi d'indagine. Ogni processo culturale e socio-economico ne ha subito fascino e vantaggi ineguagliabili. Tutti i comparti di settore hanno potuto incrementare i volumi di lavoro tradizionale, dalla pubblica amministrazione agli organismi privati, ed una grande accelerazione alla ricerca e' stata impressa dalla capacita' di simulazione di potenti computers. Il futuro appare altrettanto intrigante se si pensa alle recenti notevoli scoperte in tema di computer quantistici, macchine dotate di straordinaria velocita' di elaborazione e quindi in grado di assolvere a compiti sempre piu' delicati e complessi.
Anche l'intelligenza artificiale(Computers e Intelligenza Artificiale)  riveste speciale interesse, intesa come idoneita' ad effettuare scelte importanti a cui solo l'essere umano, nella relata' odierna, e' concessa  delega.
 In un futuro non troppo distante potremo vantare le complete automazioni del settore industriale della produzione, seguite dalla successiva in campo amministrativo e gestionale grazie all'ausilio dell'intelligenza artificiale. Le competenze, le specialita' e le professionalita' muteranno natura e obiettivi, creando nuova occupazione specializzata se non finanche, ancora piu' avanti nel tempo, maggior tempo libero a medesime condizioni contrattuali.
Uno fra gli obiettivi piu’ gradevoli e gratificanti, in epoche a noi inimmaginabili, potrebbe consistere nel totale affrancamento dell'uomo dalla schiavitu' del lavoro, pur ricevendo un reddito adeguato ad una vita dignitosa e soddisfacente.
Le proiezioni futuristiche, inoltre, potrebbero essere disattese da possibili eventi, siano essi positivi o negativi, che ne mutino i fini, divergendo radicalmente le sorti del pianeta.
Abbiamo gia' trattato le ipotesi di invasione, amichevole o non, da parte di forme di vita aliena (Alieni, Verita' o Leggende ?), e per quanto risulti impossibile o molto improbabile, nessuno e’ in possesso della sufficiente autorita’ per escludere tale evenienza. Ne potremmo conseguire benefici immensi in brevissimo tempo o al contrario conseguenze catastrofiche. Potrebbero verificarsi eventi naturali devastanti, calamita’ di  portata eccezionale(Cause Effect, What's Behind ?), ma l’istinto alla conservazione della specie non si estinguera’ cosi’ facilmente. 
Le previsioni prospettiche sulla vita residua della terra, indicano con approssimativa certezza ancora cinque miliardi di anni, prima che essa sia aggredita e inghiottita dalla massa solare. Tutti i giochi in corso, quindi, potrebbero non essere vani, ai fini di salti evolutivi periodici, in cui l’essere umano giunga alla comprensione totalizzante relativa alla sua essenza, ed alla competenza tecnologica che, quel fatidico giorno, gli consentira’ di sopravvivere altrove.
Proseguendo per il non facile percorso sin qui effettuato, andremo ad approfondire cio' di cui abbiamo gia' accennato relativamente alle forze di sicurezza, ivi inclusi le pene detentive, la giustizia e le connesse strutture penitenziarie.
Una democrazia mondiale altamente rispettosa dei diritti umani, avrebbe come obiettivo importante l'uniformita' dell'applicazione delle norme giuridiche che tutelano i diritti e i doveri individuali e collettivi. Buona parte del globo, ha adottato regolamenti tendenzialmente uniformi, che mirano a imporre doveri e difendere i diritti, sostanzialmente simili.
La maggiore problematica, come gia’ detto, inerente l’ipotesi di un coinvolgimento planetario nell’ottica democratica, consiste nei contrasti esistenti fra governi di matrice religiosa e governi puramente laici. L’impianto democratico tutela il rispetto verso ogni forma di credo religioso, ma al contempo, condanna ogni forma di dispotismo, sia esso dettato da ispirazione laica che da dogmi divini. Non e’ accettabile che le norme poste a base per una civile convivenza si identifichino nella distorsione interpretativa di sacre scritture, risalenti a migliaia di anni or sono, che prevede violazioni e punizioni del tutto anacronistiche all’attuale contesto globale.
Quali quindi le strategie necessarie affinche’  il pensiero universale democratico avvolga in toto ogni specie di cultura e tradizione territoriale, pur rispettandone il diritto d’esistenza ?
Non a caso si e’ citata la distorsione interpretativa, ovvero, le errate conclusioni tratte da un fanatismo religioso circa l’interpretazione di sacre scritture millenarie, che giammai incitano alla violenza quale soluzione per una civile e stabile convivenza.
L’egregio operato dell’attuale rappresentante della Chiesa, si compendia nell’accoglimento indiscriminato al conforto spirituale di chiunque lo desideri, dai non credenti ai fedeli di altre professioni religiose. Il misticismo che Egli diffonde trae spunto da una spiritualita’ che va oltre ogni dogma e steccato, mirando alla formazione di una coscienza globale consapevole, in linea con quasi tutti i princìpi e valori democratici. Sullo stesso binario viaggia il pensiero filosofico buddista, il cui alto rappresentante, in tutta umilta’, diffonde la percezione di una realta’ ben piu’ profonda e totalizzante delle esecrabili divergenze fra l’uno e l’altro credo, dilaniati da competizioni e rivalita’ distruttive. 
In via analoga, benche’ la politica sia affetta da pragmatismo viscerale, essa dovrebbe assumere un atteggiamento del tutto simile, volto all’unificazione ed alla pacificazione duratura fra i popoli, che tutto sommato, vivono al riparo dello stesso ombrello, che e’ la terra. Un lavoro molto delicato, che richiede impegno e convinzione profonda, teso all’instancabile diffusione di princìpi, la cui applicazione offre piu’ vantaggi a lungo termine che anacronistiche chiusure verso il passato.
. I vantaggi dipendenti da un eventuale estensione totale dell'ordinamento giuridico democratico, ivi incluse una sanita’ e un’istruzione senza confini, non solo incideranno sui futuri stilemi comportamentali, ma anche sull'incremento della fiducia generale che le popolazioni ripongono sul sistema cosi’ concepito, restituendo in termini concreti, inclusivi di interessi, quanto sino allora investito. 
Sin da piccolo l'uomo acquisisce confidenza con la vita ed il sociale attraverso il gioco, il quale a sua volta, trasmette al piccolo quel profondo senso di uguaglianza e giustizia che, in eta’ matura riconosce a stento.
Un sistema scolastico, quindi, mirato alla formazione esemplare di futuri cittadini modelli, unito ad una concezione uniforme della giustizia terrena ed al valore della vita, il cui diritto rappresentera’ una frontiera inviolabile, saranno naturalmente da ostacolo a possibili confusioni e distorsioni  della personalita', causa frequente di comportamenti espressi contro la societa'.
L’eventuale infrazione del patto di civile convivenza sara’ cosi’ motivo di giudizio e condanna, normalmente inflitta con una punizione corrispondente al reato commesso.
In un  contesto democratico perfetto, la condanna ad una pena esplica l’effetto esemplare per la collettivita’, perche' non sia tentata dal commettere qualsivoglia offesa al prossimo e, contemporaneamente, istruisce il reo sulla ragione per cui si trova a scontare la sua pena.
Se l'impianto democratico garantisce uguaglianza e liberta' in cambio del rispetto delle regole civili, le stesse vengono meno automaticamente in caso di rottura di quel mutuo accordo.
Quindi, la privazione della liberta', trova applicazione quale primo provvedimento teso alla correzione di un comportamento dannoso alla comunita’.
Tuttavia, la funzione punitiva dovrebbe esprimere la propria efficacia nel fornire gli strumenti necessari al reo affinche' egli elabori e maturi la convinzione del suo errore.
Una volta scontata la condanna in regime educativo, ogni reo dovrebbe affrontare il suo reinserimento in societa' con maggior responsabilita' e preparazione di chiunque non abbia mai subito esperienze simili, sgominando ogni sorta di pregiudizio, che spesso lo relega al ruolo di fuorilegge per la vita intera (Sistema Punitivo Svedese).
V’e’ da considerare che il reo sinceramente pentito e convertito, ha nel suo bagaglio di vita un’esperienza in piu’, benche’ negativa, di chiunque abbia un percorso immacolato.  Cio’ non deve quindi costituire discriminazione ma rispetto, verso chi ha elaborato e pagato il proprio errore.
 Come si e' detto, le differenze di applicazione del sistema punitivo e sue finalita' variano anche di molto a seconda dei territori in cui il reato viene commesso. V'e' inoltre da sottolineare che taluni reati minori, in quelle realta' appartenenti soprattutto al terzo mondo o a quello orientale, non sono considerati tali, anzi costituiscono comportamento abituale dettato da tradizioni e retaggi culturali locali, ivi inclusi i rituali religiosi.
Cio' costituirebbe un limite all'applicazione universale di regole poste alla difesa e protezione dell'altrui sicurezza, ma al tempo stesso rappresenterebbe un momento di confronto culturale. In considerazione dell'inviolabilita' dell'altrui liberta' potrebbero essere consentite tutte quelle pratiche millenarie in uso, che fanno parte integrante del tessuto sociale locale e che non rechino danni fisici e/o morali ad alcuno. Il concetto democratico tiene conto delle esigenze e dei bisogni ancestrali di ogni minoranza riconoscendoli sempre, a meno che non cosituiscano limitazione e/o offesa alle altrui tradizioni e liberta'.
Un'ordinamento giuridico globale dovrebbe assumere una veste snella e flessibile, adattabile ad ogni contesto culturale e con pochi ma precisi punti fermi. Purtroppo la civilta' complessa richiede sempre piu' un alto grado di sofisticazione legislativa, tant'e' che per l'interpretazione e la comprensione di un codice di legge e' spesso necessario l'ausilio di tecnici addetti ai lavori. Inoltre, se si tiene conto anche dell'eccessiva e massiccia legiferazione, non ci si puo' scandalizzare se il tasso di violazioni tende all'aumento anziche' alla diminuzione. Quindi sarebbe da invocare un codice di legge alla portata di tutti, che abbia poche ma importanti e ferree regole da imporre e puntare soprattutto sulla formazione delle future generazioni.
Per giungere alla semplicita' e' necessario attraversare la complessita'.
L'Unione Europea e' nata da un processo lungo almeno 50 anni. Da Comunita' Economica per il Carbone e l'Acciaio al Mercato Comune Europeo fino alla Comunita' Economica Europea per approdare infine alla Unione Europea. Tali passaggi hanno comportato di volta in volta adattamenti alle nuove realta', tenuto anche conto che i paesi europei aderenti erano, come tutt'ora, retti da stati democratici. Ebbene, dopo un rodaggio di cinquant'anni, dopo l'istituzione di un Parlamento Europeo, di una Commissione Europea, di una Alta Corte Europea per i diritti dell'uomo, di una Banca Centrale Europea e di una moneta unica, le norme vigenti in ogni paese membro, subiscono costantemente modifiche oppure si impongono nuove legiferazioni, in forza del rispetto di una nuova realta' istituzionale che deve applicare il principio democratico,  indipendentemente dal territorio o dalla cultura tradizionale, a tutte le nazioni facenti parte del patto.
Il processo di piallatura e raffinamento continua e continuera' in funzione del progresso generale e delle nuove esigenze generazionali, perche' la democrazia stessa lo impone. Il problema del contrasto alle attivita' criminali organizzate, e' stato affrontato con l'istituzione di una Commissione Antimafia Europea (Commissione Antimafia Europea), sulla scorta di quanto gia' realizzato in Italia per fronteggiare quell'emergenza. Pensare di creare un Mondo Unito, senza valutare opportunamente il problema mafia, che gia' da tempo ha realizzato la propria unificazione globale, equivarrebbe a tempo, energia e denaro sprecati. Appare quindi una necessita' fra le prioritarie, quella di organizzare una rete ben congegnata fra tutte le forze di sicurezza del mondo, al fine di porre limiti oggettivi all'espansione oramai esagerata di una forza illegittima, che manipola a proprio piacimento quasi ogni sorta di flusso economico.
Ogni territorio o paese del mondo possiede sue peculiarita' precise, urgenze ed esigenze diverse, economie, usi e costumi diversi, ma e' necessario ritrovare compattezza unanime e improrogabile verso il contrasto di quei fenomeni che minano alla base i principi democratici, quali anche la corruzione, il peculato, la collusione, ovvero tutte quelle attivita' che svolte sul doppio binario della lealta' e del tradimento, pugnalano alle spalle l'intera collettivita' ivi incluse le istituzioni e la democrazia stessa. Ecco perche' e' indispensabile l'unione di ogni singola forza in quella direzione, uniformando i princìpi di base a livello planetario, per combattere, anche con la cultura, chiunque stia deturpando, uccidendo, sfregiando e umiliando il nostro pianeta.
Allora si, le diversita' relative ad ogni piu' piccolo aspetto territoriale o etnico, di costume e di tradizione, di progresso o di immobilita', di colore o di sapore, di preghiera o di silenzio, di deserto, mare o montagna, allora si che quelle diversita', costituiranno davvero il grande valore aggiunto, la cui icona spedita nello spazio rappresentera' il vero essere umano.
Andiamo a concludere il discorso sulle Forze di Sicurezza. Abbiamo analizzato la problematica delle forze garanti dell'ordine pubblico, della necessita' di accorpare la normativa che le regola e le gestisce, al fine di uniformare il loro comportamento, spesso condizionato dall'ambiente in cui operano.
E' necessario porre precisi indirizzi validi ovunque, che impongano il rispetto incondizionato della persona e la diffusione universale dei diritti e doveri di ogni singolo individuo.
La democrazia mondiale lo esige, come necessita di un esercito globale posto alla difesa strategica di ogni possibile minaccia contro le liberta' territoriali e contro possibili colpi di mano improvvisi.
Si e' accennato alla possibilita' del disarmo generale, una scelta difficile e rischiosa, attuabile solo successivamente alla collaudata democrazia mondiale, il cui programma prevedrebbe l’estinzione di ogni testata nucleare presente sulla terra.
Nella fase odierna, tutte le armi nucleari esistenti sono oggetto di monitoraggio satellitare costante come altresi' le possibili intenzioni future di investire in ordigni nucleari, sono attentamente studiate dagli organi delle diverse intelligence interne.
I trattati internazionali stipulati fra ONU ed i paesi aderenti, impongono trasparenza totale su eventuali test e/o nuovi armamenti di tecnologia superiore, a tutti i paesi del mondo, benche' non riconoscano l'autorita' delle Nazioni Unite. Chiaramente ogni abuso o violazione dei patti intercorsi, costituisce motivo di grave preoccupazione internazionale nonche' infrazione sanzionabile con embarghi o soluzioni analoghe.
Il popolo, quale inerme spettatore senza titolo di intervento, solitamente paga il prezzo di quelle scelte operate dagli interessi superiori. E' quindi importante, una volta giunti all'accordo globale di cooperazione militare, procedere al disarmo nucleare, tuttavia riservando una quota di armamenti disponibile per ogni eventuale possibilita' di utilizzo. Le Forze Militari del mondo, identificabili oggi con i Caschi Blu dell'ONU, saranno delegate, con una serie di responsabilita' distribuite in ordine gerarchico e con opportune precauzioni tese ad anticipare o evitare possibili rivolgimenti interni se non anche tentativi di golpe mondiale, alla difesa e sicurezza del globo terrestre. L'Esercito Militare mondiale raccogliera' ogni potenza territoriale oggi in carica e naturalmente sara' soggetto al controllo del Ministero della Difesa Mondiale. Non essendovi piu' dei confini territoriali politici, i reggimenti militari saranno ubicati in proporzione percentuale sull'intera superficie terrestre e provvederanno, come gia' previsto sin da ora, anche al pronto intervento in occasione di calamita' di ogni natura. Col passare del tempo, si potra' procedere gradualmente al totale disarmo di scorte nucleari, non esistendo alcuna ragione valida al loro mantenimento ed uso in terra, con il simultaneo rafforzamento di tutti i controlli atti all'individuazione di eventuali tentativi di nuove fabbricazioni illegittime.
Ogni territorio appartenente al suo popolo sara' oggetto di protezione e difesa da parte di un esercito di professionisti esperti e la sicurezza cosi' garantita incrementera' la serenita' generale, contribuendo al sano sviluppo civile. L'ipotesi sopradescritta, tesa all'unificazione di tutte le forze militari terrestri, rappresenta il valore simbolico e pacifico dell'unione globale.
Non piu' eserciti schierati e contrapposti, non piu' crisi o rischi di guerre atomiche ma solo compattezza e unita' nel nome di una conquista acquisita a duro prezzo.
Dopo secoli di scontri e conflitti armati, dopo gli innumerevoli lutti e gli sforzi immani delle ricostruzioni, dopo tutto il sangue versato, finalmente il salto decisivo verso la completa armonizzazione e tranquillita' collettiva.
 Gli scontri armati tutt'oggi in corso non avranno ragione di esistere e, le forze di combattimento del pianeta terra vigileranno attente su tutti gli altri fenomeni che potenzialmente cosituiranno minaccia per l'ordine cosi' stabilito. Detto ruolo rappresenta la piu' onorevole ed impegnativa delle responsabilita', per nulla confrontabile agli attuali standard di intervento delle forze militari.
Scatenare una guerra ricorrendo al mezzo offensivo delle armi non eleva l'intelletto umano, lo umilia e lo degrada al rango di un primate qualsiasi. Lo scopo generale di un sogno cosi' visionario si compendia nella realizzazione di una profonda amicizia fra i popoli, siano essi soldati semplici o superiori in grado.   Garantire costantemente la pace e la cooperazione risulta essere un'operazione di gran lunga piu' complicata che promuovere guerre in cui nessuno giunge alla vittoria e questa enorme responsabilita' e' affidata ai garanti della sicurezza mondiale.
Il Ministero della Difesa Mondiale provvedera' alla gestione di tutti i compiti connessi all'utilizzo dell'esercito, e sara' a sua volta controllato da un comitato speciale per la sicurezza, quale organo suppletivo e di contrappeso democratico.
La realizzazione di tutte le precauzioni utili a scongiurare ogni possibile insurrezione armata o alto tradimento, sara' un atto indispensabile da istituire con cadenza costante e rinnovata, al fine di testare di volta in volta l'efficienza e la tenuta stagna di tutto l'apparato.
Come per le questioni relative all'istruzione, alla sanita' ed alle forze di sicurezza, si rende necessaria una visione unificante globale anche per il discorso sull'economia.
La questione economica rappresenta, insieme a quella politica, l'argomento piu' importante in questo breve corollario, in cui ogni tema affrontato merita senz'altro una trattazione piu’ approfondita se non persino esclusiva.
In verita', essendo gia' in essere un'egemonia economica globale, se ne dovrebbero analizzare modalita' di espansione ed eventuali limiti, in un quadro armonico che conferisca maggior equita' e giustizia sociale.
La diseguaglianza economica costituisce grave problema sociale sin dai tempi piu' remoti, e le svariate e solide filosofie teoriche volte ad una distribuzione della ricchezza piu' equa e meno discriminante, hanno sortito deboli se non nulli effetti vantaggiosi alla poverta'.
L'esagerata concentrazione di ricchezza, come abbiamo gia' visto, in pochi fortunati possessori, produce di fatto la contraddizione profonda che lacera tutte le scelte politiche prese nel corso degli ultimi due secoli.
Il coefficiente di Gini, di Corrado Gini, statistico italiano, misura il tasso mondiale di concentrazione della ricchezza come della distribuzione del reddito, e i relativi coefficienti indicano quanto, detto squilibrio, determini diffuse diseguaglianze economiche con conseguente malcontento e frustrazione. L'istituzione di una moneta unica globale, non migliorerebbe le sorti economiche del pianeta, a parte la percezione psicologica da cui ogni popolo si sentirebbe intimamente connesso all'intera umanita'. Magra consolazione affidata al mezzo prìncipe del baratto, tuttavia efficace nella sua funzione pratica. In buona sostanza, come gia' avvenuto per l'Unione Europea, una volta fissati i parametri di raccordo fra i vari e diversi poteri d'acquisto dipendenti da ogni singola economia di Stato, viene istituita un'unica valuta con i relativi valori di raccordo al potere di acquisto sul mercato.
 Quindi non piu' speculazioni sulle differenze di valuta, non piu' mercato nero di valute estere ne' tanto meno ricatti economici posti in essere da Stati che, accumulando consistenti riserve valutarie di paesi concorrenti altrettanto forti, provocano la naturale necessita' d'immissione di nuova valuta in ambito domestico, causando inflazione e diminuzione del potere d'acquisto per evitare il piu’ dannoso irrigidimento degli scambi, con relativa deflazione, causa prima della stagnazione e successiva recessione. Si tratta di strategie e manovre tattiche volte ad influenzare le economie concorrenti, creando crisi e disoccupazione in vasta scala.
La moneta unica, inoltre, semplificherebbe di molto tutte le transazioni commerciali ed i loro pagamenti, inclusi tutti i controlli di vigilanza, mirati all'emersione degli scambi non ufficiali, ed agevolerebbe l'incremento del turismo oltre frontiera.
Gli investimenti esteri avrebbero piu' facilita' d'azione e la Banca Centrale Mondiale, di raccordo a quelle territoriali e al Fondo Monetario Internazionale, garantirebbe una vigilanza globale sia sulle fonti che gli impieghi bancari.
Le questioni e problematiche relative all'impostazione economica da adottare, appartengono naturalmente alla politica che, in funzione delle strategie adottate, prende le relative decisioni tese alla piu' uniforme distribuzione dei redditi ed alle iniezioni di capitali e fiducia in quei territori in cui lo sviluppo stenta a decollare.
Un altro ramo dell'economia e' relativo all'imposizione fiscale e naturalmente anche alla questione previdenziale.
Sono molti i paesi in cui i versamenti contributivi sul lavoro sono puntualmente elusi se non addirittura esclusi dall'obbligo di legge. Sarebbe auspicabile uniformare tale disciplina allo scopo di estendere una tutela ai tutti i lavoratori del globo terrestre come anche stabilire contratti collettivi internazionali, in relazione al potere d'acquisto dell'economia locale.
Benche' l'esempio europeo permetta ad ogni Stato membro la liberta' di scelta sulle politiche fiscali piu' adeguate, probabilmente sarebbe vantaggioso intervenire per stabilire equilibri non sempre in essere quando la politica fiscale locale risulta debole ed inefficace.
Ricordiamo che l'Unione Europea, interviene invece sulla produzione interna dei singoli Stati membri, imponendo limiti variabili, a seconda della produzione complessiva europea, dei determinati beni di consumo, in genere agganciati al settore primario. Una politica fiscale globale, necessariamente conscia delle diverse realta' economiche, potrebbe intervenire agevolando i territori piu' svantaggiati attraverso benefici e vantaggi sia sull'imposizione che sugli investimenti, conferendo il necessario impulso produttivo allo sviluppo economico. Inoltre potrebbe esaltare ancor piu' ogni settore della piccola e media impresa locali, qualificando i prodotti territoriali per la diffusione globale. Questo oggi e' gia' operativo, ma un'attenzione maggiore sicuramente determinerebbe una migliore efficacia.
Nell'introduzione si e' appena accennato al concetto di "Moni", ipotizzato dal filosofo-economista Lazlo Mero, che consiste in unita' autoreplicanti legate al concetto di "Meme", coniato a suo tempo dal grande neuro-biologo Richard Dawkins.
In sostanza, un backstage ben organizzato, risulterebbe quale scenografia dettagliata per la nascita e la diffusione frattale di unita' aziendali, operanti nei settori piu' congeniali al territorio.
La loro diffusione sarebbe incoraggiata da una serie di legami necessari che verrebbero a stabilirsi fra la prima unita' e la successiva, via via espandendosi a mo' di frattale, concetto a cui la letteratura matematica da' ampio spazio. Si tratta di un paradigma di sviluppo, possibile solo con l'intervento di forze politico-economiche superiori, capaci di fornire sia l'impulso iniziale che una legislazione coerente.
 Una certa attenzione andrebbe rivolta necessariamente anche al fenomeno molto diffuso dello spionaggio industriale, legato strettamente al discorso concorrenziale e/o competitivo.
La libera iniziativa privata e' promossa da ogni impianto democratico moderno e l'economia stabilisce nella competizione una delle maggiori funzioni legate allo stimolo imprenditoriale.  Sebbene esistano norme regolatrici della materia, spesso la concorrenza diviene sleale, provocando ripercussioni sui mercati, i quali premiano eventuali non meritevoli imprese e destìnano al fallimento talune altre che hanno operato con la giusta correttezza.
E' motivo di dibattito quindi anche la problematica connessa alle regole e a chi ne dovrebbe garantire il rispetto.
La questione economica mondiale e' oggetto di studio anche in campo ecologico, che rappresenta una delle ultime frontiere d’investimento.
L'attenzione dedicata al tema si acutizza nell'ultimo trentennio, con la deregulation climatica, causata dalle emissioni industriali e dagli allevamenti intensivi di bestiame. E' inoltre critico il livello di inquinamento generale, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, poco attenti alla problematica per avidita' di affermazione economica nel contesto globale. Per certi versi la medesima situazione di quanto accadde nell'era industriale presso i paesi occidentali.
L'emergenza attuale costituisce materia d'urgente intervento, prima che i valori critici dell'inquinamento globale raggiungano le fatidiche soglie del non ritorno. Da una parte la questione climatica-atmosferica e dall'altra l’inquinamento dei territori terreni ivi inclusi i mari.
Rivestendo importanza universale, il fenomeno climatico e' discusso ai summit fra grandi paesi internazionali. I protocolli di Kyoto, a cui e' seguito il COP 21 di Parigi in cui gli accordi per il contenimeto della CO2 hanno rappresentato un  fallimento in termini di cooperazione internazionale. Grazie in particolar modo alle emersioni di frange eversive e non della destra, o di regimi dittatoriali, alla cui testa si sono posti diversi paesi del globo, quali il Brasile, gli U.S.A., la Cina, l'India, la Russia insieme a frazioni d'Europa che hanno disconosciuto i rischi delle realta' climatiche, quali la Polonia e l'Ungheria. Ed infine il recente summit di Glasgow del Nov. 2021, dove le forze contrarie e/o frenanti alla conversione dell'utilizzo del carbone per la produzione industriale in fonti rinnovabili, si sono configurate nella Cina, nell'India e nella Russia. A tal proposito da un paio d'anni a questa parte e' sorto un movimento importante di sensibilizzazione popolare rispetto al tema climatico, capeggiato in prima istanza da Greta Thunberg, un'attivista allora ancora minorenne che e' riuscita a sollevare le coscienze di una grande maggioranza di giovani, che hanno rappresentanti nei paesi piu' colpiti dal cambiamento climatico, e che conducono una strenua battaglia per una svolta immediata che non ricalchi i bla, bla, bla, manifestati fin ora.
L'economia e la politica entrano naturalmente in gioco per cio' che concerne l'elevato costo di gestione della questione ambientale. Una volta che i vari assetti economici raggiungono i livelli elevati di produzione e profitto, risulta difficile per la politica procedere alle regolamentazioni necessarie per la salvaguardia dell'ambiente, per evidenti ricatti legati all'ocupazione ed al benessere generale del paese. In buona sostanza, le priorita' economiche s' impongono generalmente a quelle ambientali, utilizzando alibi piu' facilmente associabili a ricatti veri e propri.
Lo stesso dicasi per le "lobbies" che difendono la propria economia, le quali, indipendentemente se l'argomento tratti questioni ambientali o no, minacciano tabule rase occupazionali e sconvolgimenti economici di non poco conto. Ad ogni buon conto, l'emergenza risulta significativa ed il relativo prezzo va corrisposto unicamente dai colpevoli recidivi che hanno prodotto l'attuale stato di degrado, attingendo dai loro patrimoni accumulati.
In Italia, il caso ILVA ne rappresenta l’esempio culmine. Un'attenzione e' doveroso rivolgere all'educazione ambientale, oggetto di applicazione alle generazioni piu' in erba. Ma questo e' argomento implicitamente incluso nel discorso relativo all'istruzione senza frontiere.
L'economia mondiale, si sviluppa e si afferma in primis nel territorio europeo, dove, nel succedersi delle varie ere geologiche, approda ad una certa stabilita' con la stanzialita' delle tribu' nomadi. Quel vantaggio, in pratica consistente nel "know how" odierno, e' rimasto e ha determinato l'attuale "gap" economico esistente fra economia d'oriente e di occidente. Sebbene gli Stati Uniti d'America siano un territorio relativamente giovane, e' scontato affermare che lo sviluppo cui ha dato vita dipenda esclusivamente dalle competenze acquisite in Europa nel millennio precedente. L'attuale divario fra ricchezza e poverta' nel mondo intero rappresenta una problematica che si perpetua da secoli e secoli, ed oggi, sebbene molto sia stato fatto, persiste, come si e' gia' visto, probabilmente anche per volonta' ben precise, favorite dalla convenienza di questo stato di cose.
Entra in argomento allora un'altro fenomeno economico. Esso si compendia in tutti quei traffici illeciti, di cui ogni flusso monetario sfugge al controllo delle autorita' governative preposte.  O almeno si spera. Si tratta di un'enorme massa di denaro che attraversa indisturbata tutti i territori del nostro pianeta ed ha per oggetto ogni tipo di attivita' illegale e/o scambi commerciali non dichiarati. Il sommerso dell'economia, rappresenterebbe, in un'ottica ottimista, un volume d'affari pari almeno a quello ufficiale ma talune dichiarazioni provenienti dalla politica affermano che sia molto piu' prospero e abbondante. Le stime, purtroppo, risultano attendibili fin quando esiste un quadro d'insieme ufficiale da sottoporre a valutazione. In questo caso ci si deve affidare ai dati risultanti dalle informazioni di polizia, relative a indagini, investigazioni, e arresti in ogni settore della criminalita'.
Ma il sommerso e' anche la risultante di attivita' lecite che sfuggono all'imposizione fiscale, siano esse dichiarate o non. Insomma, l'imponenza di tale fenomeno e' per nulla trascurabile, tant'e' che qualche tempo fa e' giunta la proposta dall'Unione Europea di includere il valore di PIL corrispondente alle attivita' illecite all'interno del PIL ufficiale di ogni paese europeo (Nel PIL le attivita' illecite), allo scopo di avere una piu' aderente e realistica visione della ricchezza reale.
Quando si e' affrontata la tematica legata alle diseguaglianza economiche, si e' detto che vi sono buone probabilita' per cui il mondo intero possa essere comprato con gli averi accumulati dai gestori delle attivita' illecite, e questo per dare un valore d'insieme a quelle ricchezze non ufficiali, da cui traggono beneficio anche talune attivita' lecite, col mezzo corruttivo.
 Il malaffare coinvolge o tenta di sedurre sistematicamente tutte quelle aree economiche non contaminate allo scopo di rendere meno grave il suo comportamento inflazionandolo, e di esercitare il ricatto quale arma silenziosa ed efficace.
Ecco anche perche', il compromesso dell'accettazione in seno ai mercati ufficiali, di tale o tale altra attivita' attualmente considerata illecita, ma per sua natura non propriamente nociva al tessuto sociale, se non per motivi prettamente morali, contribuirebbe all'emersione di buona parte di quel sommerso, che potrebbe tappare falle importanti presenti nel "Titanic" economico mondiale.
Il proposito di condurre una guerra senza quartiere, tesa alla sconfitta di ogni scambio economico illecito, risulta essere l'ennesima illusione e una battaglia persa ancor prima del suo inizio, se non si procede all'unificazione delle intenzioni e delle forze effettive contro tale fenomeno globale.
Riguardo il nocciolo della questione relativa alle disuguaglianze economiche, riprendiamo quanto anticipato nelle prime brevi osservazioni sulle differenze reddituali, sulla ricchezza e la poverta'. Come detto, il tenore di vita, una volta raggiunta una certa soglia non puo' aumentare per ragioni oggettive, in quanto il livello delle possibilita' di ulteriore espansione deve attendere i tempi necessari all’ innovazione. La grande potenza economica, in democrazia, puo' consentire il possesso di numerose proprieta', quali beni immobili e mobili e disponibilita' altrettanto notevoli, ma il tenore di vita, ossia quel grado di misura attribuita al benessere materiale della propria esistenza, raggiunto un livello definito massimo , non varia piu' in proporzione all'aumento del potere economico. Questo perche' il comfort in generale rappresenta la risultante del progresso tecnologico, che provvede ciclicamente alla realizzazione di nuovi ritrovati e tecnologie che rendono la vita piu' gradevole. Per diretta conseguenza, quindi, allorquando si possa giungere alla fruizione di tutte le comodita' offerte dalla tecnologia esistente, si dovrebbero attendere i tempi necessari per la produzione e/o invenzione di nuove altre, ugualmente dedicate al piacere materiale della vita. Il lasso di tempo corrispondente all'attesa, risulta il livello massimo raggiunto nella citata fruizione e l'accesso al bene o servizio prodotto nella fase immediatamente successiva, in base ai nuovi ritrovati, puo' solo determinare un piccolissimo salto di qualita' del comfort per nulla proporzionale al reddito prodotto nello stesso lasso di tempo. Quindi si potra' eventualmente procedere ad elevare il tenore di vita di un'altro individuo, che sia o no una persona cara, e cosi' via, fin quando le disponibilita' economiche lo permettano.
Al contrario, non v'e' alcuna legge che limita il possesso a titolo di proprieta', se non quelli oggettivamente imposti dalla legge per alcune ragioni particolari (ad esempio il demanio pubblico).
A tal punto sorge un'incongruenza, o se vogliamo un paradosso. L'uomo si adopera per innalzare il proprio tenore di vita, che non e' determinato dalla mera proprieta', ma dalla fruizione o disponibilita' di beni e servizi. L'eventuale proprieta' costituisce un'immobilizzazione di capitale che, a seconda dei beni e dell’andamento di mercato, acquista o perde valore nel tempo. Ogni investimento in proprieta' e' la risultante di una spesa ben calibrata alla sua funzione remunerativa, benche', come si e’ detto, la remunerazione, oltre certi livelli di ricchezza, non modifichi di fatto il tenore di vita. Ebbene, i numerosi e consistenti patrimoni immobiliari, rappresentano spesso capitali fermi, che fruttano qualche saltuario contributo allo Stato, in termini di tassazione sulle successioni e sulla proprieta', e valore aggiunto agli eredi, senza peraltro garantire un tenore di vita maggiore di quanto si sia gia' raggiunto. La stessa diffidenza in tempi difficili, ad investire denaro in nuove imprese, induce al blocco di liquidita' altrimenti in circolo, causando ulteriore rigidita' dei mercati.
In buona sostanza, esiste una quantita' di ricchezza infruttifera se non persino gravosa, sia per cause dipendenti dalla situazione economica in corso, che per motivi prettamente egoistici riferiti ai legittimi possessori di quelle ricchezze.
 In altri luoghi e modalita' quelle stesse ricchezze sarebbero produttive di maggior ritorno economico e maggior occupazione. Qualcuno, ha inteso bene di mutare la destinazione dei propri capitali verso altre mete, meno impegnative, dal punto di vista del mantenimento e piu' remunerative, anche a livello sociale, per cio' che concerne il proprio guadagno e per il flusso economico-monetario attivato.
Il ricorso al leasing esprime in pieno il significato relativo al godimento di un bene e/o servizio che evita immobilizzazioni di capitali ingenti e costi relativi di gestione del patrimonio.
Ad oggi, per esempio, dopo lo scandalo dei fallimenti bancari americani, i mutui per l'acquisto della prima abitazione, hanno ceduto il passo alla formula del noleggio con riscatto. Senza anticipi o garanzie di sorta, risulta meno impegnativa, piu' snella e senza per questo intaccare piu' di tanto il tenore di vita. La proprieta' della prima abitazione e' divenuta una possibilita' concreta per chiunque abbia un lavoro stabile. L'intento maggiore pero' consiste nell'unione di menti, forze e intenzioni per giungere alla definitiva sconfitta della miseria e di tutte le tragiche conseguenze che essa reca con se'. Benche' non paia cosa semplice, si puo' affermare in tutta serenita' che sia fattibile con adeguati e mirati piani di sviluppo.
Competizione o cooperazione? Se la competizione in generale funge da stimolo a ulteriori spinte verso produttivita', creativita' e rinnovamento, dall'altro puo' innescare una escalation esasperata di stress competitivo, causa prima di collassi strutturali relativi all'intera catena aziendale. Lo stress da competizione risulta contagioso fra i membri dello stesso staff e solitamente nasce da una frustrazione di base che, impedendo la normale fluidita' produttiva, provoca il blocco del funzionamento generale. Esso si genera dall'alto per colpire via via tutti gli strati inferiori della gerarchia aziendale, e ne abbiamo citato le dinamiche nel paragrafo dedicato alle corporazioni. Un esempio molto evidente, puo' essere rappresentato dagli attualissimi "call center", dove il mancato rispetto dei volumi di vendite prefissati equivale all'inidoneita' di operatori che investono in quell'unica ancora di salvezza, tutte le proprie risorse, invano.
Ma il peso massiccio del sistema competitivo si insinua in ogni meandro del settore economico, scatenando concorrenza sleale ed escamotages sul filo di lana fra la legalita' e l'illegalita'. In linea teorica, come lo sport, nella sua versione piu' trasparente dimostra, la competizione pone in uno stato di tensione controllata, stimolando maggior produzione di adrenalina, in proporzione alla distanza frapposta all'obiettivo. Lo scopo e' la vittoria, a volte a tutti i costi, mentre la sconfitta rappresenta il fallimento, benche' quest'ultima funga da ulteriore stimolo per affrontare competizioni successive e per affinare meglio le strategie di allenamento.
Nel campo economico piu' o meno l'equazione e' la stessa. La vittoria verso gli obiettivi prefissati oltre a riconoscere premi e lusinghe, affranca l'individuo dagli investimenti energetici e di capitali pregressi. Quando pero' l'individuo non risulta idoneo alla sopportazione di tale carico di responsabilita', o quando, piu' in generale, non ha maturato l'importanza della civile convivenza, il collasso sopravviene. E' il caso in cui non si accettano le sconfitte dando luogo a ritorsioni persino di stampo criminale, perche', come accade a diversi bimbi che giocano in competizioni innocenti, non riescono ad elaborare la sconfitta quale momento di crescita personale.
Vincere o perdere potrebbe rappresentare il grande gioco della vita, ma la cooperazione verso obiettivi unificanti, restituisce altrettanta soddisfazione collettiva, laddove le forze individuali sono pressoche' insufficienti al raggiungimento dello scopo prefissato.
E' l'esempio societario, l'aggregazione cioe' di individui che uniscono forze, capitali ed energie verso un obiettivo comune, altrimenti irraggiungibile in solitaria. La cooperazione e' tesa alla qualificazione di un lavoro svolto in team, dove non e' esclusa la competitivita' con altre realta' del tutto simili. I
Insomma, sebbene esistano regolamenti ed istruzioni per l'uso appropriato delle due fenomenologie, il loro rispetto e' soprattutto determinato dalla formazione di base di ogni individuo, il quale, secondo le saggezze piu' radicate e tramandate, dovrebbe reagire in via uniforme in entrambi gli epiloghi, siano essi di vittoria o di sconfitta, evitando i coinvolgimenti passionali frutto, spesse volte, di reazioni incontrollate.
Veniamo ora alla sfera religiosa, che tanto involge i terrestri, nella loro permanenza terrena. La religione, come anticipato, nasce da quall'intima necessita' di condurre l'esistenza con un ideale compagnia di viaggio, che ci assiste dalla nascita alla morte, punto cruciale in cui il timore dell'ignoto solitamente prevale.
Ogni dottrina religiosa, offrendo il suo benefit di oltre vita, seduce masse di popolo che trovano in questa il conforto necessario ad affrontare e superare l'estremo atto finale. Le tribu' arcaiche da cui discendono i rituali religiosi, idolatravano anch'esse entita' divine, attraverso determinati simboli terreni, e rendevano grazie per le preghiere accolte, col mezzo sacrificale che spesso includeva la morte quale estrema offerta o donazione elargita al cielo. Naturalmente molto e' cambiato nelle comunita' religiose, ma talune credenze, in particolare localizzate in territori del terzo mondo, ancora persistono, causando atroci ed inaccettabili torture all'essere umano.
Benche' un certo grado di civilta' abbia raggiunto tali territori, le pratiche rituali, costituendo un radicato quanto inestirpabile seme interiore, appartengono a quella sfera dimensionale individuale per cui viaggiano indisturbate con la mente del portatore, insinuandosi in via latente persino nel cuore di civilta' piu' evolute. Talora si apprende dall'informazione, di unioni matrimoniali predecise, di donne segregate per anni e anni al rango di bestie, di riti assurdi che violano la sacralita' del corpo umano e, nei casi piu' estremi, di vere e proprie sette in cui la morte viene ritualizzata quale elemento sacrificale purificatorio.
 E' pur vero, che nel terzo millennio e nel cuore delle piu' avanzate democrazie, si perpetuano i medesimi rituali (la pena di morte e' un esempio), legati piu' al concetto di vendetta sociale che al rituale religioso, ma le differenze di superficie non mutano le profonde convinzioni primitive perpetuate nel corso dei secoli.
Le norme regolatrici, naturalmente, disapprovano tale fattispecie di comportamento (pena di morte esclusa) ma intervengono poco o nulla laddove le radici antropo-culturali hanno attecchito sin dai tempi piu' remoti. Probabilmente gli interventi piu' incisivi tesi alla cessazione di tali pratiche grottesche, sono  stati promossi dalle diverse organizzazioni umanitarie, ma storicamente il primato e’ detenuto proprio dalle missioni religiose relative alla diffusione della parola di Cristo, benche' la proposta sostituzione dei simboli divini non sia la piu' corretta delle soluzioni. E' sempre l'individuo la materia centrale della nostra dimensione terrena, portatore di bagaglio genetico-esperienziale senza eguali, quindi unico depositario della sua specie evoluta e per questo necessariamente avulso da qualsivoglia umiliazione.
Non si puo' dimenticare, infine, la grande funzione svolta dall'Arte sul nostro pianeta. Essa rappresenta fra le testimonianze piu' vivide dalla comparsa dell'uomo sino ad oggi ed i suoi contributi, benche' non espressamente tangibili nel vivere quotidiano di ogni individuo, si percepiscono, a volte piu' a volte meno, nel substrato della sua evoluta personalita'.
Si puo' definire l’Arte come l'unica espressione frutto di libere associazioni mentali scevre da qualsivoglia pregiudizio, e, proprio per questo, il "medium” per eccellenza, atto a legare il profondo piu' intimo della persona con l'universalita' della vita, intesa quest'ultima nella sua accezione piu' estesa.
Un mondo senz'Arte sarebbe privo della bellezza e del conseguente concetto di estetica. Nella sua grande rappresentazione, l'Arte vive gia' nella sua realta' adimensionale, senza alcun limite di tempo e spazio. Ha quindi travalicato, sin dai primi reperti archeologici e dai graffiti oggetto della manifesta astrazione ed empatia, ogni confine territoriale per espandersi nel mondo col suo ampio respiro. Recentissimamente, l'ONU ha istituito apposite "task force"internazionali (caschi Blu dell'Arte) dedicate al settore artistico-archeologico, per la salvaguardia di ogni seppur microscopico reperto, inteso quale ricchezza incomparabile di cultura e bellezza.
La comunita' globale necessita della funzione artistica,  in primis per la conferma di una intima liberta' che va oltre il semplice concetto di libero arbitrio di cui abbiamo trattato. Inoltre, essendo un'espressione diretta dell'inconscio, ne abbisogna per la propria evoluzione interiore, sia nelle sue vesti di spettatrice che esecutrice. A tal fine e' indispensabile che l'Arte ed il suo studio, siano promossi e diffusi ovunque con sempre piu' frequenza senza limiti di sorta. La formazione dell'individuo, di cui abbiamo visto l'importante necessita' relativa a paradigmi istruttivi universali, risulta composta anche e forse soprattutto dalla funzione artistica.
A questo punto, individuati gli obiettivi prioritari strettamente vitali per la concezione di un ideale, utopistico forse nella sua visione ottimista, sorge naturale porre alcune domande, per meglio comprendere quali effettivamente siano i vantaggi di un operazione così mastodontica, dal momento che, in un grande  ingranaggio, in cui  ruote dentate di varia misura e spessore girano una in funzione dell’altra, e’ sufficiente che solo una di esse, anche se la piu’ piccola, si inceppi per causare ripercussioni sull’intero meccanismo.
La problematica esiste anche nell’attuale contesto frazionato, e l’ultima crisi economica del 2008, lo dimostra ampiamente. Le reazioni ingenue a tale sconvolgimento dei mercati finanziari, insieme alle migrazioni di massa che tutt’oggi interessano l’Europa, hanno prodotto un clima di chiusura verso l’esterno, riesumando nazionalismi sopiti, in forza della convinzione che l’autosufficienza, in termini di produzione-consumo e flussi monetari, rappresenti la via vecchia da preferire alla nuova.
L’errore piu’ ingenuo consiste nell’evocazione di un economia povera risalente a piu’ di novant’anni or sono, ovvero il primo dopo guerra mondiale, in cui, nell’allora ideologia mussoliniana, l’esempio di blindatura dei mercati e dei confini italiani per il raggiungimento di quell’autosufficienza economica tanto propagandata, ha prodotto un isolamento senza eguali dal contesto globale, impedendo ogni specie di contaminazione del paese con le piu’ avanzate visioni socio-economiche-culturali estere e  inficiando, oltretutto, le  possibilita’ di affermazione del genio italiano, in virtu’ di un nazionalismo mascherato da patriottismo. Quest’ultimo, infatti, consiste in un sentimento passionale che difende il proprio territorio, in relazione a piu’ possibili ed eventuali aperture verso l’esterno, concetto esattamente contrario a quanto esprime il sentimento nazionalista.
L’esperimento europeo, ancora in fase embrionale, benche’ siano trascorsi ottant’anni dal primo manifesto di Altiero Spinelli, non e’ responsabile delle crisi in atto. Si puo’ dire che alcuni errori sono stati fatti, ma ogni iniziativa comporta statisticamente un certo grado di incertezza con relative possibilita’ di errore, che comunque risulta indispensabile alla crescita e alla formulazione di nuove soluzioni.
E’ un dibattito recente la discussione sulla necessita’ di attivare un’Europa a due velocita’, dove le economie piu’ ricche non siano attanagliate dalla lentezza di ripresa di quelle piu’ povere.
La questione riveste particolare importanza pratica, per cio’ che concerne le peculiarita’ di ogni singola nazione. Se applicassimo lo stesso principio all’intera compagine mondiale, avremo un mondo a 30 o 50 o forse piu’, velocita’ diverse, visti i divari esistenti fra economie ricche e povere, ma potrebbe rappresentare una fase di transizione verso una piu’ equa distribuzione della ricchezza mondiale. Potremmo anche esemplificare il problema in micro realta’, quale quella del territorio italiano, dove le spinte al federalismo vedrebbero intensificare le differenze gia’ esistenti fra regione e regione. Se da un lato il ragionamento trova buone e solide basi di esplicazione, per cio’ che riguarda la cessazione dell’assistenzialismo ai territori in cui non si e’ mai affermata un’economia stabile, dall’altro trova severe critiche di fondo per cio’ che concerne l’egoismo connaturato all’abbandono di ogni territorio, di cui si e’ conclusa la netta impossibilita’ di sviluppo per cause  oggettive riferite alla localita’ e/o alla improduttivita’ delle unita’ lavorative.
Ricordiamo che vi sono realta’ economiche nate dal nulla, ovvero da soli investimenti iniziali, per poi autoregolamentarsi verso iniziative che le hanno rese autonome e indipendenti.
E’ il caso, per esempio, dell’Australia, nazione fra le piu’ giovani, dell’Italia stessa, che e’ risorta dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale grazie al piano Marshall, o dello Stato di Israele, costituito in fase iniziale da sole zone desertiche, per divenire una fra le nazioni d’importanza mondiale, con tutte le problematiche legate alla questione palestinese. E, in proposito, se ragioniamo in termini di unificazione globale, appare alquanto in antitesi ai nostri obiettivi, l’intenzione suggerita e  riconosciuta, solo a livello teorico, da parte dell’ONU e di varie altre nazioni, di creare due Stati per due popoli. Sarebbe, piuttosto, inserito in un quadro di coerenza generale, da suggerire “Un Mondo per tutti i popoli”.
La discussione, quindi, sulle doppie o triple e via dicendo velocita’, risulta sterile nella sua essenza, dal momento che, riconosciuta tale fase di transizione in cui gli assestamenti economici abbiano modo di realizzarsi, lo stato di cose difficilmente  tendera’ ad uniformarsi, in quanto le economie trainanti comunque avranno, in quella fase temporanea, conseguito altri nuovi e maggiori risultati, riconfermando la propria leadership. Si tratta dunque di mobilitare e, soprattutto, smobilizzare tutti quei capitali improduttivi, che stagnano per avarizia o per egoismo,  ivi inclusi quelli sottratti di volta in volta alla criminalita’ organizzata, destinandoli allo sviluppo o alla ripresa economica di ogni territorio che annaspa nel mare magnum economico, in via tale da attuare, quella compensazione di cui si e’ parlato in precedenza.
Stabilire un equilibrio globale che azzeri di fatto e in breve tempo ogni residuo disagio sociale ancora esistente e dovuto al sottosviluppo.
Con adeguate politiche di finanziamento, di investimento, di defiscalizzazione, unite ad una minima ma necessaria componente di rischio imprenditoriale insieme alla sempre piu’ aggiornata innovazione tecnologica, in contesti prettamente trasparenti e vigilati, avremmo realizzato uno dei progetti piu’ ambiti e di alta valenza sociale mai posti in essere: l’estinzione della poverta’ e della miseria.
Tornando alla questione relativa alle migrazioni di massa, e’ riconosciuto che esse dipendono da due fattori scatenanti e concomitanti: la poverta’, da sempre stimolo principale alle fughe dalle proprie terre natali, e la guerra, da cui migliaia e migliaia di profughi cercano riparo presso i territori economicamente stabili e di stampo democratico.
Se, per ipotesi, il Mondo Unito fosse gia’ una realta’ conclamata, tutto cio’ non accadrebbe, per due motivi: primo, non vi sarebbe alcuna forma di guerra e secondo perche’, quand’anche si  verifichi un enorme flusso migratorio, dovuto magari a ragioni di carattere climatico o geofisico, il fiume umano, che oggi indirizza la sua meta  quasi esclusivamente in Europa, avrebbe molto piu’ spazio per ben distribuirsi in ogni angolo del pianeta, benche’ sia esso sferico. 
Due grandi vantaggi da aggiungere a quelli gia’ esposti  in riferimento alla moneta unica mondiale. L’abbattimento di miseria e poverta’ e  ’estinzione della guerra.
Ed e’ proprio alla luce di questi due soli ma non semplici obiettivi, che sarebbe possibile diffondere un proposito  referendario in cui, il popolo sovrano mondiale, avrebbe modo, con l’ausilio delle tecnologie esistenti e della supervisione della stampa, a cui da sempre e’ demandato il compito di vigilanza su possibili stravolgimenti antidemocratici, di esprimere il proprio consenso o diniego, all’abbattimento di ogni confine ed alla libera circolazione di merci e persone.
Come espresso in precedenza, le ulteriori migliorie che interesserebbero ogni territorio, riguarderebbero anche una gestione globale del potere giudiziario, la creazione di paradigmi d’istruzione pubblica, sotto l’egida delle menti piu’ brillanti del nostro tempo,  il riconoscimento per ogni essere umano al diritto della salute, l’uniformita’ dell’operato delle Forze di Sicurezza e degli Istituti Penitenziari, e quant’altro ne consegua, in perfetto allineamento al pensiero democratico.
Stato per Stato, in ragione di un apposito calendario predisposto, parteciperebbe cosi’ a livello popolare, indipendentemente dalla sua forma di governo, ad un primo test di adesione al proposito di cui tale eroico argomento espone. Non vi sarebbero ingenti costi da sopportare e soprattutto avremmo un’istantanea realistica sul livello di insoddisfazione popolare circa le condizioni in cui versano sette miliardi e mezzo di  persone.  In riferimento al risultato, sara’ eventualmente possibile procedere all’aggiornamento temporale del prossimo test, in caso di vittoria del “NO”, oppure iniziare ad agire perseguendo le finalita’  cosi’ come concepite e desiderate dalla maggioranza assoluta, per la vittoria del “SI”, non prima di aver indetto un ulteriore referendum che abbia tutti i crismi di solennita’ richiesti, attesa la concessione favorevole di tutti i reggenti governativi.
Gia’, perche’ non appare affatto scontato l’eventuale diniego di chi gestisce le sorti di un paese non democratico. In tale ultima e probabile ipotesi sara’ necessario ricorrere a tutta la diplomazia che i trascorsi storici hanno insegnato, evitando nel modo piu’ assoluto gli spargimenti di sangue determinati dalle rivoluzioni popolari pregresse.
Le conseguenze cosi’ risultanti, evidenzierebbero il grande conflitto gia’ oggi in essere, fra Stati progressisti e/o moderati e Stati ultraconservatori, in funzione quasi assoluta delle differenze di base che li distinguono: Stati laici e non laici.
Tuttavia,  i luoghi in cui il popolo non possiede liberta’ d’espressione, o che comunque la stessa sia coattivamente estorta, sarebbero diversi, come si sa, anche in zona laica.
La dialettica  democratica, in tale frangente, avrebbe un ruolo decisamente non marginale,  ovvero, offrire l’occasione ai detentori di quel potere dispotico,  di abbandonare la scena di protagonisti, sottoponendo al giudizio internazionale il proprio operato. A tutt’oggi, il Tribunale Penale Internazionale, attende l’occasione di giudicare taluni dei dittatori piu’ sanguinari per crimini contro l’umanita’. Una deposizione pacifica, che operi per il bene di tutti, e trovi ispirazione nell’intimita’ del pentimento, senza tuttavia essere procurata da modelli sanzionatori, attualmente ancora in uso, che altro non produrrebbero se non la penalizzazione del popolo inerme.
Abbiamo visto che, se in prima istanza, gli indirizzi intrapresi presentino una parvenza di semplicita’, grazie alla esistenza di tecnologie avanzate che permettono in via semplice e veloce l’espressione individuale di un “SI” o un “NO”, l’autostrada della banda larga potrebbe infine ridursi all’impervio sentiero che  rende difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo finale. Sarebbero necessari forse lunghi anni, prima che il pensiero ideale si concretizzi, ma, almeno la diffusione di un tale concetto, di certo eleverebbe il livello di riflessione sulle insoddisfazioni di ciascuno.
E’ appena il caso di rammentare che la globalizzazione e’ gia’ in atto, con tutti i suoi limiti e storture. Che le connessioni telematiche di fatto hanno provveduto all’abbattimento di ogni confine, con il contributo gia’ da tempo determinante di ogni settore culturale, sportivo, commerciale, mass mediatico- tecnologico e associazionistico,  quali musica, cinema, teatro, olimpiadi e campionati sportivi mondiali, stampa, TV, telefonia fissa e mobile, Organizzazioni Governative e Religiose, internet eccetera eccetera. Le distorsioni possibili, che potrebbero snaturare l’intento unificante, sono presenti in tale specie di globalizzazione selvaggia, nell’esempio piu’ sfacciato a memoria d’uomo, in cui  i nativi americani furono deprivati dei propri territori  in cambio di barili di alcool e manciate di quattrini.
I distillati  alcolici attuali  si configurano in tutti i  vizi moderni che le civilta’ piu’ avanzate hanno perfettamente metabolizzato, e che costituiscono probabile fonte di  invasione extraterritoriale, quando non e’ garantito il rispetto delle tradizioni popolari locali.
Proseguendo nel nostro percorso, ammessa e non concessa un’adesione popolare strabiliante, circa le direttive che prevedono la successiva costituzione di un Parlamento Mondiale, rappresentato democraticamente da delegati di ogni popolo, incontreremmo due ostacoli di non poco conto. Il primo lo  abbiamo appena affrontato, consistente nella difficile resa incondizionata al volere popolare del despota di turno, e il secondo, nel caso in cui si sia agevolmente superato il primo, consistente nella ovvia ingerenza dell’antiStato, ossia l’intromissione scontata di quel coacervo di poteri legati da interessi intrecciati e ramificati che sistematicamente boicotta, specula, terrorizza, s’infiltra subdolamente, recando danni, dolore, miseria, e quant’altro di negativo di cui esso e’ il rappresentante supremo. Il cosiddetto Sistema, il cui rifiuto di adesione, comporta automaticamente l’estinzione identitaria, se non anche fisica.
Se fossimo in una diretta televisiva, diremmo di lanciare il servizio. Siamo invece concentrati nella lettura, quindi ci concediamo un breve istante di relax, sfogliando le pagine di un altro racconto di narrativa contemporanea, in cui il Sistema, invisibile ma ben presente, muove i molteplici fili legati a diverse delle realta’ che lo compongono. Dal finale si comprende la sua enorme portata d’intervento.
                                
                                                THE D-DAY.

Giorno di pioggia, un raggio di sole rende le gocce d'acqua splendenti, quasi fossero cristalli in caduta libera e una volta a terra il selciato bagnato rispecchia le nuvole in cielo , coi palazzi, le auto  ed i semafori. L'atmosfera intorno richiama visioni oniriche, tutto appare lucido, esatto e al tempo stesso un velo surreale avvolge la citta'  in una cortina ovattata, pacata, silenziosa.  Immerso nei pensieri non bado alle pozze d'acqua, poca gente intorno si defila con lo sguardo verso il basso.  D'improvviso vedo una donna che nella fretta di cercare scampo dalla pioggia, perde un foglio. La chiamo a voce alta e mi chino a raccogliere il pezzo di carta, una foto di grande formato, appena inumidita dall'acqua. Ritrae  un gruppo di persone in posa, una foto di famiglia, in un grande prato all'ombra di possenti castani. A giudicare dai vestiti che indossano sembra una foto del secolo scorso, la donna si avvicina ed io le porgo l'immagine,  consigliando di lavarla al piu' presto per sciacquare via le tracce di fango . Lei sorride, ormai incurante della pioggia, e mi ringrazia con un accento straniero, poi corre via. Resto immobile per qualche istante a osservarla mentre si allontana, affascinato e incuriosito da quell'essere che in pochi attimi ha espresso tale grande serenita' interiore. Entro in redazione zuppo d'acqua, i colleghi mi osservano sornioni alludendo al ritardo, li saluto appena, busso alla porta del direttore e la apro senza attendere, una valanga di insulti mi investe, la richiudo e raggiungo la mia scrivania. Dopo dieci anni trascorsi in quell'ambiente ero in grado di leggere nel pensiero di ognuno, di sapere cosa esattamente frullasse nella testa del direttore e di anticiparne le mosse forse anche di li a due giorni dopo. The Nation Time e' un quotidiano di piccola tiratura, copre a malapena Owensboro, la citta' in cui e' stato fondato venticinque anni or sono, ma di tanto in tanto, esordisce con qualche scoop a livello nazionale ed il fondatore, il Sig. Grant, un ricco industriale di provincia che ha dato lustro alla citta' in cui e'  nato e  tutt'ora vive,  ha vinto la sua grande scommessa investendo sulla piccola redazione che oggi mi sfama e,  a onor del vero, mi consente di vivere con sufficiente dignita'. Maggie Stone, redattrice tuttofare, mi si avvicina e con fare misto fra il materno e il  sensuale mi elenca gli impegni del giorno, due interviste, un'audizione e la morte del sig. Smith, un proprietario terriero la cui tenuta si estende per parecchi ettari nelle campagne circostanti. Il decesso e' avvenuto per cause naturali. Di per se’  la notizia non desta particolare interesse, vista l'eta' ormai non piu' giovanile, se non per il fatto che David Smith era un ebreo sfuggito alle persecuzioni delle leggi razziali varate dal Terzo Reich e che aveva trovato rifugio negli Stati Uniti dando vita ad una rigogliosa produzione agricola in cui erano impiegati parecchi braccianti.
Di origini polacche, crebbe con tutta la famiglia in Germania, che lascio' appena ventenne.  Il suo stile di vita era sobrio ed era amato dalla popolazione locale per la sua moralita' e per la correttezza delle sue relazioni. Era anche avversato da diversi produttori concorrenti che si sentivano spiazzati dal rigore con cui Smith esigeva paritari e dignitosi trattamenti per i suoi lavoratori.  E' necessario dedicare un servizio all'evento.  Maggie mi gira intorno, fasciata da un vestito che lascia immaginare tutto, sembra incuriosita sul motivo del mio ritardo, si insinua e indaga i miei pensieri come farebbe una discreta ed astuta mogliettina fedele, ma non cedo terreno, anche se e' molto attraente.  E'  al Nation Time da tre anni, si e' distinta con colleghi che in dieci anni non farebbero la meta' di quanto ha realizzato lei. E' una locomotiva senza freni, veloce, intuitiva, a volte troppo, e spero che questo non le crei seri problemi.  Mi chiede di partecipare alla visita in Casa Smith, cosa che non ho neanche lontanamente valutato. Avrei raccolto  brevi  informazioni dagli archivi di redazione e poi stilato qualche frase di commiato, in onore alla memoria di quel vecchio che tutto sommato aveva innalzato il tenore di vita di parecchie persone e contribuito ad una migliore immagine di Owensboro in tutta la regione. Comunque si, riconosco che Maggie aveva colto nel segno. Sarei andato personalmente ed anche a nome della redazione ad esprimere il rammarico per la grave perdita alla famiglia Smith e Maggie era il giusto contorno per quel genere di evento. Il cielo e' pulito, le nubi spazzate vie dalle fredde correnti atlantiche scompaiono all'orizzonte giocando con i raggi  del sole al tramonto. Ci infiliamo in auto, l'odore di caffe' caldo che Maggie sorseggia invade l'abitacolo, la mia inseparabile  Rolley giace sul sedile posteriore.  La casa colonica dista dieci miglia appena fuori dal centro abitato, il tempo necessario per rilassarsi un po' godendo il panorama autunnale e conversare con Maggie sui dettagli importanti che hanno caratterizzato la vita di David Smith.  Nel dicembre del '35 approda negli Stati Uniti,  e dopo qualche anno di vagabondaggio si stabilisce a Owensboro dove trova un impiego al Consorzio per il commercio dei fertilizzanti e lo smistamento dei prodotti agricoli. Grano, cotone, tabacco, canna da zucchero, David era addetto alla contabilita' di magazzino e nessun altro avrebbe ricoperto quell'incarico meglio di lui. Conosce la figlia di George Groove, un associato al Consorzio che gestiva una piantagione di cotone , si sposano nel '41 e David si trasferisce nell'azienda Groove dove rivoluziona i sistemi di gestione e s'impone per la sua visione lungimirante convertendo la produzione da cotone a granturco. Con appropriati investimenti potenzia l'azienda al punto da divenire un tassello importante per l'economia dell'intera regione ed un modello di sviluppo per i produttori concorrenti. Si distingue per la grande energia con cui contrasta il triste fenomeno ancora in uso dello schiavismo e combatte il razzismo verso gli afro americani come fosse la sua causa personale. Si crea molti nemici, alcuni anche fra i tutori dell'ordine locali, ma ha dalla sua parte Washington, che di tanto in tanto lo finanzia, acuendo le invidie dei diretti concorrenti. Ci siamo, imbocco il viale d'ingresso e sosto l'auto in coda alla fila di quelle giunte prima di noi. Molta gente affolla il patio, io e Maggie ci facciamo strada per raggiungere  l'abitazione.  Elizabeth Groove, moglie di David, ci viene incontro. Maggie le stringe le mani e la conforta. La vecchia signora si lascia andare all'ennesimo pianto disperato. Ero gia' entrato in quella casa, in diverse circostanze, qualche intervista a David e qualche foto alla tenuta agricola. La salma del vecchio David giace nella bara di ciliegio circondata da fiori e congiunti. Elizabeth racconta le sue ultime ore in vita. Riti consolidati, cena, una fumata di pipa, i farmaci prima di dormire e poi la morte che sopraggiunge nel sonno, senza darle il tempo per un estremo saluto.  Un uomo si avvicina discreto, il Dott. Clavey, stringe la mano di Elizabeth nelle sue, rinnova il suo dolore per la dipartita di David e si congeda in silenzio. Elizabeth ci informa che Clavey aveva David in cura da anni e conosceva ogni suo piccolo problema. Ha esaminato il suo corpo quand'era ancora caldo, ed aveva sperato invano di potergli essere ancora utile. La diagnosi dell'avvenuta constatazione della morte riporta il decesso come dovuto ad un probabile picco di ipertensione arteriosa, patologia di cui David era affetto,  risultato fatale forse per  ischemia cerebrale.ý Do' un occhiata intorno, mentre Maggie assiste Elizabeth, saluto conoscenti e colleghi, mi apparto con una tazza di caffe' e si avvicina Joe Slim, l'affezionato custode di casa, da sempre fidato collaboratore nei campi di David , ed ora, in eta' avanzata, responsabile dell'abitazione. Ci conosciamo  da anni  e con me non avverte il peso d'essere nero, parla con liberta', come non farebbe con altri, mi confida che ha seri sospetti circa la non casualita' della morte di David, e dietro il mio invito ad esprimersi meglio, Joe svuota il malessere che ha in corpo, dice che da tempo ormai sospetta che in troppi odiavano David. Lo esorto ad essere piu' esplicito e a tener conto delle sue affermazioni, forse pericolose per la sua stessa esistenza. Joe e' un fiume in piena, sfoga dolore e rabbia, mi racconta che spesso David si lamentava del fatto che qualcuno lo avrebbe preferito due metri sotto terra, e che gia'  in diverse circostanze lui stesso aveva scoperto che talune coincidenze erano volute e non casuali, attentati alla sua vita, come la volta in cui il trattore  prese fuoco e David si salvo' per miracolo oppue quando prese a pulire il fucile e solo dopo l'esplosione del proiettile realizzo' che era armato e che avrebbe potuto uccidere lui o qualcun altro, ed il fucile di David era sempre scarico. Cerco di calmare Joe invitandolo a passeggiare sul viale all'esterno in modo da non farci notare troppo e gli spiego che un incidente, per la natura etimologica del termine,  appartiene ai fenomeni casuali fino a prova contraria e che quindi, benche' i suoi sospetti e quelli di David fossero stati reali, andavano confermati con prove alla mano, di volta in volta. Questo era il metro di misura adottato dai reparti investigativi, per cui non era affatto consigliabile cedere all'impulsivita' dettata dal dolore per la scomparsa di David, piuttosto era umano accettare l'evento semplicemente, perche' la morte e' inevitabile e David era morto per cause naturali. Joe e' in silenzio, annuisce ed asciuga perline di sudore sulla fronte.  Vedo Maggie da lontano,  conversa ancora con Elizabeth, mani nelle mani. E' buio e gran parte della gente defluisce all'esterno per poi andare via. Joe mi guarda e scuote il capo, mi prega di crederlo, di tenere in seria considerazione le sue parole, racconta ancora che David era sotto la mira di diverse persone, probabilmente organizzate fra loro per colpirlo su piu' fronti.  La partita di fertilizzanti di quattro anni fa era un concentrato di veleni chimici, e per fortuna deperi' nell'incendio del deposito, ma anche quella circostanza non fu casuale. David realizzo' che il concime non era buono perche' prima di utilizzarlo per la produzione, lo impiego' per la serra in cui coltivava i fiori, ed ebbe risultati devastanti. Ecco perche' s'incendio' il deposito, erano prove schiaccianti e andavano distrutte. Qualche tizzone del fuoco con cui bruciavamo la sterpaglia entro' in contatto con una balla di fieno, si sviluppo' l'inferno.  Quel giorno lo ricordo anch'io, pubblicai un trafiletto a riguardo ma i pompieri, che tra l'altro arrivarono in ritardo, stabilirono che l'incidente era di natura accidentale e non dolosa. Chi mai puo' aver causato l'incendio, quanti siete qui e quanti sarebbero i sospetti incendiari, Joe mi fissa, non vuole spingersi oltre e comprendo i suoi timori, rientriamo in casa Smith lentamente, le sue parole erano biglie d'acciaio che rimbalzavano fra un neurone e l'altro nel mio cervello e la sua agitazione era penetrata sottilmente sotto la mia pelle tanto da spingermi ad osservare con piglio investigativo i piccoli dettagli di quel luogo. Una carrellata di foto incorniciate sulla mensola del salone. Le scruto una ad una finche' mi si gela il sangue quando vedo la stessa foto che avevo recuperato per terra, sotto la pioggia, poche ore prima, per quella ragazza che l'aveva persa. Non credo ai miei occhi, guardo e riguardo convinto non fosse possibile una tale coincidenza ma la certezza escludeva ogni dubbio. Poco distanti, sulla stessa mensola, vedo le scatole dei farmaci che David assumeva, ne apro la confezione alla ricerca di non so bene cosa, mi accorgo che ogni pillola e' contrassegnata dalla data del giorno in cui David deve assumerla, e' un sistema per evitare dimenticanze o doppie somministrazioni. Prendo la foto e vado da Elizabeth, con delicatezza  le chiedo cosa rappresenta quella foto per lei, mi risponde che era il ritratto  della famiglia originaria di David, il ragazzino in ginocchio e' lui, poi di seguito gli altri parenti, nonni, genitori, zii, fratelli e cugini, tutta gente mai conosciuta.  A quel tempo  David era in Germania, una foto degli anni '20.  Penso alla ragazza che la possedeva quella stessa mattina e chiedo a Elizabeth come fosse possibile, lei e' meravigliata quanto me,  risponde  che forse mi saro' sbagliato, che quella foto e' sempre stata li', che non sa dare una spiegazione plausibile.  Non posso insistere per ovvii motivi, quindi ripongo la cornice sulla mensola, lancio un ultimo sguardo a David che riposa in pace, e dopo un cenno d'intesa io e Maggie lasciamo casa Smith.  In auto Maggie riassume quanto Elizabeth Groove le ha raccontato circa lo smarrimento di cui e' preda, ora che si ritrova a gestire la baracca, un'azienda in declino, come ha sostenuto, troppi costi e pochi guadagni. In tutta confidenza le ha svelato che una grande compagnia petrolifera, qualche anno fa, ha offerto un bel gruzzolo a David per l'intera tenuta, ma lui aveva sempre rifiutato, convinto che le cose sarebbero andate meglio. Ribatto che era davvero possibile vi fossero dei giacimenti di oro nero in quella zona. Maggie dice che Elizabeth sarebbe disposta a trattare, in previsione di una tranquilla vecchiaia, anche se suo padre George e David non sarebbero stati della stessa opinione.  Non svelo a Maggie la mia conversazione con Joe, non si tratta di egoismo professionale, e' solo rispetto verso le sue confessioni.  Il mio scetticismo con lui era forzato, credo nei suoi sospetti, credo nelle sue parole. Un intrigo complicato. Giunti in citta' lascio Maggie sotto casa e corro in redazione a comporre l'articolo per il giorno seguente sulla morte di David Smith.
 "E' un giorno di lutto per la citta' e per la nostra Regione, che ieri hanno perso un grande pioniere dell'imprenditoria agricola, fonte di benessere per numerosi cittadini, per l'economia locale e per i grandi valori etici e sociali che ha saputo trasmettere nel corso della sua esistenza. Ci ha lasciato David Smith, in silenzio, come giunse in questa citta', portando con se i migliori ricordi della sua vita a Owensboro e, forse, i misteri che, ancor oggi, nessuno ha il coraggio ne' di affrontare ne' di svelare. Smith partendo dal basso, ha rivoluzionato la concezione del fare impresa a livello locale con oggettivi riflessi in tutto il territorio regionale e nazionale, affrontando tematiche e vizi nostrani con forza e decisione, superando gli innumerevoli ostacoli che un ostinato provincialismo bigotto ha di volta in volta posto sul suo cammino. Con la moglie Elizabeth hanno sfidato i sentieri piu' ardui e le conquiste, non sempre riconosciute quali alti valori aggiunti dalla nostra comunita', risiedono nella profonda trasformazione che il loro pensiero e la loro azione quotidiana hanno saputo generosamente tracciare in questa terra. David Smith muore durante il sonno, a 62 anni, in condizioni di serenita' mentale e fisica. Il referto medico, redatto dal medico curante Dott. Anthony Clavey,  individua le cause in una probabile ischemia cerebrale prodotta da un brusco rialzo di pressione arteriosa. Per la sua patologia, comune a molte persone della sua eta', egli era un farmacodipendente. Lascia la moglie Elizabeth, il fido Joe Slim, suo braccio destro nella gestione dell'azienda e l'affetto di tutti i lavoratori stagionali e non, che hanno contribuito al suo sviluppo economico."                                                        
Owensboro 25 ottobre 1977                                             Dick Zimmerman

L'articolo va in stampa senza alcuna correzione, anzi, nessuno ha ritenuto opportuno leggerlo, direttore compreso, non so se per smisurata fiducia in cio' che scrivo o per mal riposta indifferenza, suppongo per la seconda ragione. Comunque sono certo  che vi saranno reazioni serie a quanto ho affermato, perche' ho forzato taluni codici di correttezza comportamentale con lo scopo di dare una scossa a questa citta'  cosi' accogliente ma che in fondo ha i suoi scheletri nell'armadio. Dopo le confidenze di Joe, era solo un atto dovuto.        Esco di casa nel primo pomeriggio dopo un sonno profondo, corro in redazione, entro con evidente affanno, c'e' una atmosfera  pesante, i colleghi sono stranamente seri, stampanti e squilli telefonici echeggiano in sottofondo, penso che il mio articolo abbia sortito qualche effetto ma non immagino cosa esattamente aspettarmi, di certo un colloquio col direttore.  Busso alla sua porta, la apro e la richiudo come sempre ma Miss. Jackson mi  urla di entrare. Varco la soglia, mi scruta con aria minacciosa, prendo posto, so gia' cosa vuole dirmi Miss. Jackson, lei mi interrompe, si ritiene offesa e parla a nome della la cittadinanza intera. Esige giustificate ragioni per  le parole offensive rivolte alla sua comunita'. Spegne con stizza il grosso sigaro ed incrocia le braccia in attesa di spiegazioni.  Il direttore del Nation Time e' un osso duro, una donnona che occupa quella sedia a buon diritto, ha assistito alla nascita del giornale, fianco a fianco con Mr. Grant, ha collaborato con dedizione e fedelta'  e conosce vita morte e miracoli da trent'anni a quella parte di gran parte della popolazione. Naturalmente sa anche della vita di Smith, sebbene sia  piu' giovane di lui, soprattutto perche'  Mr. Grant ha provveduto costantemente a rifocillarla circa gli avvenimenti sulla generazione precedente la sua.  Vuoto il sacco, racconto dei presentimenti di Joe, degli incidenti occorsi a Smith, di cui anche lei e' a conoscenza, delle diverse interviste ai dipendenti di Smith, fatte di volta in volta nel corso degli anni e di come risultasse limpido il suo comportamento e della grande contraddizione sul lento ma inesorabile declino dell'azienda di Smith.  Miss. Jackson ribatte che con le  chiacchiere su Smith ci si potrebbe scrivere un romanzo e che cio' non giustificava affatto la mia iniziativa. In quell'istante squilla il telefono, dal centralino annunciano una chiamata per Miss. Jackson dal posto di polizia, e' Maggie, dice che e' stato trovato il cadavere di Joe Slim poco distante da casa Smith col cranio sfondato ed evidenti tracce di percosse, forse torturato per  vendetta, ora sono in corso le indagini. Le cose si complicano, Miss. Jackson e' stata la prima persona a  cui ho nominato Joe dall'ultima conversazione avuta con lui,  quindi solo qualcuno presente in casa Smith poteva averci visto parlare insieme la sera precedente e poi, leggendo l'articolo pubblicato sul Nation Times, avrebbe concluso che Joe aveva aperto i rubinetti, quindi, sentitosi scoperto, non ha perso tempo e l'ha ucciso.  Miss. Jackson tace, poi sbotta con furia, Owensboro e' sempre stata una cittadina tranquilla, un oasi di civilta', cosa sta accadendo ora? Le stupide insinuazioni di un giornalista principiante hanno causato un omicidio. Non sarebbe finita li', afferma. Joe Slim e' stata la prima di una serie di future vittime, non so chi e quanti altri ancora cadranno per questa faccenda, ma l'equilibrio si e' rotto. Si e' rotta l'omerta', ribatto io, e se questa cittadina tranquilla preferisce vivere nell'ipocrisia di un apparenza civile che nasconde barbarie, meglio cosi', la vita di Joe sara' servita a qualcosa, ammesso che sia il solo ad averla persa fin ora, in questa dannata guerra silente. La missione del giornalista, per quanto sia principiante, e' informare la gente per bene sul destino delle  tasse che pagano, sugli intrecci che covano e compromettono i loro interessi, e' sbattergli in faccia  la verita', perche' aprano entrambi gli occhi e le orecchie e  perche' li aiuti a distruggere pezzo per pezzo il muro che lei tanto difende. Esco dall'ufficio del direttore, gli occhi dei colleghi mi sono addosso, raggiungo la mia postazione, afferro un fascicolo, la Rolley e scappo di corsa a Casa Smith. Due auto della Polizia sono ferme all'ingresso del viale, un agente mi blocca, rallento e mi faccio riconoscere esibendo il tesserino, proseguo, altre auto in fila lungo il sentiero, due decessi in ventiquattro ore saranno duri da sopportare per Mrs. Smith. L'agente di guardia all'ingresso dell'abitazione non mi permette di entrare, l'ispettore Bloom sta interrogando, chiedo informazioni circa il rinvenimento del cadavere di  Joe, l'agente mi indica il luogo, c'e' la scientifica per le rilevazioni, il medico legale e il magistrato di turno. Joe e' coperto da un lenzuolo bianco, scatto qualche foto, tracce di sangue ovunque sul terreno, arriva l'auto funebre e caricano il corpo diretto all'obitorio. Joe, potrai mai perdornarmi, potrai mai dimenticare questa citta' e le sofferenze che ti ha causato, e' finita, non hai altro da dire ora ne' altro da temere, spero che il tuo sacrificio non sia stato vano e che i bastardi che ti hanno ridotto in quello stato siano giustiziati al piu' presto. Avvicino il giudice e lo informo su quanto accaduto nelle ventiquattro ore precedenti. Gli spiego che dalla conversazione avuta con Joe Slim non e' emerso nulla di significativamente importante, se non le sensazioni sue e di Mr. Smith, circa la non casualita' di coincidenze che di volta in volta mettevano a rischio la vita di Smith o lo danneggiavano seriamente nella sua attivita' d'impresa.  Joe non ha fatto nomi, non ha voluto fare nomi, e non si e' mai rivolto alla Polizia perchè sentiva di non essere credibile per il colore della sua pelle e quindi  senza  adeguate  protezioni. Lo informo dell'articolo scritto la notte precedente e porgendogli il giornale gli segnalo la pagina in cui si trova. Sono certo che la morte di Joe e' dipesa da quest'articolo.  Il giudice Gregor Mc.Connelly legge con attenzione, mi guarda e mi avvisa che potrei essere coinvolto in questo caso in qualita' di imputato corresponsabile e non di semplice testimone, poi chiama la scientifica ed il medico legale ed affida loro anche il corpo di David Smith, ancora nella camera ardente allestita all'interno dell'abitazione. Entro in casa Smith insieme al giudice, l'ispettore Bloom sta concludendo l'interrogatorio ad Elizabeth Groove. In casa vi sono altre persone, gli intimi piu' cari di David Smith e Joe Slim. Noto fra loro un volto gia' visto, la ragazza della foto, si e' proprio lei, non piu' serena come il mattino precedente ma ugualmente bella, vorrei raggiungerla, penetrare i suoi occhi ancora, conoscerla e capire chi e' , ma la situazione e' delicata, ogni azione o parola potrebbe assumere significato diverso percio'  resto immobile. Anche lei mi nota, mi riconosce, lo capisco dal modo in cui  mi guarda, sembriamo complici di un banale incontro segreto.  Il giudice informa i presenti della necessita' di traslare la salma di David Smith presso l'obitorio dell'ospedale dove sara' praticato l'esame autoptico, insieme al cadavere di Joe Slim,  e solo dopo i risultati delle indagini, potranno essere celebrati i riti funebri.  L'ispettore Bloom rimane interdetto, dopo aver interrogato tutti i presenti sulle circostanze misteriose della morte di Joe Slim, non aveva alcun elemento sospetto che ponesse in relazione la morte di Smith con quella di Slim.  Anche Elizabeth Groove impallidisce e tutti i presenti bisbigliano fra loro, increduli del fatto che in breve tempo la morte di David fosse divenuta il caso Smith. McConnelly avvicina l'ispettore Bloom e lo aggiorna sulle mie recenti rivelazioni. Bloom mi fissa con malcelato disprezzo, mi raggiunge e mi ordina di seguirlo in centrale per chiarimenti su quanto gia'  comunicato al giudice.  Dico all'ispettore che l'avrei raggiunto piu' tardi, curioso di conoscere la ragazza della foto, ma Bloom minaccia di arrestarmi se non faccio cio' che dice. In centrale, siedo in attesa che Bloom impartisca ordini e che legga il bollettino delle chiamate recenti. In sala d'attesa siamo in due, c'e' uno sbronzo con quattro cenci sporchi che stenta a star sveglio, si avvicina barcollando, mi riconosce, e' a conoscenza dei fatti accaduti, le voci girano in fretta in provincia. Con parole biascicate mi racconta di aver lavorato per Smith anni addietro, di aver conosciuto Joe, brava persona, poi accenna alla malafede di un contabile impiegato in azienda, un losco mercenario che, secondo lui, cedeva informazioni all'esterno.  Gli chiedo che tipo di informazioni, non lo sa, dice solo di averlo visto spesso, in citta', con dubbi individui, gente  ben vestita, decorati da auto di lusso e belle donne.  D'improvviso dalla hall s'introduce Maggie, mi alzo e l'avvicino, le spiego l'evoluzione dei fatti ed il motivo della mia presenza lì alla centrale. L'agente di turno mi chiama per il colloquio con Bloom. Chiedo a Maggie di spremere a fondo l'ubriaco, per conoscere tutto cio' che ricorda di Joe, di David e del periodo in cui ha lavorato all'azienda Smith. Mi avrebbe atteso in quella sala. Ripeto all'ispettore che Joe non ha fatto nomi e che la sua morte conferma che quei nomi devono essere scoperti. Bloom precisa che quello e' un compito loro, poi chiama il Giudice McConnelly e chiede un mandato di sospensione della mia attivita'  di giornalista, a titolo di cautela per le indagini in corso. Mi ribello contestando che quel tipo di atteggiamento era di stampo fascista. L'ispettore replica che si tratta solo di una misura cautelare a garanzia della mia stessa sicurezza, invitandomi a non peggiorare la posizione gia' incerta. Infine mi congeda pregandomi di non lasciare la citta'.   Raggiungo Maggie in evidente stato di rabbia, lei ha appena finito di interrogare l'alcolizzato, quindi lasciamo la centrale. In auto la informo sul colloquio avuto con Bloom, concludendo che se mi  tarpa le ali con la richiesta di sospensione, le ragioni possibili da considerare sono due: Bloom e' davvero preoccupato per la mia incolumita', quindi rischio la vita perche' la partita in gioco e' molto alta oppure Bloom e' solo preoccupato della mia  presenza ingombrante, e qui mi fermo per non insinuare un dubbio disgustoso. Ci salutiamo veloci, io vado a casa a sviluppare le foto di Slim, lei scappa in redazione. In camera oscura procedo come un rito religioso allo sviluppo dei negativi ed alle stampe delle foto scattate a Joe Slim. Gradualmente le immagini prendono forma una ad una, le ingrandisco ancora per notare ogni dettaglio. Joe giace sotto il lenzuolo bianco, tutt'intorno le tracce di sangue, dalle panoramiche si comprende che il corpo e' stato dapprima adagiato poco distante e poi trascinato per qualche metro fino al suo posto attuale, gia' cadavere. Dall'autopsia si capira' a che ora e' avvenuto il decesso. Scelgo la copia da pubblicare, la asciugo per bene con il phon e raggiungo Maggie. Al giornale cerchiamo di fare il punto della situazione. Maggie mi aggiorna circa le informazioni tratte dal vagabondo. Si chiama George Green, ha trascorso una vita di stenti, lavori saltuari, tra cui un paio di stagioni da Smith di cui l'ultima volta risale a cinque anni fa. Green ricorda la presenza di un contabile sospetto, ma non sa altro, il nome e'  Sutherland o qualcosa del genere. Circa David Smith, l'ha ricordato come un uomo corretto, magnanimo e serio, tutto d'un pezzo e forse con qualche segreto di troppo.  Annoto il nome dei due dipendenti, Green e Sutherland, per verificarne la posizione sanitaria, il numero di iscrizione presso l' elenco regionale dei lavoratori ed i nominativi  sui registri di David. Soprattutto devo sapere se Sutherland era presente la sera prima in casa Smith. In quell'istante ci raggiunge Miss. Jackson, il direttore, e mi informa del fatto che e' stato emesso il mandato di sospensione della mia attivita', io la ringrazio della premura anche se gia' al corrente. Aggiunge che vorrebbe essere aggiornata sugli sviluppi della faccenda. La tranquillizzo perche' tutto e' sotto controllo, benche' non dovrei essere li'. Le prometto l'articolo nell'arco di mezz'ora, premesso che portera' la sua firma, Annie Jackson. Lei si indispettisce appena ma non  parla, capisce che deve farlo.
  "Nelle campagne non molto distanti dalla tenuta di David Smith, e' stato rinvenuto il corpo martoriato del povero Joe Slim, fidato collaboratore dell'imprenditore, nonche' depositario della sua memoria storica in questa citta'. Slim, in occasione della  morte di David Smith,  aveva espresso preoccupazione in via informale per i numerosi incidenti occorsi alla sua attivita' imprenditoriale nel corso degli anni trascorsi. Si tratta di  fortuite coincidenze negative che hanno segnato il destino, e dell'azienda, e del sig. Smith, mai denunciate per  la loro natura sin qui ritenuta casuale. Il decesso di Slim risale al tardo pomeriggio di ieri e sono in corso le indagini da parte della magistratura. Per diretta affinita' alla morte di David Smith, avvenuta l'altro ieri per supposte cause naturali,  il giudice McConnelly ha disposto l'autopsia per entarmbi i cadaveri. Ci si interroga sui misteri che hanno provocato l'improvvisa frattura della calma apparente della citta'. Un quadro inquietante si profila alle spalle dei fatti accaduti. La Polizia che conduce le indagini mantiene il riserbo, si attendono gli esiti degli esami autoptici e, nel mentre,  la cittadinanza intera e' invitata a riferire eventuali informazioni che possano fare maggiore chiarezza sul triste evento"                                                                                                                                             Owensboro, 26 ottobre 1977                                        Annie Jackson
           
 Miss. Jackson da' l'OK per la stampa del trafiletto. E' quasi l'alba, io e Maggie siamo stanchissimi, le suggerisco di riposarsi, ci saremmo poi incontrati quella sera stessa in redazione.  Nel giro di quarantotto ore la mia vita e' cambiata come non  accadeva da dieci anni. Mi stendo sul sofa' dell'ufficio di rappresentanza per qualche minuto, la mente e' affollata da un vortice incessante di immagini e suoni  al  punto  che  non riesco piu' a discernere la veglia dal  sonno. Mi attendeva un'altra dura giornata. Procedo in auto verso casa Smith. Dall'orizzonte mi colpisce il primo raggio di sole, donandomi le energie necessarie a star sveglio,  ne ho bisogno come la terra dell'acqua.  La strada vuota ricorda uno di quei film di fantascienza in cui il protagonista e' il solo sopravvissuto. Miglia e miglia senza incrociare anima viva.  Al distributore il benzinaio con cortesia mi riporta alla realta', riempio il serbatoio ed ancora caffe' giu' nello stomaco.  Svuoto il posacenere ormai saturo quanto me, un odore misto di tabacco  e nicotina bruciati  penetra le narici. Rimetto in moto, di nuovo solo a macinare asfalto.  Elizabeth Groove mi accoglie sorpresa. Chiedo che quella visita resti fra noi , acconsente e quindi subito si rende disposta a rispondere circa le mie curiosita'. E' lei stessa ad aprire il discorso, parlandomi della ragazza della foto. Mi racconta di non averla mai conosciuta prima, che e' giunta dall'Europa presentandosi come la figlia di un cugino di David, e la foto ne era la prova. La vecchia Elizabeth si alza e la prende, indicandomi il padre della ragazza, Albert, in posa inginocchiato al fianco di David, entrambi ragazzini.  La ragazza, l'unica discendente sopravvissuta, sarebbe stata felice di conoscere David, anche per avere ulteriori  notizie sulla  famiglia  Kieslowsky, il loro vero nome. Infatti, quando David lascio' l'Europa  e giunse ad Ellis Island, si dichiaro' all'ufficio immigrazione come Mr. Smith. Il resto della famiglia fu decimato dalla guerra. Resto immobile rapito dal racconto, mentre Elizabeth trattiene le lacrime a stento. Si chiama Cecile ed ha portato con se alcune delle lettere che David ed Albert si scrivevano. Inoltre ha lasciato una piccola medaglia, un affetto di famiglia. In foto si nota che i cugini ne avevano una entrambi, appese al collo, ma quando David lascio'  l'Europa, dono' la sua al cugino il quale a sua volta la dono' a sua figlia Cecile. Ora lei indossa quella del padre, percio'  ha inteso restituire l'altra a David. Il destino beffardo ha voluto che lui morisse proprio al suo arrivo. Elizabeth me la porge, la guardo con attenzione, e' d'oro e riporta il nome di David, e' un po' consumata dal tempo,  e sul retro c'e' una stella a sei punte. Chiedo di leggere la corrispondenza, Elizabeth mi rivela di aver  gia' letto tutto senza scoprire grandi segreti,  solo ricordi affettivi. Me le consegna  avvisandomi che tiene a riaverle.  Le chiedo poi dove sia ora Cecile,  crede sia gia' partita per New York, dove si sarebbe fermata per qualche giorno, per poi fare ritorno in Europa. Dannazione, non l'avrei rivista piu' a meno che non avessi trasgredito l'ordine di Bloom di restare in citta'.  Le  chiedo di Sutherland, chiedo di sbirciare i registri contabili di David per capire meglio chi fosse quell'individuo. Elizabeth non ricorda, non si oppone alla richiesta ma non e' certa che sia giusto consentirmi di frugare nel passato di David. Le ricordo che sto cercando di comporre un mosaico da cui potrebbero emergere fatti importanti, fatti che darebbero senso a tante vicende rimaste inspiegate. Lei obietta che gia' le autorita' stanno indagando su quanto accaduto e che, pur conoscendo bene me e la mia buona fede, non e' sicura di fare bene. Mi conduce nell'ufficio di David dove sono custodite le scritture contabili dell'azienda, ne traggo il registro dei lavoranti e con l'indice puntato scorro uno ad uno i nominativi di coloro che hanno prestato collaborazione a Smith nel corso degli ultimi sei o sette anni. Eccolo, Alfred Sutherland, contabile, poi cerco  Green il bracciante, c'e' anche lui,  annoto l'indirizzo ed altri riferimenti, ripongo il registro e  faccio a Elizabeth l'ultima domanda decisiva: Alfred Sutherland, era presente in questa abitazione il giorno in cui David e' morto ? Elizabeth pensa, confessa di non ricordare quell'uomo, le spiego che ha lavorato alla Smith Ltd. per un anno intero, come contabile, e che probabilmente era un frequentatore abituale di casa sua. Nulla da fare, la memoria di Beth e' una pagina che David ha imbiancato prima di partire. In citta' mi reco presso l'Ufficio del Lavoro per il controllo delle posizioni dei due dipendenti di Smith, i numeri d'iscrizione coincidevano con quelli riportati sui registri di David,  Alfred Sutherland risulta attualmente titolare di un locale notturno a New York, Green e' ancora in citta', come dal nostro incontro della sera precedente. Il fatto che Sutherland viva a New York e lavori per conto proprio, escluderebbe in prima analisi  il suo coinvolgimento nell'assassinio di Joe Slim, ma le rivelazioni di Green non sono da scartare.  In fondo non  tutti hanno la possibilita' di ribaltare la propria vita cosi' come Sutherland ha fatto, abbandonare la realta' di impiegato qualunque per entrare nel mondo degli affari nella grande mela. L'ultima tappa e' il consorzio dove Smith lavoro' per ben cinque anni. Il vecchio Bill Diamond ha i capelli argentati, e' un vecchio impiegato che ha trascorso la vita intera in quel magazzino e conobbe Smith in quel periodo.  Quando c'era lui al consorzio le cose marciavano bene, poi si uni' a Elizabeth Groove e una volta divenuto proprietario della tenuta Groove si aggiudico' le maggiori commesse di farina e tabacco per la guerra del Vietnam. Questo e' uno dei motivi per cui non era proprio ben visto, anche se la sua correttezza era formalmente esemplare. Ha stretto eccellenti alleanze con Washington, ricevendo privilegi e finanziamenti, suscitando invidie e forse anche l'attenzione  della mafia. Qui lo interrompo per entrare meglio nell'argomento. Gli chiedo se avesse mai sospettato di Smith quale referente mafioso o, semmai egli avesse subito ricatti o estorsioni. Risponde seccato di no. Poi riprende il suo lavoro pregandomi di andare via. Quando si affrontano sentieri impervi, il cammino si fa duro e faticoso, i tabu' son barriere mentali a cui la gente s'arrende ancor prima di affrontarle. Seduto al mio posto di combattimento, vedo Mr. Grant che entra in redazione, sfodera il suo consueto sorriso ed i colleghi giornalisti lo accolgono entusiasti. La sua veneranda eta' lo rende amabile piu' di quanto sia in realta'.  Timothy Grant ha iniziato presto, sbarbato giovincello ha preso le redini delle industrie di famiglia, edilizia abitativa, e da li' tutto il resto, inclusa la stampa. Ha inoltre ereditato gli agganci giusti ai cardini della politica regionale, con cui si e' spianato il percorso. Mi alzo, procedo nella sua direzione e lo saluto porgendogli la mano.  Mi ammonisce appena riferendosi alla sospensione comminata dal Giudice su richiesta dell'ispettore Bloom poi mi tranquillizza con la promessa che avrebbe usato la sua influenza per pianificare l'incidente. Rispondo che non preferisco riabilitarmi per vie traverse, avrei atteso con pazienza che il tempo riscattasse la mia dignita' professionale, umiliata in quel modo da un dispotico tutore della legge. Grant sorride, apprezza molto il mio stile ma la sua visione e'  radicalmente diversa;  pensa che in fondo siamo tutti dei pesci impauriti, chi piccolo chi grande, e che viviamo tutti nello stesso acquario, senza grandi alternative; e'  necessario, secondo lui, cercare sempre la mediazione, il compromesso, al fine di assicurare a tutti una vita dignitosa e decorosa. "Il compromesso" e' una misura variabile, rispondo io,  si tratta di stabilire quali siano i limiti accettabili per non tradire le conquiste di civilta'  pregresse. Grant mi fissa negli occhi per qualche istante, poi si dirige da Mrs. Jackson, chiusa nel suo ufficio.  Passa mezz'ora e squilla l'interfono, il direttore mi convoca, busso alla porta ed entro, siedo alla scrivania al pari di Grant. Al lato opposto Miss. Jackson mi  chiede di aggiornarla sul caso Smith, spiego che siamo in attesa dell'autopsia dei cadaveri e che nel mentre sto raccogliendo informazioni riguardo la morte di Joe Slim.  Con fare paterno, Grant, mi suggerisce di lasciare il caso ad un collega, a suo vedere il mio temperamento gioca a discapito di interessi collettivi, mi sento profondamente offeso ma incasso il fendente con espressione decisamente neutra.  Ribatto che ufficialmente non sarei tenuto ad occuparmene ne'  ad essere li' in quell'istante, per via della sanzione. Miss. Jackson prende la palla al balzo e mi consiglia una boccata di ossigeno con qualche giorno di riposo. Confesso che ne avrei bisogno, ma l'ordine di Bloom di non lasciare la citta'  non lasciava grandi scelte. Grant afferra la cornetta del telefono, chiede al centralino la linea della centrale di Polizia e poi cerca di Bloom, in breve l'ispettore risponde, nasce un colloquio cordiale, da cui Grant esordisce chiedendo a Bloom che la restrizione della mia liberta'  di movimento era un'insulto al suo giornale, che conta su collaboratori di provata professionalita' e correttezza.  Chiede che io sia liberato con effetto immediato da quella ingiunzione, ed ottiene il suo favore soddisfatto, riattacca il telefono e con un grande sorriso, Grant mostra fiero la sua dentiera e mi informa di essere tornato libero senza alcun limite. Lo ringrazio perche' ne ho assolutamente  bisogno, quindi saluto Miss. Jackson e mi congedo educatamente. Appena fuori informo Maggie della mia prossima assenza. Tre, quattro giorni, non so ancora che faro' e dove andro', forse non tornero'. Maggie mi fissa  profondamente ferita, mi chiede  di informarla costantemente, e' consapevole piu' di me di come  avrei impiegato quel tempo. Maggie nutre affetto ed ammirazione per me, e' bella, intelligente, lavoriamo bene insieme ed e' appassionata quanto me. Ho spesso pensato che la vita di coppia puo' rappresentare, a seconda dei casi,  una gabbia in cui si assiste gradualmente al processo di invecchiamento reciproco in maniera passiva, oppure un luogo di ampia liberta' in cui le energie dei partner si fondono come due atomi radioattivi e danno vita ad una reazione nucleare a catena senza fine e sempre piu' potente. Nei miei pensieri Maggie sostava al centro delle due alternative e forse questa sua collocazione mi teneva distante dai suoi sentimenti. All'areoporto chiedo un biglietto di sola andata per New York. Il prossimo volo e' fra un paio d'ore. Siedo in sala d'attesa ed il volto di Timothy Grant appare in visione sullo schermo mentale occipitale del mio cervello. Il suo sorriso plastificato incute una sorta di diffidenza e gli occhi appaiono come  due microcamere asettiche che risucchiano tutto cio' che vedono inibendo cio' che di solito traspare dal profondo.  Ho ben compreso la sua necessita' di isolarmi dal caso Smith. Miss. Jackson e' appena la sua affezionata domestica e l'ispettore Bloom forse il segretario personale. Ancora non ho coscienza del grande iceberg che andava emergendo e che forse sarebbe rimasto per sempre sommerso. L'altoparlante annuncia il mio volo, il mio corpo si appresta ad essere scannerizzato dal metaldetector, la mia anima e'  gia'  a destinazione, in attesa del mio arrivo.  Al telefono dell'hotel in cui risiedo a New York, chiamo Maggie al giornale. Prima ancora di lasciarmi parlare, mi avvisa che sono sotto  controllo. Ha ascoltato una conversazione telefonica fra Grant e l'ispettore Bloom, in cui Grant chiede protezione per la mia incolumita' e Bloom gli assicura che mi incollera' un agente alle spalle. Bene, la notizia avrebbe dovuto  tranquillizzarmi, invece l'inquietudine cresce a ritmi esponenziali. Dico a Maggie che da quel momento in poi l'avrei chiamata solo a casa, e la prego di informarmi su tutto cio'  che mi riguarda personalmente. Riattacco e chiamo subito un collega al New York Times,  Andrew Jones.  Gli spiego di essere nella City per alcune ricerche e fisso un appuntamento con lui per la mattina dopo al Rockfeller Center.  Infine mi concedo una doccia calda, la tensione evapora lieve, i pensieri si dissolvono e corpo e anima si riuniscono come tuorlo e albume di un uovo divisi, quindi un sonno profondo. Andrew Jones vive a New York da dodici anni, e lavora al New York Times dalla fine del master in cui rimasi escluso dopo la scuola di giornalismo frequentata insieme. Puntuali ci salutiamo in vecchio stile goliardico e  prendiamo posto ad un tavolo del bar ristorante. Con calma espongo le ragioni della mia visita. Gli spiego che ho bisogno delle sue conoscenze per attingere informazioni su Alfred Sutherland, titolare di un locale notturno, L'High Flight, perche'  vi sono buone ragioni per credere che sia a conoscenza di fatti relativi all'omicidio del mio amico Slim. Andrew  dice di ricorrere saltuariamente a qualche informatore in contatto con la rete, ogni giornale ha qualche piccola pedina, come anche le autorita',  ma si tratta di circostanze estreme, in cui e' necessario muoversi con molta prudenza, ed e' un servizio costoso.  Mi consiglia invece  di chiamare il suo fidato amico il Capitano Kevin Moore dell'FBI, assicura che e' la persona giusta per il tipo di ricerca che sto effettuando. Annoto in fretta gli estremi sulla mia agenda rossa e, lanciando distrattamente gli occhi intorno vedo un figuro seduto a un tavolo poco distante che distoglie immediatamente lo sguardo da noi, capisco che si tratta del cane di Bloom, fingo indifferenza, lancio un cenno di complicita' ad Andrew, rievocando a voce alta i vecchi tempi trascorsi con lui,  ridendo e scherzandoci sopra. Andrew comprende  e, fantasticamente complice, rincara la dose. Nessuno avrebbe mai sospettato che stessimo parlando di argomenti tutt'altro che divertenti. Appena fuori dal locale do' ad Andrew una panoramica piu' ampia della situazione, includendo il motivo della  presenza di quello sbirro.  Infine gli chiedo  se fosse in grado di rintracciare una ragazza a New York che si chiama Cecile Kieslowsky, giunta con un volo da Owensboro tre giorni prima e probabilmente in partenza per l'Europa l'indomani. Sorride e mi conforta subito considerandola cosa fatta.  Andrew torna al giornale, io prendo un taxi diretto all'High Flight. Dall'auto seguo i movimenti dell'individuo che mi spia.  E' li' che  osserva con malcelata indifferenza ed evidente provincialismo rurale. In pochi minuti siamo all'angolo fra la West 18° e la 7° avenue. Scendo, mi guardo intorno e  prego il tassista di farsi un giro a Brooklin, corsa pagata in anticipo.  Vedo l'insegna, sembra un locale alla moda,  luogo di tendenza per pubblico selezionato, giro intorno fingendomi turista, a quell'ora del giorno e' chiuso, ma dalle ampie vetrate sono visibili i  lussuosi interni.  Alla trattoria italiana vicino la diciottesima mi concedo una pausa pranzo. Tiro fuori le lettere di Elizabeth Groove dalla borsa e con calma inizio a leggerle fra una pietanza e l'altra. Rendiconti sommari sulla fatica di sbarcare il lunario qui negli U.S.A..  David e' stato cameriere, facchino, postino, barman, in citta' diverse come Boston, Philadelphia, Chicago, per poi dirigersi verso mete piu' calde ed infine approda a Owensboro. Memorie sul  passato trascorso in Europa, ricordi di infanzia e adolescenza vissuti in famiglia, la legge razziale, la sofferenza, l'umiliazione e la diaspora. Non v'e' traccia  della medaglietta che David lascia al cugino Albert prima di partire per l'America, la stessa che Cecile ha voluto restituire a David Smith. Inoltre leggo un periodo che mi induce a riflettere, una frase che congela tutto il tempo vissuto in un solo attimo preciso: " Sono una persona diversa ora, porto il segno di una piaga che mi  affligge, che mi ha rubato il sorriso e che scava la mia anima come un verme la sua mela". Non vi sono riferimenti diretti a fatti o circostanze specifiche, potrebbe riguardare il giorno in cui David e' partito per sempre, la sua decisione di lasciare tutti, appare lo sfogo di una sofferenza profonda, quasi fosse un grave senso di colpa. Il cameriere mi porta il conto, lo guardo sbalordito per la straordinaria somiglianza con David, sara' l'effetto delle  sue lettere, oppure e' semplicemente New York, contenitore indiscriminato di multietnicita' organica. Giro senza  fretta per le strade trafficate, la gente  calpesta  i marciapiedi come un serpente gigantesco senza capo ne' coda, di tanto in tanto alzo lo sguardo per osservare i grandi palazzi che mi circondano, mi assale un senso di smarrimento, perdo facilmente l'equilibrio, a tratti un forte odore di hot-dog sfila sotto il naso, prendo un caffe', accendo un'altra sigaretta, penso alla prossima mossa. E' la volta della regina. Torno in hotel e chiamo Andrew, che da bravo segugio di razza mi comunica l'alloggio di  Cecile Kieslowsky: Gershwin Hotel.  Lo ringrazio, promettendo di informarlo sugli sviluppi della faccenda. Chiedo subito al centralino dell'hotel in cui risiedo il numero del Gershwin, quindi chiamo e cerco di Cecile, mi dicono che e' fuori, lascio un messaggio col mio recapito, ed infine contatto il Cap. Moore. Risponde personalmente, mi presento quale vecchio amico di Andrew e gli chiedo un incontro, si dichiara disposto a raggiungermi entro un paio d'ore.  Passano venti minuti ed il telefono squilla, Cecile ha ricevuto il messaggio e chiede di me, chi fossi e cosa volessi. Le rinfresco la memoria, la foto perduta, Elizabeth Groove, lo zio David. Sorpresa di ascoltarmi il suo tono si illanguidisce, l'accento europeo la rende leggera e delicata, le dico di essere anch'io nella City e che ho bisogno di vederla per alcuni dettagli da approfondire circa le morte di David e Joe. Non si fa pregare, propone la cena insieme ed io confermo l'appuntamento al Gershwin alle otto. Dal centralino dell'hotel mi annunciano il Cap. Moore in attesa nella hall. Scendo in fretta, mi presento e lui, per la  stima che nutre per Andrew, si dichiara felice di conoscermi,  poi introduco il motivo dell'incontro. Moore sostiene di conoscere l'High Flight come un locale "pulito", paga puntualmente le concessioni ed osserva i regolamenti locali. Mi chiede tempo per acquisire informazioni personali sul titolare. Per intanto cerchiamo di studiare un piano che possa stringerlo al muro. E' necessario un approccio diretto, da cui trarre elementi che lo inchiodino. Mi consiglia un registratore portatile di piccolo formato, cosa che gia' possiedo, e una giustificazione valida per avvicinarlo senza destare sospetti. Suggerisco che l'amica Cecile potrebbe aiutarci nell'impresa e lui condivide pienamente, il fascino femminile e' sempre un ottimo argomento e quasi mai induce alla diffidenza. L'intento e' creare un area in cui Sutherland si muova sicuro, se e' colpevole, sara' lui stesso a tradirsi. Nella hall del Gershwin Hotel, il portiere mi ha gia' annunciato, Cecile sara' presto qui.  Un'atmosfera di quiete permea l'ambiente, in sottofondo si avvertono le note del grande pianista che da' il nome all'hotel. L'ascensore arriva, si aprono le porte, Cecile appare in tutto il suo splendore, leggera e incantevole, veste abiti semplici in cui il corpo sinuoso traspare sexy e provocante. Le vado incontro e lei con scioltezza si presenta, sicura di se, morbida e decisa, senza sbavature, fluida e spontanea come l'acqua di una sorgente. Il suo atteggiamento mi inibisce per un istante,  riacquisto fiducia, lei incalza, la timidezza le e' estranea, conversa con gestualita' disinvolta, sembriamo amici di vecchia data, mi chiede come fossi riuscito a rintracciarla, mi appello al segreto professionale, anche per non inserire Andrew nella competizione. I suoi occhi mi scrutano curiosi, d'improvviso mi sento nudo di fronte a lei, tutte le corazze psicologiche vacillano e  non bastano a far fronte alla sua capacita' di insinuarsi sotto pelle. Ricorro alle cellule immunitarie, le chiamo a rapporto come se un esercito di invasori stesse occupando il mio corpo, a tratti avverto il calore eccessivo del sangue che ribolle all'interno, in sala operativa mi dicono che tutto e' sotto controllo. Al tavolo dello Zen Palate, un ristorantino giapponese a Union Square, mi sento a mio agio. Cecile racconta di se', lavora per una agenzia di viaggi internazionale, vive sola, ama la fotografia e l'arte, viaggia spesso per lavoro ed e' di gusti semplici e raffinati. E' convinta che l'abbia rintracciata per conoscerla, cio' mi imbarazza per quanto ho in mente di chiederle, eppure non le nascondo che il suo volto si era impresso nei miei pensieri come una  foto segnaletica, catalogata ed archiviata nella sezione ignoti da non dimenticare. Senza precipitare, a poco a poco introduco l'argomento di David e Joe, il suo interesse mi spinge maggiormente nei dettagli, spiegandole per filo e per segno tutti i passaggi che mi hanno condotto sin li'.  E'  daccordo a collaborare perche' sia fatta luce sui misteri che avvolgono le morti dello zio e di Joe Slim. Ammutolisce  quando le chiedo della frase scritta nella lettera che David invia al cugino, con timbro postale del maggio 1941. Confessa di non aver mai attribuito significati reconditi a quelle parole. Semplicemente rispecchiavano la grande sofferenza dovuta al distacco, alla nostalgia, quindi, secondo Cecile, la frase e' riferita di certo al giorno della partenza dall'Europa. La rileggo ancora  " Sono una persona diversa ora, porto il segno di una piaga che mi  affligge, che mi ha rubato il sorriso e che scava la mia anima come un verme la sua mela".  Cecile conclude che era troppo piccola, sei anni appena compiuti,  alla morte del padre Albert, per comprendere semmai vi fossero misteri che riguardavano i due cugini. Albert Kieslowski e' morto nel 46, ed e' stato l'ultimo vivente della famiglia in Europa. Ricorda poco di lui e cio' che le rimaneva era la grande foto di famiglia con qualche suppellettile, fra cui le lettere e la medaglietta col nome di David inciso. Una volta cresciuta, ha deciso di conoscere lo zio David,  per ricostruire la storia della famiglia ed avere un riferimento piu' concreto che le desse quel senso di appartenenza di cui era stata privata in eta' precoce. Purtroppo non ha fatto in tempo. La conversazione si infittisce, domande, spiegazioni, ipotesi non considerate o deduzioni illogiche, punti oscuri e misteri di provincia. Le conclusioni non divergono dalle mie personali deduzioni. Dopo cena decidiamo di bere qualcosa all' High Flight, avremmo annusato l'ambiente e cercato di indagare su Alfred Sutherland. Il locale e' ben nutrito, il volume alto della musica night dancing pervade  l'ambiente, io e Cecile troviamo un angolo appartato, da cui trarre informazioni utili. Gente facoltosa tutt'intorno, i camerieri corrono su e giu' con le portate. Ordino da bere, Cecile sorride, siamo due turisti europei con tanta voglia di vivere. La lauta mancia che lascio alla prima ordinazione ammorbidisce il cameriere che si confida spontaneamente sulle condizioni di lavoro, sui turni, le ferie e sui conflitti che acuiscono i rapporti col proprietario. Da' a intendere che a New York lo schiavismo e'  ancora vivo. Senza che chiedessi, accenna col capo ad una persona poco distante da noi,  riconosco Sutherland, ricordo di averlo incrociato in casa Smith o per le strade di Owensboro, e' molto piu' raffinato e distinto di allora ma riconoscibile. Alla seconda ordinazione segue altra ricompensa, il cameriere si affida totalmente alla nostra allegria, e' italiano, sembra ben inserito ma consiglia di non legare con certa gente,  poi, senza farsi notare da Cecile, fa un gesto esatto, sfila il pollice lungo il perimetro visibile della sua gola socchiudendo gli occhi. Rido di gusto alleggerendo la portata del messaggio, Cecile e' ignara e non intendo allarmarla, anche il cameriere scoppia in una fragorosa risata, quinda ci lascia. Il mio sguardo si ferma su Cecile, non riesco a trattenere l'irrefrenabile impulso, la bacio e lei si lascia andare dolcemente. E' quasi l'alba, sono soddisfatto ed al contempo inquietato da come si e' svolta la serata. Scorgo di nuovo lo sbirro di Bloom, e' riuscito a pedinarmi fin li'.  Con Cecile torniamo al Gershwin, mi invita su da lei, e'  piu' bella che mai, la desidero davvero. In ascensore le nostre labbra si incontrano ancora, si mordono, si lisciano, in un sapore misto di alcol e fumo. Due ospiti in attesa al piano superiore  ci scoprono e sorridono, usciamo incuranti di loro e percorriamo il corridoio, prede entrambi del desiderio viscerale di possederci. Chiudo la porta ed il buio ci avvolge complice, il silenzio e' appena violato dai  respiri  profondi, da fuori un neon azzurro rischiara  la pelle liscia di Cecile, siamo in completa simbiosi epidermica, nudi e aggrovigliati nel blu (tangled up in blu), volando sempre piu' in alto e poi giu' in picchiata ed ancora su fino alle vette dove l'ossigeno manca, fiato, e lungo le vallate dove la natura e' piu' selvaggia, senza limiti, un fascio di nervi contratto fino all'esasperazione e poi la morte bianca, fluttuando nel vortice del tunnel sino all'orizzonte degli eventi, oramai senza controllo, ecco la distesa infinita in cui planiamo soddisfatti.  Sono le dieci del mattino, ho lasciato Cecile che dormiva ancora. Al telefono del mio hotel, cerco di contattare Maggie, ma forse dorme anche lei. Insisto invano. Appena riattacco l'apparecchio squilla, e' il Capitano Moore che mi informa del suo arrivo imminente. Una doccia veloce e ci incontriamo nella hall. Ci sono novita', da Owensboro e' giunto un cablogramma in cui si chiedono informazioni su Sutherland. Consultando gli archivi dell'FBI, Moore scopre che Alfred e' segnalato come probabile soggetto appartenente ad una setta razzista collegata al White Power, a sua volta sospetta di avere intrecci con il circuito del Ku Klux Klan e dei seguaci del neo-nazismo di matrice tedesca. Il padre di Alfred era un immigrato europeo, agitatore di folle in Virginia contro il Black Power, e' stato diverse volte fermato e rilasciato, poi ha messo radici a Owensboro. Alfred e' cresciuto con l'imprinting del padre, educato alla lotta contro i neri ed i bianchi poveri, quindi un possibile sospettato per i casi Smith e Slim. Nessun precedente penale. Bloom seguiva la pista Sutherland, e la spia che mi segue, di certo l'ha informato sui miei passi. Moore spiega ancora che per quella richiesta di Bloom, il caso era ufficialmente aperto anche a New York, col coinvolgimento diretto dei federali, poiche' l'High Flight e' nella City, dunque avrei dovuto tenermi a debita distanza dalle investigazioni dirette. Moore strizzando l'occhio mi lascia appena intendere che avro' comunque modo di pubblicare qualche piccola indiscrezione. Capisco che la prassi ha i suoi imperativi, ma la diffidenza e' il primo senso di un buon giornalista quindi non aggiungo altro e saluto il Capitano con l'accordo di un eventuale prossimo contatto. Finalmente Maggie risponde, e' ancora intorpidita dal sonno ma riprende subito le sue facolta' mentali. Mi dice che un uomo e' stato ritrovato morto, arso vivo. Nel corso della notte una banda di criminali l'ha sorpreso dormire su una panchina nei pressi del parco di Owensboro. Le ustioni non lo rendono identificabile ma quasi certamente si tratta di Green, lo stesso individuo incontrato al posto di polizia, che nei fumi dell'alcool, aveva pronunciato il nome di Sutherland.  Inoltre mi informa sui risultati delle autopsie effettuate sui cadaveri di Smith e Slim: anche per Smith v'era la conferma di omicidio. Dalle analisi del sangue sono state rilevate dosi massicce del farmaco da cui era dipendente, che gli hanno provocato una tal grave ipotensione da condurlo al collasso durante il sonno. Resto basito su quelle ultime notizie, e Maggie mi consiglia di acquistare la copia odierna del Nation Time per leggere l'articolo di Mrs. Jackson.   Poi mi chiede ironica se stessi impiegando bene il mio tempo, e come ci si diverte all'High Flight. Le voci corrono in fretta, lo scagnozzo di Bloom fa bene il suo lavoro, ma non ho segreti con Maggie. Ribatto che sebbene stessi ufficialmente in vacanza, lo scopo della mia permanenza nella City era quello di fare chiarezza sul caso Smith.  Maggie mi saluta incupita. Un altro delitto, molto probabilmente di stessa matrice. Green era il barbone incontrato al posto di Polizia, in stato di ubriachezza, che confido' a Maggie le possibili connessioni fra gli omicidi Slim e Smith con l'attivita' prestata da Sutherland nell'azienda agricola. Gia', il mosaico prendeva forma poco a poco, lasciando vuoti troppo ampi da colmare, e nulla sembrava fosse realmente decisivo per una visione piu' realistica e convincente.  Come poteva Smith assumere dosi massicce di quel farmaco se ogni pillola era datata per la puntuale assunzione quotidiana, e chi era intervenuto, se solo la moglie Elizabeth era in casa con lui e provvedeva alle sue cure.
            
Dal Nation Time:
"Clamorosi sviluppi nelle indagini sul caso Smith. A distanza di circa una settimana dalla morte di David Smith e del suo fido aiutante Joe Slim, e' stato rinvenuto il cadavere di un altro dei suoi lavoranti, tale George Green, il quale avrebbe prestato il suo aiuto a piu' riprese presso la Smith Ltd.. Green viveva in condizioni di estrema indigenza, vagabondava senza una fissa dimora, spesso in preda all'alcool, ed il suo corpo e' stato trovato privo di vita presso il parco cittadino, semicarbonizzato e con numerevoli tracce di percosse.  Per gli ultimi risultati di cui all'esame autoptico sulla salma di Smith, il quale  ha stabilito la certezza fondata che anch'egli sia stato ucciso, attraverso la somministrazione in over dose dello stesso farmaco che Smith assumeva per la sua patologia clinica, si pensa che anche la morte di Green, oltre a quella di Slim,  sia ad esso collegata. Gli inquirenti stanno indagando su piu' fronti mantenendo il massimo riserbo. Owensboro d'improvviso si trova ad affrontare un caso che ha profondamento turbato tutta l'opinione pubblica, probablimente legato ad affari che non la riguardano esclusivamente nel suo territorio circoscritto, bensi' che coinvolgono differenti realta' circostanti, se non persino intrecci con gli interessi economici di New York City. Chiunque sia in possesso di informazioni significative a riguardo, e' invitato alla collaborazione al fine di ulteriori e piu' approfondite indagini che facciano chiarezza sull'episodio."
            Owensboro, 2 novembre 1977                             Annie Jackson
           
 Il direttore possedeva uno stile asciutto e perentorio, e cio' nonostante, in quella circostanza, dalla sua penna traspariva un'inquietudine strana, insolita per una giornalista della sua stazza. Le cause andavano di certo condotte al clima di apparente serenita' che la cittadina aveva vissuto per lungo tempo, improvvisamente infranto dagli eventi piu' cruenti accaduti da li' a vent'anni prima ma l'istinto ancestrale mi allarmava ben oltre i limiti a cui ero  in qualche modo assuefatto. Mi reco presso la centrale dell'FBI in cerca del Capitano Moore, lo incontro e subito mi avverte che Sutherland e' sotto stretta sorveglianza, non ancora ufficialmente indagato, ma controllato a vista da una pattuglia in borghese. Mi consiglia di non essere troppo invadente nelle mie indagini e di lasciare che loro svolgano il proprio lavoro senza intoppi. Gli consegno la copia del Nation Time con le ultime sul caso, gli da' un'occhiata velocemente, ma dalla sua espressione, sembra che la notizia non costituisca una particolare novita'.  Ci salutiamo e torno da Cecile per aggiornarla sui recenti sviluppi.  Al Gershwin Hotel mi dicono che e' uscita, senza lasciare messaggi. Mi sento improvvisamente inutile, fuori dal giornale e fuori dalle indagini, senza alcuna idea precisa su cui frugare, se non nel passato di Sutherland, l'unica pista attendibile peraltro senza alcuna prova di rilievo. In attesa di Cecile, chiamo Andrew Jones e gli chiedo, dalle informazioni che aveva gia' preso per me,  quando Cecile avrebbe lasciato gli States. Mi lascia in attesa, ma ascolto la sua voce in sottofondo che ripete in sordina il nome ed il cognome di Cecile, la data di arrivo a New York del 19 ottobre, la partenza per Owensboro del giorno 23 ottobre, quindi il ritorno a New York del 27 ottobre, ed infine il volo finale per Parigi previsto il giorno 3 novembre. E cosi' Andrew mi conferma che Cecile sarebbe partita proprio il giorno dopo. Lo ringrazio e riattacco. Il mio pensiero e'  fisso su quelle date che Andrew ripeteva al telefono, Cecile aveva trascorso ben cinque giorni a New York prima di raggiungere Owensboro, dove poi sarebbe rimasta per tre giorni, per tornare di nuovo qui a New York il 27 ottobre e quindi partire definitivamente domani 3 novembre per l'Europa. Ed il caso ha voluto che lo zio David morisse durante la notte fra il 23 e 24 ottobre, che poi e' stato il mattino in cui ci siamo incrociati per la prima volta,  quando perse la grande foto per strada. Mi chiedo perche' lei non fosse presente in casa Smith il pomeriggio del giorno 24, ovvero quando io e Maggie ci recammo per porgere le condoglianze ad Elizabeth Groove, visto che il suo unico scopo a Owensboro era quello di rintracciare lo zio. Avrei incontrato la seconda volta Cecile il giorno 25, in casa Smith, il giorno della morte di Slim, ed era il primo giorno in cui lei varcava la soglia di casa Smith, conoscendo per la prima volta Elizabeth, dal momento che il giorno prima la sig.ra Groove era ignara sull'esistenza della seconda copia della foto esposta in casa sua e soprattutto sulla presenza di Cecile a Owensboro.  Perche' non fece quella visita il 24, dal momento che era a Owensboro gia' dal giorno prima e solo per cercare lo zio David e ancora, come impiego' il suo tempo fra il 19 ottobre ed il 23 nella citta' di New York. Ero del tutto assorto in tali pensieri, quando la sua voce improvvisamente mi scuote, penetra al mio interno provocandomi vibrazioni appena percettibili ad alta frequenza. Le sorrido interdetto fra i sospetti che occupavano la mia mente e l'attrazione che provavo per il suo fascino estremo. Le porgo il Nation Time con l'articolo sui recenti sviluppi sul caso di suo zio David, lo legge e inorridisce, sia per la notizia del nuovo assassinio di Green sia per i risultati dell'autopsia che confermavano l'uccisione dello zio David. Decidiamo di pranzare in un ristorante molto intimo al Greenweech Village, nei pressi di Washington Square, e li', fra un boccone e l'altro, tento di sondare delicatamente il retroscena di quei vuoti di tempo in cui Cecile non aveva motivi apparentemente validi per sprecarlo come fosse una turista in vacanza. Le mie domande si alternavano nella conversazione con lei, cercando di scoprire con tatto cosa avesse fatto in quelle pause, e ogni curiosita' era puntualmente soddisfatta con ragioni ineccepibili, al punto da farmi vergognare dei sospetti nutriti per lei. Non avendo pianificato il viaggio sin dalla partenza, era stata costretta ad attendere il volo per Owensboro a New York per qualche giorno, e la mattina in cui le raccolsi la foto per strada, era proprio diretta dallo zio David. Quando pero', varcato il cancello del viale di casa Smith, noto' una strana tensione fra la gente presente all'esterno,  apprese della notizia del decesso di zio David, quindi reagi' chiedendo al tassista di riportarla in citta', evidentemente turbata da quell'evento, chiudendosi in albergo sino al giorno dopo, data in cui decise di entrare per la prima volta in quella casa. Tutto regolare. Improvvisamente avverto un senso di leggerezza, la sua voce candida la connota in una aura di innocenza a cui il mio inconscio era sempre rimasto legato, ed ora, sempre piu'  certo dell'estraneita' di Cecile in quella vicenda sporca, il sorriso riaffiorava sul mio volto quasi come la guarigione segue una malattia. Amavo quell'essere ma ancora non ero disposto a confessarlo.Torniamo passeggiando al Gershwin Hotel. Alle 9,15 am del giorno dopo, giovedi 3 novembre, Cecile sarebbe partita per l'Europa, e chissa' quando l'avrei piu' rivista. Ero tentato di lasciare tutto li', di seguirla come un randagio infreddolito e di esserle fedele per il resto dei miei giorni, avvolto nel calore del suo sguardo e nell'affetto del suo amore. Nella hall dell'hotel il Capitano Moore con una pattuglia dei federali ci viene incontro. Chiedono il passaporto di Cecile, la informano che sara' trattenuto fino alla chiusura della indagini sul caso Smith e la invitano a seguirli presso la centrale per delucidazioni e chiarimenti.  Mi sento in dovere di assumere le sue difese, convinto della completa estraneita' ad ogni fatto relativo alle vicende in corso, ma Moore ribadisce il suo consiglio di tenermi al largo dal loro operato. Chiamo veloce Andrew e chiedo per un buon avvocato in citta', spiegandogli in poche parole il perche'. Lui chiama il suo penalista di fiducia il quale ci raggiunge di corsa alla centrale dell'FBI, per tutelare i diritti di Cecile. Anch'io assisto all'interrogatorio, in silenzio. Il Capitano Moore ed il detective Morris assicurano che il sequestro del passaporto e' solo a fini cautelari e che non si tratta di un interrogatorio in qualita' di persona indagata, e' una semplice ricognizione generica nata dalle dichiarazioni di Elizabeth Groove, la quale ha fornito la lista delle persone presenti all'estremo saluto del sig. Smith. Quella lista era importante perche' fra loro era presente la persona che vide me e Slim discutere animatamente, la stessa che probabilmente lo avrebbe poi ucciso o commissionato la sua morte.  E' risultata anomala la coincidenza della visita negli States di Cecile in simultanea alla morte dello zio, benche' si tratti di un caso fortuito. Nell'elenco dei presenti non figurava il nome di Sutherland, non era in casa Smith quel giorno. Era fortemente indiziato per il suo coinvolgimento su  parola di Green, il vagabondo, ormai anche lui passato a vita migliore. Maggie aveva il nastro con le sue esternazioni rese quella sera presso il commissariato di Owensboro, ma sarebbe stato molto interessante ascoltare anche cio' che l'ispettore Bloom gli chiese, e capire  perche' Green si trovava li' quella sera.  In quella sede pensai perche' trovato per strada in stato di ubriachezza, ma da quanto mi confesso' circa i movimenti di Sutherland, compresi che v'era qualche ragione piu' motivata. Intanto Cecile rispondeva alle domande di Moore e Morris, sotto registrazione magnetica, e l'avvocato di Andrew prendeva nota sul suo taccuino. Ero convinto che fosse una grande perdita di tempo, ma non potevo obiettare, gia' il Giudice McConelly mi aveva minacciato di coinvolgimento per complicita', avendo taciuto sulle dichiarazioni di Slim. Le informazioni richieste a Cecile erano pressoche' le stesse che gia' conoscevo anch'io, e anche i due federali inciamparono sospettando dei vuoti temporali in cui Cecile risultava sottratta allo scopo principale della sua visita negli Stati Uniti. Eppure, ogni sua affermazione appariva logica e supportata da elementi di prova inoppugnabili. La presenza del penalista risulto' superflua ed il Capitano Moore, pur rimanendo fermo nella sua decisione di trattenere il passaporto, rilascio' Cecile invitandola a comunicare ogni eventuale spostamento all'interno degli States. Usciamo dalla centrale sollevati, ed io particolarmente felice per quel sequestro di persona disposto per legge. Cecile sarebbe rimasta ancora per poco, forse, al mio fianco, e cio' rallegrava il mio spirito narcotizzando il cinismo maturato in quegli anni recenti a Owensboro. L'avvocato ci porge il suo biglietto da visita, in caso di necessita' future, e si congeda, rifiutando qualsiasi forma di ringraziamento. Capii quanto Andrew era rispettato e benvoluto. Finalmente in hotel, soli io e lei, sfibrati dalla valanga di eventi ma intimamente felici di essere li', fusi l'una nell'altro, in un'emulsione chimica compatibile, alle porte del non tempo, in cui ogni sospiro assume dimensione eterna, senza ieri, ne' oggi, ne' domani, nella sospensione limbica fetale in cui i nostri corpi legavano insieme.  E ancora la morte si rende complice del nostro piacere, svuotandoci della tensione interna e liberando ogni energia costretta nel flusso vitale infinito. E' sera, Cecile dorme al mio fianco, non ho sonno, mi alzo e deambulo in preda ai miei pensieri, i tre giorni trascorsi nella City avevano messo a dura prova il mio sistema nervoso ed eravamo ancora all'inizio di un groviglio il cui svolgimento sembrava appartenere all'estraneita' della nostra dimensione. Chiamo Maggie, risponde subito, quasi riconoscesse il mio squillo telefonico. Mi comunica che la tensione a Owensboro e' altissima e mi supplica di tornare al piu' presto. Le chiedo cosa di tanto importante bolliva in pentola ma lascia intendere di essere sotto controllo, quindi interrompe la comunicazione. Resto immobile per qualche minuto, la mente e' ostaggio di un vortice di congetture in cui a stento riconosco la mia identita'. Tornare a Owensboro, cosa accadeva in quella tranquilla cittadina dove avevo trascorso gli ultimi vent'anni della mia vita, senza che mai un topo attraversasse la strada, dove i fornai ogni mattina dispensavano il profumo del pane nel quieto incedere quotidiano e senza che mai un fiore mancasse sulle tombe del cimitero comune. Un velo di tristezza mi avvolge freddo e rancoroso, lancio uno sguardo a Cecile che dorme, la sua pelle e' bianca e delicata, appena chiazzata da qualche neo sparso qua e la. Mi accosto a lei, ne avverto il respiro caldo e intriso della sua essenza interiore, la sfioro per un bacio, mi rivesto e le lascio un messaggio. ll treno buca il buio della notte come un proiettile arroventato per l'attrito, il mio corpo shekerato dai sussulti attende l'alba per utilizzare di nuovo ogni muscolo, i miei occhi cedono al sonno, vedendo ormai solo il frastuono fluido dei binari. 
Alla stazione di Owensboro il sole e' appena spuntato a est, con un taxi raggiungo veloce la redazione. La sensazione di Maggie corrisponde alla realta', anche se la citta' e' ancora avvolta nel sonno, se ne percepisce la  cruda atmosfera inquieta e tesa  in cui ognuno e' rinchiuso a riccio nelle  proprie colpe. Saluto in fretta qualche collega ancora intento a riordinare,  mi dicono che  Mrs. Jackson e' appena uscita, entro nel mio ufficio, chiamo Maggie, non risponde, l'ansia cresce, non so cosa di preciso stia accadendo ma dal clima circostante sembra imminente un sisma di grande entita'. Ecco Maggie, trafelata e trascurata, mi guarda e tira un sospiro profondo. Mi invita al bar della strada per un caffe', capisco che l'ambiente e' sotto controllo, ma non immagino chi sia il controllore. Al tavolo sorseggiando la bevanda bollente, Maggie racconta di essere la probabile vittima di spionaggio da parte di qualcuno che ancora non e' riuscita a identificare. Le chiedo di quali indizi sia in possesso per fare quelle affermazioni, lei scuote il capo, nessun indizio preciso, solo il marcato  presagio che qualcuno stia architettando qualcosa alle sue spalle. Le capita di interpretare dei segnali quali fossero messaggi di comunicazione in codice, attinenti specifici contesti in cui lei si muove, di volta in volta diversi, a seconda del momento e della situazione. Tali segnali rivelano chiaramente un sofisticato e capillare sistema di intercettazione, da cui emerge palese il messaggio che la informa di essere sotto controllo, quasi come se le spie intendessero avvisarla di essere spiata. Tutto appare davvero incredibile ma non devo sottovalutare il profondo istinto di Maggie, non ha mai fallito un colpo e devo fidarmi delle sue percezioni. Le chiedo di essere piu' concreta, di rappresentarmi una situazione tangibile che mi lasci comprendere esattamente come il fenomeno descritto si manifesti. Maggie cita un esempio, riguardo la morte di George Green, il vagabondo, di cui possiede la registrazione delle sue dichiarazioni rese la sera in cui Bloom aveva convocato me per la sospensione temporanea dal giornale. Era certa che negli archivi di redazione nulla mai era stato classificato relativamente a George Green, ne' dichiarazioni, ne' articoli, ne' foto di sorta, eppure, nel classificatore era ben presente la sua scheda, con all'interno una sua foto in cui appare sorridente e felice, ben vestito e curato, probabilmente relativa ad un periodo migliore di vita, pur tuttavia l'immagine sembra appartenere al presente attuale o quanto meno ad un passato molto recente.  Era vero, nulla era mai stato archiviato a nome di Green, egli apparteneva al popolo degli invisibili, sia nella sua vita materiale che in quella dei rotocalchi, anch'io non riuscivo a spiegare quell'episodio. Inoltre Maggie si sente pedinata, ha notato diversi volti nuovi in citta', personaggi che sembrano essere parte di organizzazioni molto evolute, probabilmente legate all'intelligence nazionale o internazionale. E' visibilmente turbata, in continuo precario equilibrio fra la realta' e una crisi di nervi. Non immagino in che direzione volgera' questa vicenda, cio' di cui sono certo e' che non si risolvera' in breve tempo. Sono trascorsi 48 anni da allora, sono un vecchio malandato ma ancora in vita, all'eta' di 90 anni. La vicenda Smith rappresento' la svolta decisiva in cui a poco a poco tutti coloro che svolgevano attivita' connesse alle comunicazioni di massa, erano inclusi in un programma che era nato nella decade precedente e che prevedeva una stretta collaborazione fra gli organi di informazione, gli apparati dell'intelligence nazionale ed internazionale, le forze militari ivi incluse le rappresentanze istituzionali a carattere politico e non.  Le intuizioni di Maggie si rivelarono esatte. A pochi giorni dalla sua esternazione, fummo entrambi avvicinati da alcuni individui che si qualificarono quali agenti speciali dell'intelligence governativa ed una volta tradotti in gran segreto presso il loro quartier generale, fummo gradualmente portati a conoscenza di quale macchinosa organizzazione operava alle spalle di tutti noi. Naturalmente fummo vincolati al segreto di Stato, a mezzo giuramento e con l'applicazione del codice militare in caso di alto tradimento. Tutt'oggi, sebbene la maggior parte  della popolazione mondiale sia ormai al corrente di quanto accade dietro le quinte del palco in cui la vita viene rappresentata, il segreto e' ancora vigente e posso affermare che esistono presupposti validi perche' la farsa continui ancora per svariate generazioni. Tuttavia la mia veneranda eta' costituisce un lasciapassare che nessuno sarebbe disposto a ignorare, tuttalpiu'  lo si potrebbe mascherare quale pass per una follia di fine vita serena e pacifica. Tornando al caso Smith, v'e' da premettere che a insaputa di tutti, David Smith, per i frequenti contatti che intrattenne con le autorita' di Washington, informo' chi di dovere su quanto il povero Joe Slim aveva intuito. Cio' accadde cinque anni prima del suo decesso apparente. Smith denuncio' le ricorrenti e sistematiche azioni di boicottaggio alla sua azienda, in cui piu' di una volta rischio' la vita e da quel momento ogni piccolo dettaglio venne monitorato e, malgrado la vita scorresse nella sua identica matrice originaria, un equipe di specialisti era pronto a intervenire in ogni istante, per la salvezza di chiunque  corresse rischi seri. Le indagini ed i controlli serrati appurarono che gli attacchi alla vita di David Smith provenivano da piu' organizzazioni, alcune di carattere massonico, altre di carattere lobbistico-industriale ed infine altre ancora, decisamente fuori legge, legate a reti mafiose, nuclei neo-nazisti e white power connesso al ku-klux-klan.  In quest'ultima associazione risultarono appartenere persino taluni membri della polizia di contea.  Il mandato di morte definitivo per Smith, tuttavia giunse dall'Europa, attraverso la rete che univa le ex-correnti naziste, ed il mandante risultava essere il figlio di un ufficiale nazista che Smith stesso uccise con le sue mani, poco prima della sua partenza per gli Stati Uniti. Il suo grave senso di colpa per quell'omicidio e' riconoscibile in una delle lettere che scrisse al cugino. La  vendetta fu consumata gradualmente  ed in ossequio al principio che ispiro' la rappresaglia delle fosse Ardeatine, ovvero 10 ebrei per ogni germanico ucciso. Il giovane attuo' il suo progetto uccidendo poco a poco ogni componente della famiglia Kieslowski e Smith era l'ultimo rimasto. Cecile invece era un membro dell'intelligence tedesca che collaborava con i vertici statunitensi per smascherare e dimostrare l'accusa del mandante e dell'esecutore, il Dott. Clavey, il quale aveva provveduto a sostituire i farmaci originali con altri la cui composizione chimica risultava essere tre volte piu' intensa del necessario. Clavey era ebreo, ed era in debito per aver avuto salva la vita insieme alla possibilita' di fuga, con lo stesso ufficiale nazista ucciso da Smith, cosicche' quando il figlio chiese in cambio il favore, non si tiro' indietro, anche perche' odiava intimamente David. Ma Smith non mori', Cecile provvide a istruirlo per una finzione in perfetto stile filmico. Il cadavere esposto nella bara di ciliegio altri non era che una cera ad alto contenuto artistico. Cosi' come Joe Slim e George Green. Il primo fu condannato dalla mafia e dal ku-klux-klan, per aver spesso aperto bocca sui loro traffici e attentati. L'esecutore fu uno scagnozzo di Sutherland, ma ogni contesto che ufficialmente appariva reale, in realta' era una finzione ben congegnata, un set cinematografico in cui ogni dettaglio era curato alla perfezione. Slim mori' molti anni piu' tardi,  mentre per Green, anche lui condannato a morte per aver denunciato i traffici sospetti di Sutherland in combutta con la polizia locale, si scopri' che i suoi assassini appartenevano al clan dell'ispettore Bloom, esattore di tangenti e dedito a traffici illegali. Anche Green sarebbe morto molto tempo dopo. Tutti i rei finirono in carcere per i delitti commessi, si tratto' di una delle piu' vaste operazioni di polizia criminale, in cui vennero catturate piu' di trecento persone collegate fra loro attraverso un intricatissima rete illegale. Tutte le vittime che invece furono poste in salvo, vennero fornite di nuove identita' e fondi cospicui per proseguire in localita' segrete la propria vita. Mrs. Jackson era una vittima di Mr. Grant, coinvolto marginalmente in affari illeciti relativi a tangenti versate per le sue costruzioni. Mrs. Jackson piu' volte ebbe modo di capire che Grant era parte di una rete molto potente e non legale, ma non proferi' mai parola per timore di perdere il proprio potere. Per questo entrambi furono esclusi dal programma di protezione, quindi coinvolti legalmente in tutto lo scandalo che emerse a Owensboro e dintorni, e comunque non scontarono alcuna pena. Quanto a me e Maggie, entrambi fummo destinatari di un eccellente carriera giornalistica, in seno al New York Times, per le formidabili intuizioni e per lo spirito sinergico comune che ci rendeva affiatati in ogni circostanza. Per qualche tempo vivemmo insieme in un loft  al Greenweech Village, poi, come spesso accade, subentro' una stanchezza, probabilmente determinata dall'ansia per l'attesa del giorno in cui tutta la verita' sarebbe emersa nel clamore globale. Quel giorno, amavo definirlo "The D-Day", non giunse mai, Maggie preferi' continuare la sua vita da sola, si trasferi' in Europa sempre quale corrispondente della grande testata ed oggi vive come pensionata in un appartamento lussuoso di Parigi. Cecile spari' misteriosamente cosi' come era comparsa nella mia vita. Il suo alto incarico nell'ambito dell'organizzazione segreta, la costringeva ad una vita sterile e asettica, in cui ogni emozione era repressa in funzione dell'alto mandato di cui era affidataria. Ho spesso ricordato i momenti trascorsi insieme e poco alla volta ho maturato la rassegnazione per cui l'autenticita'  appartiene ormai a un insieme di valori inesistenti, soppiantati dalla sistematica finzione nel cui nome viene promosso il bene del mondo. Con l'andare del tempo realizzai che ben poco di tutto cio' che accadeva sul pianeta, rispondeva alla realta' dei fatti, in attuazione del programma mondiale di epurazione. I mass media risultavano essere il mero strumento di gestione dei rapporti politici, religiosi, e dei conflitti su base planetaria, perdendo la loro funzione primaria a cui erano stati consacrati, e cioe'  la salvaguardia della democrazia e della liberta' al servizio del popolo. Col tempo avrei sviluppato le forze immunitarie a protezione del mio intelletto, minato dalla crescente e invadente operazione di spremitura globale, dedicandomi a pochi e intensi interessi che rappresentavano l'infinito balletto speculare fra la mia esistenza e l'autenticita' della vita, senza attendere piu' quel fatidico "The D-Day".

Si e’ visto, per quanto il finale informi sull’impegno effettivo del potere istituzionale, come sia complesso contrastare e sconfiggere ogni azione posta in essere dal cosiddetto Sistema, i cui interessi travalicano ogni immaginabile confine. 
Quando eravamo in procinto di introdurre il paragrafo sulle mafie, ci siamo chiesti se, nella proposizione di dare vita all’unificazione globale, fosse piu’ logico e importante ricorrere alle pulizie dell’edificio mondo, prima o dopo la sua erezione. Ebbene, se ne puo’ concludere, con tutta onesta’, che la stessa decisione di procedere unanimemente a tale intrigante quanto complesso progetto, offre l’occasione forse unica di scommettere sull’estinzione definitiva dell’alieno piu’ mostruoso che la mente umana potesse partorire. Iniziamo col dire che, in vista della realizzazione di un edificio, le pulizie sono graduali e costanti, in riferimento ad ogni singolo stato di avanzamento. Che il Sistema, per sua origine e natura e’ un’entita’ che rincorre sistematicamente l’arricchimento, sia esso legale o non, e che l’opportunita’ di avvolgere i suoi tentacoli sul progetto Mondo Unito, rappresenterebbe l’occasione piu’ appetibile per affermare il proprio potere, forse anche in via definitiva.
D’altro canto, potremmo dire che  l’unione ed il coordinamento di tutte le forze legali terrestri, schierate contro la macchina cosi’ concepita, avrebbe buone aspettative di contrasto e vittoria, dal momento che il flusso di capitali necessari all’unificazione globale, costituirebbe di volta in volta l’esca fatale a cui pesci grossi e piccoli rimarrebbero impigliati.
L’organizzazione di un setaccio, che contemporaneamente agisca in due sensi, ascendente e discendente, nella gerarchia piramidale che caratterizza il Sistema, per l’individuazione e la conseguente incriminazione di coloro che ne sono parte, potrebbe operare efficacemente proprio in vista di un tale inimmaginabile obiettivo.
Si tratta, dunque, di un percorso a tappe forzate, che gradualmente conduce alla vera liberta’ individuale, scevra da condizionamenti e schiavismi imposti, nella sola e unica concezione di un ideale che affranchi l’essere umano da lacci e legacci limitanti.
L’esperimento europeo, ancora in fase gestazionale, non senza errori e difetti, costituisce uno fra i modelli di riferimento, in cui l’opportunita’ di un salto evolutivo collettivo prende forma giorno per giorno, malgrado il disfattismo e le scettiche dissociazioni. Il confronto oltre frontiera rappresenta l’humus necessario alla crescita globale, che, nella condanna di ogni piu’ piccola azione rivolta contro l’umanita’ e il pianeta terra, richiede al tempo stesso una stretta collaborazione individuale, corroborata dalla fedelta’ verso se stessi e verso le istituzioni garanti di quel principio fondamentale ispirato dal modello democratico.
Per quanto attinenti, le modalita’ che via via possano essere adottate, per la concreta attuazione dell’insieme di iniziative utili a rendere il globo uno e al tempo stesso sfaccettato nella sua composizione essenziale, risulta chiaro che il problema riveste un’esclusiva valenza politica e che per ovvie ragioni, in questa sede, non verra’ affrontato. E’ tuttavia importante, che sia l’unanime visione, decolorata da qualsivoglia tendenza faziosa, ad affermare la stretta necessita’ di procedere all’implementazione di un nuovo corso storico, corredato si, dalla dialettica insostituibile ma sorretto dalla ferrea volonta’ di evitare contesti paludosi e improduttivi.
Anche la politica deve cogliere tale opportunita’, sia per l’autocritica necessaria alle corrette impostazioni programmatiche, sia per l’attuazione concreta di quanto promesso al popolo sovrano, possibilmente in brevi cicli temporali.